Raffaella Carrà ha incorporato in un’esistenza caleidoscopica tutte le sfumature di un’artista dello spettacolo. Lei, dal fascino felino, lo stile invidiabile e la magnetica presenza sul palcoscenico, ha incorniciato più di cinquant’anni di televisione italiana in un sorriso firmato dal sottile accento bolognese. E il recente 5 luglio ha dovuto salutare la brillante performer, venuta a mancare all’età di 78 anni per un tumore. Così le luci del palco si sono spente e un’intera nazione è entrata in lutto per ricordare la sua dama dal caschetto biondo. Eppure l’inconfondibile capigliatura della Carrà, accompagnata alle sue canzoni a ritmo di ballo, ha descritto la sua parentesi anni Settanta, a sfondo televisivo.
Tuttavia, prima che il mondo la guardasse sulla rete nazionale, Raffaella Maria Roberta Pelloni ha conquistato il cinema. Non è un caso, infatti, che il suo celebre nome d’arte, ispirato al pittore metafisico Carlo Carrà, sia stato inventato dal regista Dante Guardamagna. Era l’inizio degli anni Sessanta e, da quel momento, una giovane e promettente attrice, impreziosita da una chioma bruna e da uno sguardo dolce, ha calcato le scene di grandi e piccole firme del cinema. A cominciare da Tormento del passato (1952), pellicola di Mario Bonnard in cui vediamo la piccola Raffaella Carrà, di soli nove anni, accreditata con il suo nome di battesimo. Ma questo è solo il primo passo di un lungo viaggio che vi raccontiamo in quattro film […] Continua su NPC Magazine
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