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Emmanuel Macron e Michel Bernier

Francia, cade Barnier, ma è Emmanuel Macron nel mirino

3 minuti di lettura

Ieri, mercoledì 4 dicembre, il governo di minoranza francese guidato da Michel Barnier è stato sfiduciato, un evento che segna una crisi politica senza precedenti nella Quinta Repubblica. La mozione di sfiducia è stata approvata grazie all’inedita alleanza tra il Nuovo Fronte Popolare, coalizione di sinistra, e il Rassemblement National, partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen. Michel Barnier nella mattinata di oggi ha presentato le sue dimissioni al Presidente Emmanuel Macron, che terrà un discorso alla nazione questa sera alle ore 20.

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Una crisi politica senza precedenti

La caduta del governo Barnier è la prima da quella del governo Pompidou nel 1962. L’episodio pone inevitabilmente la Francia in una situazione di grande incertezza istituzionale. Emmanuel Macron, che già vedeva la sua influenza diminuire dopo le elezioni legislative dello scorso giugno, si trova ora a gestire un complicato secondo mandato senza una maggioranza stabile. Tra i problemi più urgenti vi è la legge di bilancio, che non è stata ancora approvata e che difficilmente sarà discussa prima della fine dell’anno. La paralisi politica si aggiunge a una situazione economica delicata: l’agenzia di rating Moody’s ha definito la crisi negativa per il credito della Francia, sottolineando come le fratture politiche rendano improbabile un consolidamento delle finanze pubbliche.

Mentre la crisi politica si intensifica, le tensioni sociali non accennano a diminuire. Nel settore dell’istruzione, quasi un insegnante su tre ha aderito allo sciopero odierno. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione si stima che il 18,62% dei dipendenti della pubblica amministrazione statale abbia incrociato le braccia, evidenziando un malcontento diffuso che si riversa nelle piazze, seppur con minor intensità rispetto alla grande crisi legata alla riforma delle pensioni.

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Emmanuel Macron sotto pressione: richieste di dimissioni e crisi di leadership

Dopo le dimissioni forzate del Primo Ministro Michel Barnier, la Francia si trova nel pieno di una crisi istituzionale che ha acceso il dibattito politico anche sulla figura del Presidente Emmanuel Macron. Diversi leader, sia dall’opposizione che tra le fila della società civile, hanno apertamente invocato le dimissioni di Emmanuel Macron, accusandolo di essere il principale responsabile dell’impasse politica e sociale che il Paese sta attraversando. Nonostante le crescenti pressioni, Emmanuel Macron ha già escluso categoricamente l’ipotesi di dimettersi, ribadendo la sua volontà di portare a termine il mandato presidenziale.
A parlare nelle ultime ore è stato anche il leader dei Repubblicani (LR), Laurent Wauquiez, che ha dichiarato che il suo partito non adotterà una strategia del peggio e non farà cadere il prossimo governo, a patto che vengano rispettate alcune priorità, tra cui la riduzione degli sprechi pubblici e il rafforzamento della sicurezza.

Il momento è durissimo per l’inquilino del Palazzo dell’Eliseo. Come sottolineato da Claire Gatinois e Solenn de Royer su Le Monde, «il capo dello Stato ha perso traccia del suo secondo mandato», un’affermazione che fotografa con precisione il clima di disorientamento che sembra pervadere l’azione politica del Presidente. La perdita di controllo di Emmanuel Macron è evidente su più fronti. Sul piano politico, il suo tentativo di nominare un governo di minoranza con Michel Barnier si è rivelato fallimentare, evidenziando l’impossibilità di governare senza una maggioranza solida. Riguardo il piano sociale, le proteste, gli scioperi e il malcontento popolare riflettono un Paese sempre più distante dal suo leader. Sul piano internazionale, la crisi di governance indebolisce la posizione della Francia, accrescendo le preoccupazioni sul suo ruolo in Europa e sul piano economico.

Un mandato in declino?

Il secondo mandato di Emmanuel Macron, iniziato con la promessa di rilanciare la Francia e consolidare il suo ruolo guida in Europa, appare ora appesantito da un clima di sfiducia e da una gestione politica frammentata. La scelta di sciogliere l’Assemblea Nazionale il 9 giugno e la successiva nomina di un Primo Ministro senza una solida base parlamentare sono stati visti da molti come errori strategici. Questa fase di crisi rischia di definirsi come un “lento tramonto” del mandato presidenziale di Emmanuel Macron, come indicato da alcuni osservatori politici. La capacità del Presidente di riprendere il controllo della situazione appare limitata, soprattutto in un contesto dove le alleanze necessarie per formare un nuovo governo sembrano fragili e condizionate da compromessi difficili.

Il discorso alla nazione: un bivio per Macron

Nel discorso alla nazione previsto per questa sera, Emmanuel Macron avrà l’opportunità di definire una nuova direzione politica e cercare di ricostruire un dialogo con il Parlamento e i cittadini. Tuttavia, per molti, il tempo delle promesse è finito. Il Presidente si trova dunque a un bivio. Se non riuscirà a dimostrare una leadership forte e inclusiva, le richieste di dimissioni potrebbero diventare sempre più insistenti, lasciando la Francia in balia di un lungo periodo di instabilità politica e istituzionale.

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Agnese Zappalà

Classe 1993. Ho studiato musica classica, storia e scienze politiche. Oggi sono giornalista pubblicista a Monza. Vicedirettrice di Frammenti Rivista. Aspirante Nora Ephron.

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