In questo periodo di grande curiosità e fermento attorno alle vicende vaticane, è tornata alla luce una leggenda che racconta di una donna diventata papa camuffandosi da uomo: si tratta della Papessa Giovanna, personaggio leggendario vecchio di otto secoli e le cui radici affondano nella lotta tra impero e papato.
La vicenda viene menzionata per la prima volta nel XIII secolo e racconta di una donna di nome Giovanna, una giovane assetata di conoscenza e nata a Magonza, dotata di un’intelligenza fuori dal comune. La sua curiosità verso il mondo era tuttavia frenata dalle restrizioni imposte al sesso femminile in quell’epoca, in quanto solo le donne nobili e le suore che andavano in monastero avevano la possibilità di accedere a un livello d’istruzione più elevato. Inoltre, i più alti gradi del sapere erano riservati agli uomini: i segreti della retorica, le meraviglie della filosofia, le nozioni approfondite di medicina e teologia… tutto ciò si poteva apprendere solamente entrando in monastero nei panni di novizio. Giovanna non era disposta a rinunciare, la sua volontà di apprendere era troppo grande, perciò prese la drastica decisione di spacciarsi per un uomo e iniziare il noviziato con il nome di Giovanni.
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Sempre secondo la leggenda, con il tempo Giovanna/i sviluppò una tale capacità di interpretazione di passi biblici e una padronanza della teologia talmente eccelsa da attirare l’attenzione delle alte sfere ecclesiastiche. Fu in questo modo che iniziò la sua scalata al potere: da semplice monaco a priore, da priore a vescovo, da vescovo a cardinale… così fino a salire al soglio pontificio con il nome di Papa Giovanni VIII – pontefice realmente esistito, il cui pontificato si colloca nel IX secolo (attorno al’anno 872). In questa leggenda verità e invenzione si intrecciano, soprattutto in quei punti in cui le crepe della storia lasciano spazio all’immaginazione, permettendo a personaggi reali e non di mescolarsi e contribuire alla creazione del mito. Sempre secondo il racconto, il pontificato di Giovanna sarebbe durato all’incirca due anni e mezzo, concludendosi in maniera tragica: la donna sarebbe rimasta segretamente incinta di un suo amante, andando in travaglio durante una processione papale e dando alla luce un bambino all’incrocio di un vicolo, tra il Colosseo e San Giovanni in Laterano. Sulla sorte della donna e del bambino dopo il parto improvviso le varie fonti sono discordi. C’è chi sostiene che Giovanna sarebbe stata lapidata dalla folla, chi parla di una prigionia all’interno di un monastero sconosciuto e chi altri ancora dice che sarebbe stata lasciata a morire lentamente nelle segrete… nessun documento ufficiale riporta però anche solo un accenno a questi avvenimenti.
La leggenda divampa e nei secoli successivi cronisti e viaggiatori la arricchiscono di dettagli sempre più coloriti: Martino Polono, arcivescovo di Gniezno in Polonia e cappellano di vari pontefici, inserisce la leggenda della Papessa Giovanna all’interno della sua opera storica, il Chronicon pontificum et imperatorum, collocando il suo pontificato tra Giovanni VIII e Giovanni IX. Attorno a questi fatti vengono addirittura costruite delle ballate satiriche dai trovatori e, secondo le fonti del periodo, il punto del parto sarebbe diventato maledetto, con una lapide a commemorare il tragico evento: Patre Pater Patrum Papissae Prodito Partum oppure Parce Pater Patrum Papissae Prodere Partum, le cui traduzioni sarebbero rispettivamente “Pietro, padre dei padri, denuncia/manifesta il parto della papessa” e “Pietro, padre dei padri, sii benevolo nei confronti della papessa al momento del parto”.
Il fatto, vero o meno, riscosse talmente tanto interesse da parte della popolazione da divenire incredibilmente noto durante il Trecento e il Quattrocento, al punto che il Vaticano dovette intervenire al fine di salvare l’immagine di integrità e credibilità del papato: il primo a smentire formalmente la leggenda fu Papa Clemente VIII alla fine del Cinquecento; inoltre, allo storico Onofrio Panvinio venne affidato il compito di rivedere la lista ufficiale dei Papi e chiudere ogni spazio, discrepanza temporale e data traballante che potesse dare adito a leggende simili a quelle della Papessa. Tuttavia, come ogni buona storia, la vicenda di Giovanna attecchì a tal punto da risultare difficile da estirpare e diede vita a continui filoni leggendari, in cui realtà e finzione divennero un tutt’uno indissolubile.
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Secondo alcuni racconti medievali, la Chiesa avrebbe deciso di correre ai ripari sviluppando un metodo di verifica per evitare simili “incidenti”: entra qui in gioco la cosiddetta sedia stercoraria. Si credeva che lo scopo di questo oggetto fosse proprio quello di controllare il sesso del nuovo papa durante la cerimonia d’insediamento, facendo in modo che i diaconi più giovani tastassero i genitali del nuovo pontefice attraverso una fessura nella seduta. Effettivamente, due sedili forati esistono realmente, uno conservato presso i Musei Vaticani e l’altro nella basilica di san Giovanni in Laterano: si tratta di oggetti in marmo porfirico risalenti all’epoca romana, che secondo gli studiosi possono essere identificati con sedie da parto o troni cerimoniali o ancora parte di antichi bagni di epoca romana. Durante il periodo medievale sarebbe andato perso il loro significato e uso originario, dando adito alle interpretazioni più fantasiose, fomentate dall’ormai nota leggenda della Papessa Giovanna. Alla genesi dell’interpretazione delle cosiddette sedie stercorarie contribuì, probabilmente, anche un rito praticato durante la cerimonia di incoronazione del nuovo pontefice: esisteva un ritus stercorarii, durante il quale il futuro Papa, seduto o inginocchiato su di una pietra, si sentiva ripetere la formula de stercore exaltavit umilem (“[Dio] ha innalzato l’umile dal letame”). Questo rito di umiltà, in cui era presente il riferimento a una cosa bassa e volgare, unito alla presenza di questi sedili dall’uso inspiegabile/ambiguo e alla sempre viva leggenda di Giovanna, fece nascere l’idea della sedia stercoraria come strumento di controllo del sesso del futuro pontefice, fatto mai esistito nella liturgia.
La popolarità della figura della “papessa” risulta evidente anche nei Tarocchi: già nel XV secolo appare “la papessa”, donna seduta in trono e vestita con abiti pontificali, in una posa ieratica e solenne, non identificabile con una regina o una santa. Per molti studiosi farebbe riferimento all’ormai diffusissima leggenda e alla figura di Giovanna, idea che iniziava ad essere scomoda, al punto da venire trasformata nella carta della Sacerdotessa, mantenendo però la stessa iconografia che richiama a un sapere segreto, facendo ancora risuonare l’eco della Papessa Giovanna.
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La maggior parte degli storici concorda sul fatto che non sia mai esistita, che sia nata come satira antipapale in un’epoca di forte tensione tra papato e Sacro Romano Impero, raccogliendo al suo interno tre caratteristiche che “spaventavano” e al contempo creavano un’immagine dissacrante della Chiesa: un Papa sessualmente attivo, una donna in posizione di autorità suprema e un inganno nel cuore della Cristianità. Iniziò probabilmente come uno scherzo o una caricatura, ma sfuggì di mano talmente tanto da radicarsi nella cultura popolare e non, tanto da figurare nell’opera di un filosofo medievale importante come Guglielmo di Ockham. Alleata della leggenda fu la confusione cronologica tra i papi di nome Giovanni: il caos negli elenchi ufficiali creò il sospetto e la leggenda della Papessa Giovanna si insinuò nelle crepe della memoria.
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Fonti:
Alain Boureau, La Papessa Giovanna. Storia di una leggenda (Einaudi, 1992)
Norbert Brox, La leggenda della papessa Giovanna (Il Mulino, 1990)
Cesare D’Onofrio, Mille anni di leggenda: Una donna sul trono di Pietro (Romana Società Editrice, Roma 1978)
Lawrence Durrell, La papessa Giovanna. È veramente esistita una donna che divenne Papa? (Longanesi & C, 1973)
Pietro Ratto, Le pagine strappate. I trucchi della Chiesa rinascimentale per rimuovere la vicenda storica della Papessa Giovanna (Elmi’s World, Padova 2014)
Video YouTube dal canale Vivi Everyday: https://www.youtube.com/watch?v=5J4u-HpClhw&t=219s