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Polly, un poema a fumetti sull’intersessualità

Un piccolo poema sul cercare la propria identità al di là delle aspettative sociali, che racconta con grande semplicità narrativa e visiva un tema complesso: l’intersessualità.

5 minuti di lettura

Vincitore del premio Bologna Ragazzi Award del 2022 nella sezione Comics Young Adult, Polly è un libro a fumetti scritto da Fabrice Melquiot e Isabelle Pralong, un piccolo poema sul cercare la propria identità al di là delle aspettative sociali. La storia racconta con grande semplicità narrativa e visiva un tema complesso, ovvero l’intersessualità, presentata attraverso la crescita del-la protagonista, Polly.

La narrazione nasce con la nascita di Polly stesso-stessa: è un bambino o una bambina? si chiedono i genitori dopo nove mesi di attesa e curiosità. Un bambino. No, forse una bambina. Le infermiere sono indecise e interdette perché non sanno come “catalogare” la nuova creatura appena venuta al mondo: i suoi genitali non sono determinabili in modo netto e dai genitali alla propria identità il passo è breve. Un’etichetta pesante, quella del genere, che cambierà l’esistenza di Polly e quindi da scegliere con cura.
«Che cosa facciamo?», si chiedono i genitori spaventati, e la risposta dell’ostetrica è un primo inno all’amore: «è lə vostrə bambinə. Amatelə». Come non ci fossero altre questioni da porre, come il resto fosse irrilevante. La speranza che l’intersessualità di Polly diventi parte integrante della sua identità, del suo essere intimo e sociale, barcolla però immediatamente.

È un maschio, decide il personale medico, e maschio deve diventare. La necessità di incasellare, di non trascorrere una vita “fluttuando” – inteso come termine dispregiativo, e non nella sua accezione più libera ed emozionante – si fa urgente, incoraggiando così i genitori a plasmare il figlio secondo degli standard maschili socialmente accettati. Seguono quindi, “per il bene del bambino”, operazioni dolorose, cicatrici, detti e non detti, momenti di imbarazzo con i coetanei, punture di testosterone per essere abbastanza virili, abbastanza uomini, abbastanza “giusti”.

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La lunga tortura identitaria di Polly ci invita a riflettere sia su quanto le etichette di genere pesino sulla costruzione del nostro io e sulle relazioni che intrecciamo con gli altri, sia sulla precarietà di un binarismo che non trova un effettivo riscontro nelle vite, nei corpi, nei desideri delle persone. Polly andrà quindi incontro a un lento ma necessario processo di autocoscienza, di formazione del sé tramite amori, amicizie, incontri inaspettati, litigi familiari. Sono i passi che compie ogni adolescente che sta cercando di capire chi è e chi vorrebbe essere, qui ampliati dalle costrizioni sociali e corporee che Polly ha subito negli anni per diventare qualcosa che non lo-la rappresenta. Polly si sente un lui, a volte, ma altre una lei. E forse dover scegliere non è necessario, forse è possibile abbracciare la propria intersessualità, cogliere le sfumature dei propri caratteri e sperimentare un non-binarismo che da fisico diventa culturale. Per esempio, nel dover scegliere quale casella barrare nei format che richiedono il sesso di Polly troviamo tutta la difficoltà di vivere su due binari che non ci rispecchiano, che non ci rappresentano.

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Oltre a una storia densa di emozioni e spunti di riflessione, Polly si basa su immagini ad acquarello dalle tinte forti, dai tratti stilizzati e spesso confusi, ma di una confusione che si fa qui “fluttuante”, fluida, libera. Per dare voce all’identità di Polly, il testo del fumetto usa di frequente lo schwa o l’accostamento del maschile e femminile (lui-lei), così da sperimentare tecniche che dal fittizio possono diventare parte del reale e possono scardinare un pensiero binario. Polly è un fumetto delicato, che dà voce a tematiche spesso accantonate, e lo fa rivolgendosi a un pubblico giovane, portato per mano nell’emozione e nelle difficoltà incontrate durante la scoperta del proprio essere.

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