Per quelli di noi che non c’erano quando l’ultimo grande muro di cui l’Europa si ricorda è stato abbattuto, quelli che sono cresciuti nell’era di Internet e della globalizzazione, dei voli low cost e della moneta unica, concepire un mondo diviso da muri può risultare difficile. Eppure i muri nel mondo vengono eretti da sempre. Separano territori, nazioni, a volte perfino quartieri della stessa città, per motivi che possono essere di varia natura: etnici, religiosi, politici, economici. Che il mondo è fatto di confini ce ne accorgiamo in questi mesi in cui migliaia di migranti rimangono bloccati a Idomeni al confine tra Grecia e Macedonia, accalcati in condizioni disumante davanti a una barriera di filo spinato, impotenti, tra fango e rabbia; in questi mesi in cui l’Austria costruisce un muro al Brennero, sempre per ostacolare i flussi migratori; ce ne accorgiamo adesso, in questi giorni di Brexit, che, sebbene non veda gli inglesi ergere muri di cemento armato intorno alle coste britanniche, rappresenta comunque un deciso allontanamento di un popolo da un altro (in questo caso da molti altri).
Un breve elenco dei muri nel mondo:
Il muro tra Israele e Palestina
Chiamata “muro salvavita” dal lato israeliano e “muro della vergogna” o “muro dell’annessione” da quello palestinese, questa barriera lunga più di 700 chilometri è stata costruita nel 2002 e i suoi confini sono stati ridisegnati molte volte. Formalmente concepita con lo scopo di non permettere l’entrata in Israele dei terroristi palestinesi, in realtà questa barriera priva gli abitanti della Palestina dell’accesso alla maggior parte delle terre coltivabili e delle fonti d’acqua della regione. I palestinesi la chiamano anche jidār al-faṣl al-ʿunṣūrī, che in arabo ha due possibili significati: “muro di separazione razziale” e “muro di separazione razzista”.
Il muro tra Bulgaria e Turchia
Questa barriera di filo spinato al confine tra Bulgaria e Turchia è stata costruita nel 2014 e i lavori per la sua estensione sono in corso ancora oggi. Il suo scopo è quello di ostacolare il passaggio in Bulgaria di migranti clandestini provenienti dalla Turchia. La lunghezza complessiva della barriera dovrebbe arrivare a 268 chilometri, 170 dei quali verranno costruiti entro fine estate. Un segno evidente della tensione e della paura degli stati europei di fronte all’emergenza migranti. E una prova del fatto che, purtroppo, i muri nel mondo ancora si costruiscono.
La barriera tra Zimbabwe e Botswana
Questa barriera elettrificata di quasi 500 chilometri che separa i due stati è stata costruita dal Botswana nel 2003. Lo scopo ufficiale sarebbe quello di evitare lo sconfinamento del bestiame ed evitare così epidemie come quella che ha colpito gli allevamenti del Botswana nel 2003, causando ingenti danni. In realtà è più una barriera contro gli immigrati che dal poverissimo Zimbabwe provano a cercare fortuna in Botswana, uno dei paesi più ricchi d’Africa.
Il muro tra India e Pakistan
“Linea di Controllo”, così si chiama la linea di demarcazione lunga 3300 chilometri che dal 1949 divide la regione del Kashmir in due zone: quella sotto il controllo indiano e quella sotto il controllo pakistano, che vorrebbe l’indipendenza dall’India. Nel 1990 il governo di Nuova Dehli ha iniziato a costruire dal suo lato una barriera di separazione, terminata nel 2004, provvista di rencinzioni elettrificate, sensori di movimento e telecamere termiche.
Il muro tra Corea del Nord e Corea del Sud
Costruito nel 1953 per dividere la Corea del Sud dalla Corea del Nord in seguito alla guerra del 1950-1953, il cosiddetto “Muro coreano” è lungo 4 chilometri ed è stato eretto lungo il 38° parallelo, preso come linea di demarcazione tra i due stati. Oltre al muro, a separare i due stati c’è una zona demilitarizzata e completamente disabitata che si estende per diversi chilometri, disseminata di reti e mine antiuomo. Come conseguenza di questo tragico conflitto, oltre 200 mila famiglie sono state divise per sempre.
Il muro tra Stati Uniti e Messico
Uno fra i più famosi muri nel mondo, la frontiera tra Stati Uniti e Messico è un vero e proprio simbolo della migrazione, della fuga dalla povertà e dalla violenza. A partire dagli anni ’90 il numero di migranti che dal Messico varcano clandestinamente la frontiera è aumentato a dismisura. Ogni anno sono circa 500 mila i messicani che tentano di attraversare il deserto per raggiungere gli USA, ma molti di loro vengono catturati dalla polizia e rimandati in Messico o peggio muoiono di fame e di sete lungo il viaggio massacrante o ancora vengono uccisi dalla polizia di frontiera. Nel 1994, per cercare di arginare il problema, gli Stati Uniti hanno iniziato a costruire una barriera non continuativa lungo il confine, che al momento misura circa 1000 km. Chiamata dai Messicani El bordo o il Muro della vergogna, la barriera è dotata di un’illuminazione fortissima, di sensori elettronici e strumentazioni per la visione notturna, ed è sotto vigilanza costante da parte dell’esercito statunitense. Peccato che non sia servita a nulla se non ad alimentare il giro d’affari dei coyotes, uomini paragonabili a degli scafisti di terra che guidano i clandestini attraverso il deserto o dei tunnel sotterranei.
Irlanda, Belfast cattolica–Belfast protestante
Forse non tutti lo sanno, ma la città di Belfast, nell’Irlanda del Nord, è divisa da circa 100 tra muri, cancelli e recinzioni di ogni tipo. Costruite a partire dal 1969 e soprannominate peace lines, queste barriere sono aperte di giorno e chiuse di sera e servono a separare gli abitanti cattolici da quelli protestanti. Ancora oggi la maggior parte della popolazione di Belfast vede questi muri come una dolorosa necessità. Secondo Jonny Byrne, professore alla Ulster University, le mura e i cancelli di Belfast sono diventati «parte dell’antropizzazione di Belfast. […] Fu necessario abbattere il Muro di Berlino per poter normalizzare Berlino. Noi dobbiamo normalizzare Belfast mantenendo i suoi muri».
Quelli appena elencati sono solo alcuni dei muri nel mondo. Certi sono più impenetrabili o più duraturi di altri, ma ognuno di questi rappresenta un fallimento del dialogo e della collaborazione tra i popoli. Un triste monumento all’ incapacità degli esseri umani di coesistere pacificamente. E purtroppo sembra che questa millenaria “soluzione” alle dispute e ai conflitti non verrà abbandonata molto presto.
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[…] Tratto da: frammentirivista.it […]