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Mattatoio n.5, grottesca pietra miliare della letteratura antimilitarista

4 minuti di lettura

«Questo è un romanzo scritto un po’ nello stile telegrafico e schizofrenico in uso sul pianeta Tralfamadore, da dove vengono i dischi volanti. Pace»

Può un libro che ha come sfondo la strage di Dresda, avvenuta durante la seconda guerra mondiale, essere allo stesso tempo ironico, fantasioso e grottesco? Sì, se l’autore è Kurt Vonnegut, uno dei massimi scrittori di fantascienza americani.

Mattatoio n.5  è un romanzo semiserio e prende ispirazione da un evento realmente accaduto, il bombardamento della città di Dresda, vissuto in prima persona dall’autore: questi infatti riuscì a salvarsi durante l’attacco aereo perché rinchiuso in un mattatoio.

«Era un cubo di cemento a un piano con porte scorrevoli davanti e di dietro. Era stato costruito come porcilaia per i maiali prima della macellazione. […] Sopra la porta dell’edificio c’era un grosso numero. Il numero era “cinque”».

Il protagonista del romanzo è Billy Pilgrim, un americano qualunque che ha la capacità di viaggiare nel tempo. Tuttavia egli non controlla questa sua capacità e si trova continuamente in luoghi e tempi diversi: «È costantemente in uno stato di terrore da palcoscenico, dice, perché non sa mai quale parte della sua vita dovrà recitare la prossima volta». Questi continui spostamenti spazio-temporali non sono facili per Billy e non sono facili per noi da seguire. Infatti il libro non segue un ordine cronologico e anche noi, come il protagonista, siamo catapultati da una parte all’altra della storia: dalla vita quotidiana di Billy, alla sua esperienza a Dresda, al suo viaggio sul pianeta Tralfamadore dove egli stesso è l’attrazione principale di uno zoo interstellare. «E Billy viaggiò nel tempo fino alla zoo di Tralfamadore. Aveva quarantaquattro anni ed era in mostra sotto la cupola geodetica».

Se queste sono immagini di fantasia, purtroppo non lo sono i momenti di guerra e distruzione che Billy/Vonnegut ha vissuto. Molte descrizioni infatti sono di un realismo brutale e di una tristezza che solo chi ha visto gli orrori della guerra può descrivere.

«Sopra si sentivano come dei passi di giganti: erano grappoli di bombe […] il cielo era nero di fumo. Il sole era una capocchia di spillo. Dresda ormai era come la luna, nient’altro che minerali. I sassi scottavano. Nei dintorni erano tutti morti».

E così Vonnegut, alternando episodi di fantasia a episodi reali, scrive con uno stile unico e straordinario, una storia che è diventata una pietra miliare della letteratura antimilitarista, capace di far piangere, sorridere, ma soprattutto riflettere.

Il punto focale è il concetto di esistenza che l’autore veicola: come ci insegnano i tralfamadoriani, la vita (e la morte) sono un susseguirsi di azioni, momenti che si ripeteranno per sempre; noi non possiamo fare altro che riviverli. Si può rimediare agli errori? Secondo Vonnegut no e questo fa di Mattatoio n.5  un romanzo potente dove la guerra ha lasciato un segno indelebile che ha sfregiato il volto dell’umanità. Ma come dice ripetutamente Vonnegut: «Così va la vita».

Copertina: pixabay.com

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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