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Raccontare la solitudine:
“Il violinista del diavolo”
di Bernard Rose

4 minuti di lettura

Nato dall’unione del talento cinematografico di Bernard Rose e del genio musicale di David Garrett, Il violinista del diavolo (The Devil’s Violinist) è un film del 2013 incentrato sulla storia del grande violinista Niccolò Paganini, celebre musicista la cui abilità nel suonare e comporre fece nascere la macabra leggenda di un patto col diavolo.

Ed è proprio su questa leggenda che Il violinista del diavolo erige le sue fondamenta tematiche, dando ampio spazio ad una mescolanza storico leggendaria il cui effetto è tanto affascinante quanto sorprendentemente realistico. Viene infatti presentato un giovane Niccolò Paganini, interpretato dal violinista David Garrett, il cui geniale e precoce talento fatica ad emergere e la cui fama è tristemente offuscata dai suoi ben noti vizi, fra cui le donne, il vino e il gioco d’azzardo. Tutto cambia quando un imprenditore italiano, Urbani, il cui ruolo è affidato a Jared Harris, nota le sue magistrali abilità, decidendo di prenderlo sotto la sua ala e consacrarlo al successo.

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Proprio intorno al personaggio di Urbani si viene a creare questa ambiguità morale, attribuendovi un parallelismo col diavolo. Urbani è infatti pronto a dilapidare il suo patrimonio, ad esaudire i desideri più reconditi e al tempo stesso più futili di Paganini, chiedendo solo una cosa cambio, qualcosa che non viene nominato e che verrà riscosso solo alla morte del musicista. Paganini accetta il patto, e la gloria e le ricchezze non tardano ad arrivare. Irriverente, sprezzante dell’etichetta e del decoro, Paganini si erge a padrone dell’Europa, scatenando manovre economiche per accapararsi un suo concerto, facendo gremire i teatri, lasciando che il re d’Inghilterra in persona frema d’attesa per ascoltare la sua musica.

Ma più assurge a un anelito di eternità, più la sua anima sprofonda in abissi sovversivi di perversione, con estremo piacere di Urbani che pare compiacersi della rovina morale del suo protetto. Il dramma di Paganini si consuma infine quando sboccia un bocciolo di purezza nella sua vita dissoluta, simboleggiato dal suo amore per la giovane cantante Charlotte (Andrea Deck), figlia del maestro d’orchestra Watson, manager londinese di Paganini. Ordendo un sordido inganno per dividere i due amanti, Urbani causa il loro definitivo allontanamento, facendo sprofondare Paganini in primordiali sabbie di disperazione.

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Sebbene nel film non vi sia alcun riferimento esplicito al diavolo e a un patto per l’anima di Paganini, il regista lascia intendere come il successo di Paganini sia parallelo al suo degrado morale, a come le voci plaudenti della folla siano in realtà un risvolto rumoroso della sua muta solitudine. Accusato di essere figlio del demonio, di essere una creatura spregevole e un uomo deprecabile, Paganini abbandona il palcoscenico per ritirarsi a Genova accanto all’amato figlio Achille, suo unico conforto e il cui amore e devozione saranno l’ultimo sostegno di un uomo solo e disilluso.

Accompagnato dalla splendida musica di Paganini eseguita da Garrett, Il violinista del diavolo è un piccolo gioiello che permette di immergersi nella vita di uno degli artisti più incredibili di sempre, facendo comprendere come il talento sia spesso vittima di diffamazione e indifferenza, di come un immenso artista sia ridotto alla mediocrità del suo comportamento, e di come l’incomprensione e la solitudine siano le più terribili delle maledizioni.

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Anna Maria Giano

Mi chiamo Giano Anna Maria, nata a Milano il 4 marzo 1993. Laureata Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Milano, mi sto specializzando in Letterature Comparate presso il Trinity College di Dublino.Fin da bambina ho sempre amato la musica, il colore, la forza profonda di ciò che è bello. Crescendo, ho voluto trasformare dei semplici sentimenti infantili in qualcosa di concreto, e ho cercato di far evolvere il semplice piacere in pura passione. Grazie ai libri, ho potuto conoscere mondi sempre nuovi e modi sempre più travolgenti di apprezzare l'arte in tutte le sue forme. E più conoscevo, più amavo questo mondo meraviglioso e potente. Finchè un giorno, la mia vita si trasformò grazie ad un incontro speciale, un incontro che ha reso l'arte il vero scopo della mia esistenza... quello con John Keats. Le sue parole hanno trasformato il mio modo di pensare e mi hanno aiutata a superare molti momenti difficili. Quindi, posso dire che l'arte in tutte le sue espressioni è la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, è ciò che guida i miei passi e che motiva le mie scelte. E' il fine a cui ho scelto di dedicare tutti i miei sforzi, ed è il vero amore della mia vita.

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