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In Francia alcuni candidati hanno un problema con i “parrainages”

Éric Zemmour, Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon per citare i più famosi. Ma non sono gli unici candidati alle Presidenziali in Francia alle prese con il sistema di "sponsorizzazioni" da raccogliere per correre all'Eliseo. Facciamo chiarezza: in che cosa consistono i “parrainages” di cui tanto si sta parlando OItralpe?

12 minuti di lettura

Per Éric Zemmour, Marine Le Pen, Jean-Luc Mélenchon ed altri candidati alle elezioni Presidenziali francesi previste per il prossimo aprile la partita potrebbe finire prima ancora che la palla sia in campo. Croce dei candidati è il cosiddetto sistema dei parrainages, letteralmente “patrocini”, “sponsorizzazioni”: per presentare la propria candidatura il candidato deve raccoglierne almeno 500. Sono firme di rappresentanti istituzionali, come ad esempio parlamentari, sindaci, consiglieri municipali, dipartimentali e regionali, che di fatto – pubblicamente – sostengono la candidatura per cui decidono di firmare. Spetta a loro l’invio del proprio parrainage presso il Consiglio costituzionale entro il 4 marzo. Un invio alla vecchia maniera, per posta, con busta e modulo ufficiale. Come era accaduto nel 2017, il Consiglio costituzionale pubblica due volte a settimana – il martedì e il giovedì – il numero di sponsorizzazioni ricevute e convalidate per ciascun candidato. 

La denuncia: «Un dispositivo amministrativo che blocca un processo democratico»

Per alcuni di loro raggiungere le firme è stato semplice: Emmanuel Macron, l’attuale presidente (che ancora non ha presentato ufficialmente la sua candidatura), le ha raccolte in pochi giorni, e anche i nomi dei tradizionali partiti (repubblicani e socialisti) hanno superato di misura la soglia minima in tempi brevi, segno che il radicamento territoriale è ancora molto forte. 

Parrainages presidenziali francia
Valérie Pécresse, candidata dei repubblicani, ad oggi è la candidata che ha raggiunto il maggior numero di sponsorizzazioni

Per altri, invece, le speranze di raggiungere il numero minimo entro il 4 marzo, data ultima per la presentazione delle candidature, sono davvero poche. Il caso più emblematico è forse quello di Christiane Taubira, ex ministro della giustizia dal 2012 al 2016 nei governi Jean-Marc Ayrault I e II e poi Manuel Valls I e II, sotto la presidenza di François Hollande, oggi Candidata del Partito Radicale di Sinistra (PRG). Ferma a sole 104 firme, la Taubira ha scritto una lettera a tutti i sindaci di Francia, chiedendo un impegno nella sottoscrizione, a sua detta unica garanzia per un vero dibattito democratico durante i mesi di campagna elettorale. Ha, inoltre, definito il sistema dei parrainages «un dispositivo amministrativo che blocca un processo democratico». Ad oggi, però, la lettera non ha sortito nessun effetto.

Lontano dall’obiettivo anche Philippe Poutou, nome di punta del Nuovo Partito Anticapitalista che, attualmente, ha raccolto 224 parrainages. Sempre guardando a sinistra, va meglio di lui Jean-Luc Mélenchon – secondo i sondaggi l’unico candidato a sinistra che potrebbe superare il 10% dei consensi al primo turno – con 442 sponsorizzazioni. Il candidato nell’ultima settimana ha intensificato il lavoro di raccolta, ma per partecipare alla competizione ha bisogno ancora di sessantina di firme.

Jean-Luc Mélenchon durante un comizio
Jean-Luc Mélenchon durante un comizio

Le Pen e Zemmour lontani dall’obiettivo parrainages (ma hanno ancora 10 giorni)

In difficoltà sono anche i leader dell’estrema destra Marine Le Pen e Éric Zemmour, secondo gli ultimi sondaggi tra i favoriti per arrivare al ballottaggio (salvo sorprese con Macron). Sono soprattutto loro che, in questi ultimi giorni, hanno denunciato un sistema di sponsorizzazioni «complètement verrouillé», dove candidati con percentuali molto basse (si pensi alla Hidalgo che negli ultimi sondaggi non arriva al 3%, ndr) e quindi meno rappresentativi hanno però la sicurezza di partecipare alla competizione elettorale. 

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La leader del Rassemblement National ha denunciato «une situation démocratiquement terrifiante», affermando di non essere mai stata così in difficoltà nella raccolta delle firme. Le Pen, a France Inter, ha spiegato di non essere ancora arrivata al numero necessario di sponsorizzazioni, e appellandosi ai sindaci di Francia, ha chiesto un impegno nel sottoscrivere le candidature. Se si votasse oggi il RN non potrebbe partecipare alla competizione: secondo gli ultimi aggiornamenti, Marine Le Pen ha, infatti, solo 393 sottoscrizioni.

Parrainages presidenziali francia

Non se la passa meglio Zemmour, che è ancora molto lontano dalle 500 firme di funzionari eletti necessarie per candidarsi alle elezioni presidenziali. Il giornalista francese, in campo con il suo movimento Reconquête!, ha dichiarato domenica su CNews ed Europe 1 che «era molto possibile» che non avrebbe ottenuto le 500 sponsorizzazioni necessarie, sottolineando – come Le Pen – le difficoltà riscontate soprattutto con i sindaci, con cui lui stesso dice di parlare telefono (ci torneremo). 

«Je n’ai aucune certitude, c’est très dur, on passe des heures à téléphoner, mon ami Philippe de Villiers parle des heures avec les maires, Guillaume Peltier parle des heures avec les maires, moi-même je téléphone aux maires pour essayer de les convaincre».

Éric Zemmour

Zemmour ha anche affermato che cancellerà alcuni appuntamenti della campagna per dedicarsi alle sponsorizzazioni. In questa settimana le giornate di mercoledì e giovedì saranno dedicate esclusivamente ai parrainages

Il tweet con cui Zemmour ha annunciato che dedicherà i due giorni centrali della settimana alle sponsorizzazioni

Parrainages, tutto nelle mani dei sindaci

Intanto il tempo stringe: i candidati hanno sì e no dieci giorni per ottenere le 500 firme. Il presidente del Consiglio costituzionale, Laurent Fabius, annuncerà la definitiva lista dei nomi in corsa lunedì 7 marzo, a circa un mese dal primo turno, previsto per il 10 aprile. Le Monde racconta che quella dei parrainages, in Francia, è una vera e propria bataille. Secondo un articolo di inizio febbraio, ora che i tempi si fanno più stretti, i funzionari eletti subiscono le pressioni dei candidati ma anche dei loro elettori, pronti a criticare la loro scelta. Alcuni preferiscono non dare il loro appoggio o cercare di consultare il proprio elettorato.

A stare peggio sono gli eletti dei piccoli comuni, che esattamente come accade nel nostro Paese, affrontano spesso la competizione elettorale nella propria città con una lista civica o con un progetto apartitico. Il tema principale è che, dal 2016, la sottoscrizione è cosa pubblica, e quindi anche un semplice esercizio di democrazia rischia di essere etichettato politicamente. «Quello che mi infastidisce – spiega Marc Scheer, sindaco di Rothau, al quotidiano francese – è che pubblichiamo i nomi dei funzionari eletti che concedono la loro sponsorizzazione. Hanno necessariamente un’etichetta politica. Tuttavia, sono stato eletto su una lista apolitica». E ancora, il sindaco di La Réole, Bruno Marty, ha raccontato che i candidati «sono aggressivi nel modo in cui procedono. Noi diciamo loro di no e loro richiamano, richiamano…», spiega riferendosi allo staff di Zemmour. Di testimonianze come la loro ce ne sono molte. 

Secondo i dati riportati da BFM (aggiornati al 21.2.2022, ndr), in tutto sono 42mila gli eletti che potrebbero firmare una sponsorizzazione. In questa fase il Consiglio costituzionale ne ha ricevute e convalidate solo 8.669. Ciò significa che la stragrande maggioranza non sponsorizza nessuno. Stando agli archivi, parteciparono alle sponsorizzazioni solo il 34% degli aventi diritto nel 2017 e il 36% nel 2012. Ad oggi la percentuale è di circa il 20%.

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Una scappatoia 

In base all’ultimo aggiornamento del Consiglio costituzionale, sette candidati, dichiarati o meno, hanno già ottenuto le 500 sponsorizzazioni: Valérie Pécresse, Emmanuel Macron, Anne Hidalgo, Nathalie Arthaud, Fabien Roussel, Yannick Jadot e Jean Lassalle. E per gli altri? Oltre al voto “porta a porta” un’iniziativa potrebbe venir loro incontro. Si tratta di un sito internet aperto qualche giorno fa da François Bayrou – politico di lunga esperienza, più volte ministro e oggi presidente del MoDem – che elenca i funzionari eletti pronti a sponsorizzare i candidati presidenziali che necessitano di firme. Ad aderire sarebbe già un’ottantina di primi cittadini. Il sito offre ai sindaci la possibilità di sponsorizzare i candidati, a condizione che questi raggiungano almeno il 10% nei sondaggi. «Abbiamo tre candidati principali in queste elezioni sopra il 10% e anche che raggiungono il 15%, il che significa 4 o 5 milioni di intenzioni di voto che non hanno sponsorizzazioni», ha sottolineato Bayrou.

Parrainages presidenziali francia
François Bayrou

«Ces signatures ne sont pas des soutiens » à un courant politique ou à un candidat, mais elles sont « transpartisanes, objectives », afin de permettre à ces prétendants à l’Elysée de se présenter et pour « ne pas compromettre la loyauté de l’élection présidentielle en excluant des candidats, simplement parce qu’ils n’auraient pas des signatures».

François Bayrou

È con uno spirito simile che il sindaco repubblicano di Cannes, David Lisnard, anche presidente dell‘Associazione dei sindaci di Francia (AMF), ha annunciato domenica sera di concedere, «per interesse civico», la sua sponsorizzazione a Jean-Luc Mélenchon, che è invece il candidato dal quale si dice «più lontano».

Il numero delle sponsorizzazioni aggiornate al 23 febbraio. Fonte: Le Monde

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Agnese Zappalà

Classe 1993. Ho studiato musica classica, storia e scienze politiche. Oggi sono giornalista pubblicista a Monza. Vicedirettrice di Frammenti Rivista. Aspirante Nora Ephron.

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