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La questione OnlyFans e i diritti del Sex Work

È la piattaforma più discussa del momento e non solo per i suoi contenuti. La policy della nota app è in discussione e il prezzo più caro potrebbero pagarlo i sex workers.

9 minuti di lettura

Sono pochi oggi a non conoscere OnlyFans. OnlyFans è una popolare piattaforma di servizi e contenuti (specialmente per adulti) generati dagli utenti, a pagamento. Il 19 agosto 2021, come un fulmine a ciel sereno, la piattaforma dichiara che a partire dal 1° ottobre 2021 non avrebbe accettato più contenuti sessualmente espliciti, a causa di pressioni, più che richieste, da parte di partner bancari e fornitori di pagamenti (in particolare, Visa e Mastercard). 

Una storia simile a quella di PornHub, d’altro canto, quando nel 2020, a causa del ritiro dei servizi di Visa e Mastercard dalla piattaforma, sono stati obbligati a rimuovere gli upload e download a utenti non verificati, a seguito di accuse di video di minori. L’inchiesta del New York Times, The Children of Pornhub, metteva sul piatto qualcosa che era già risaputo da molto tempo: il non controllo dei caricamenti dei video aveva permesso a utenti di monetizzare attraverso il revenge porn, camere nascoste, razzismo, misoginia e pedopornografia. 

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Così Mastercard e Visa hanno ritirato i loro servizi dalla piattaforma, più per evitare di vedersi prossimi a tali situazioni – anche se di fatto, lo erano stati -, che per una scelta etica. E così PornHub ha iniziato a utilizzare algoritmi intelligenti per riconoscere contenuti illegali. 

Accade lo stesso, nemmeno un mese fa, su OnlyFans, non fosse che si tratta di una piattaforma in cui in ambo le direzioni vi è consapevolezza e consensualità. Per poter usufruire dei contenuti – gli stessi contenuti che l’hanno resa celebre in tutto il modo – è necessario pagare. 

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Il caso OnlyFans

Oggi OnlyFans conta circa 130 milioni di utenti, con un guadagno stimato di 5 miliardi di dollari per i creators. Le stime conducono a un raddoppio nei guadagni nel 2022. La maggior parte di questi introiti deriva da contenuti sessuali di natura esplicita di parte di sex workers. Il picco di interesse per la piattaforma è derivato, naturalmente, dalla pandemia di COVID-19

Sex workers, come tanti altri lavoratori e lavoratrici, hanno subito il divieto di proseguire nelle loro mansioni, a causa dei continui forzati lockdown. Essendo parte di una gigantesca economia sommersa, nessuno ha pensato di stanziare aiuti statali verso questa fetta di popolazione. I diritti de* sex worker, ancora una volta, sono passati in secondo piano. Ma Only Fans ha raccolto l’interesse non solo di chi lavora, ma anche dei clienti, contestualmente chiusi in casa senza aver altri mezzi per poter approcciare questo ambiente. Vietando contenuti sessualmente espliciti, OnlyFans perde del tutto il suo interesse, diventando una piattaforma – a pagamento – come tante altre. 

Sex workers in rivolta

La notizia ha naturalmente portato Sex Workers attivi su OnlyFans alla naturale rivolta: la piattaforma si è arricchita ed è diventata popolare soprattutto grazie a loro. Di nuovo, si è trattato di rimettere sul piatto della discussione una fetta di diritti negati. Diritti comodi finché è bastato, poi tagliati fuori senza troppe spiegazioni. Finché, qualche giorno dopo, OnlyFans, senza dare troppe spiegazioni, fa un passo indietro, e dichiara di aver ottenuto quelle che definisce “garanzie necessarie”, con lo scopo di sostenere la comunità di creatori – in poche parole, tutt* sex workers. 

Gli introiti economici prima, i diritti dopo

Secondo alcuni analisti, il cambio di rotta, dopo quella che sembrava essere una decisione ormai presa, è stato conseguente a nuovi accordi con i partner bancari. Almeno in parte, i creators, protestando, hanno dato modo a OnlyFans di capire che, senza di loro, avrebbero perso tutto il loro mercato di interesse. Difficile credere che sia stata una decisione etica e a favore dei diritti dei e delle sex workers, vista la facilità con cui li avrebbe allontanati dalla piattaforma. 

A giocare un ruolo cruciale nella decisione presa dagli istituti bancari, le pluri inchieste giornalistiche, tra cui quella della BBC, in cui chiariva in primo luogo che OnlyFans è dotata di moderatori in grado di denunciare contenuti illegali, ma che dal momento della denuncia, alla definitiva chiusura dell’account, passasse molto tempo: si tratta di una sorta politica di tolleranza verso gli account che postano contenuti illegali, specie per quanto riguarda gli account più redditizi, per cui si chiede agli stessi moderatori di avere un atteggiamento più “condiscendente”

Only Fans
Il logo di Only Fans

Prima di scendere nel dettaglio: gli utenti pagano una quota mensile ai creators (con una modalità similare a quella di Patreon – che, figlio della storia, aveva vietato contenuti sessualmente espliciti, portando l’esodo di chi lavora nel settore del Sex Work verso OnlyFans), con lo scopo di vedere video, immagini e poter comunicare con i creators. Di questa quota, Only Fans trattiene il 20%. Il che spiega facilmente la cautela nel bannare o rimuovere gli account più redditizi. 

Il fulcro della questione è che gli account che condividono materiale illegale, non venivano immediatamente chiusi. Naturalmente, come PornHub, i big della finanza, senza rischiare di indagare troppo, o chiedere semplicemente modifiche al regolamento, hanno fatto un passo indietro. E OnlyFans, senza grandi finanziatori, ha deciso di evitare contenuti sessualmente espliciti – tutti, senza differenziare quelli legali da quelli illegali. 

OnlyFans è un luogo Safe

Quello che continua a passare in sordina è che Only Fans è un luogo safe per tutt* sex workers: non solo perché generalmente si tratta di un rapporto a distanza, ma perché il diritto al compenso è equo. Il sex work è una prestazione di servizi, come tante altre, ma qui il prezzo è stabilito equamente da chi offre il servizio, che decide consapevolmente che cosa mostrare. 

Il giudizio negativo verso il Sex Work continua imperante – ciò che stupisce maggiormente è che provenga da luoghi che ne hanno fatto il loro vanto. OnlyFans si è arricchita grazie al Sex Work, ha concesso uno spazio di discussione aperto, libero, privo di censure, per poi ritrattare le sue linee guida, sotto il peso dei grandi finanzieri. Nuovamente, l’economia scandisce i tempi dei diritti umani e civili. Il potere finanziario stabilisce i modi e i tempi delle concessioni. E OnlyFans (che non è l’unica alternativa, vista la popolarità di altre piattaforme analoghe) ha fatto un passo indietro. Quello che l’ha condotto a tornare sui suoi passi è facilmente riscontrabile non in una scelta etica ed equa, ma di mero guadagno: dopo la notizia della chiusura degli account che contenevano contenuti sessualmente espliciti, il mondo del Sex Work ha iniziato a cancellare account, migrare i clienti su altre piattaforme safe, e riprendere il proprio lavoro in altri ambienti.

La conclusione? OnlyFans ha ritrattato. Ma ancora una volta, i diritti di chi opera nel settore del Sex Work è appeso al filo del rasoio, pronto all’ennesimo esodo non appena qualcuno deciderà le loro sorti.

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Giulia Lamponi

Giulia, Bologna, studentessa di Lettere Moderne, amante della letteratura, aspirante giornalista. Ogni tanto scrivo, ma più che altro penso.

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