Vi è una analogia forse un po’ azzardata fra il cinema dei nuovi autori presentati nella sezione Satellite della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro e la proiezione nella splendida location dell’ex chiesa del Suffragio attinente al centro arti visive Pescheria del capolavoro cinematografico di Carmelo Bene, Nostra Signora dei Turchi, di cui il pubblico pesarese e non potrà vedere la proiezione integrale di undici ore e mezzo, anche a pezzi perché la proiezione sarà ad orario continuato per i giorni della Mostra cinematografica.
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Perchè bisogna ricordare Carmelo Bene oggi
È una rara occasione di ammirare questo capolavoro che deriva da un’opera teatrale che Carmelo Bene realizzò precedentemente e che fece scalpore. L’artista geniale pugliese meriterebbe ancora oggi maggiori attenzioni per il suo percorso metateatrale e cinematografico che tanto affascina le nuove generazioni, ma che le vede distanti anni luci dallo sperimentalismo di Bene.
L’avvento del digitale ha rivoluzionato le arti visive e oggi a vedere il lungo metraggio di Nostra Signora dei Turchi in bianco e nero con scene mute, senza la stratificazione sonora e quella voce che tutto disdice. Scrive Fulvio Baglivi nella recensione al film:
«Del film non sono neanche un’eco lontana, le rushes appaiono fragili frammenti elettrici sospesi, come in attesa che la furia iconoclasta del montaggio, o più precisamente smontaggio, di Carmelo Bene le scateni donandogli potenza.»
In questa storia Carmelo Bene si fa cinema, e questa è una esigenza della nuova generazione di cineasti italiani, sempre più soli con un non lavoro, spesso sconosciuto se non da un pubblico che frequenta le sale indipendenti. E questo in parte negli anni Sessanta, in pieno boom cinematografico italiano, Visconti, Fellini, Antonioni, succedeva a Carmelo Bene. In Nostra Signora dei Turchi, tutto brucia, si allaga, si rompe, persino il cielo traballa, e il corpo di Carmelo Bene è lanciato in quel Sud dei santi sospeso in uno spazio suo, fuori del tempo.
Oltre la storia
Bene travalica la storia del Sessantotto i movimenti della Nouvelle Vague del New American Cinema e non vuole riflettere sulle storie del cinema e le sue tecniche. Lui, l’attore, regista pugliese cerca il suo martirio impossibile e si distrugge proprio mentre demolisce ogni cliché, ogni rappresentazione per farsi presenza di un’assenza e il suo contrario. Carmelo Bene punta all’inferno e non al cielo. Il cinema viene dissacrato da una minaccia esterna e concreta le nefandezze nella storia.
«È una visione unica, eccentrica intorno al suo nonautore; una visione critica e distante dalle cronache; è uno scontro contro tutti. La demolizione è necessaria ma bisogna prima distruggere il proprio io, tutto il resto è reiterazione.»