TORINO – Dal 26 settembre 2015 al 24 gennaio 2016 la Reggia di Venaria -grandioso complesso monumentale alle porte di Torino, capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco- dedica una straordinaria mostra a Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520), l’artista eccelso che nei primi anni del Cinquecento raggiunse i vertici della perfezione e del sublime, per la quale sono stati richiesti prestiti alle più importanti
istituzioni museali italiane e straniere.
La mostra è curata da Gabriele Barucca (Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio delle Marche) e da Sylvia Ferino (già Direttore della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna), con un Comitato scientifico di eminenti studiosi presieduto dal Direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci. Al progetto ha dato il suo autorevole contributo il compianto Enrico Castelnuovo, Professore emerito della Scuola Normale di Pisa.
La mostra rappresenta un evento speciale ed inedito in quanto, per la prima volta e secondo un taglio nuovo ed originale, Raffaello viene presentato -grazie all’esposizione di oltre 130 opere- come ispiratore della ricchissima produzione delle cosiddette “arti congeneri”, come le definiva Vasari, ossia le arti applicate che tradussero nelle rispettive tecniche le prodigiose invenzioni figurative del grande Urbinate.
Il fulcro della mostra è costituito da un nucleo di celebri capolavori di Raffaello, che evocano il racconto della sua prodigiosa carriera artistica, le persone che ha conosciuto, le diverse città dove ha vissuto. A documentare gli anni della sua formazione è una scelta di opere dei maestri che hanno avuto un ruolo fondamentale, vale a dire il padre Giovanni Santi, il Perugino, il Pinturicchio e Luca Signorelli.
La mostra intende accostarsi alla geniale personalità di Raffaello anche da un punto di vista inconsueto e imprevedibile, vale a dire illustrando il suo impegno creativo verso le cosiddette “arti applicate”, che tradussero nelle rispettive tecniche suoi cartoni e disegni nonché incisioni tratte dalla sua opera, e che nel corso del Cinque e Seicento costituirono il veicolo privilegiato per la diffusione e la conoscenza in Italia e nel resto d’Europa delle invenzioni figurative dell’Urbinate: arazzi, maioliche, monete, cristalli di rocca, placchette, smalti, vetri, armature, intagli.
Per le richieste di prestito delle opere sono coinvolte le più importanti istituzioni museali italiane e straniere come i Musei Vaticani, il Residenzschloss di Dresda, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Victoria and Albert Museum di Londra, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, gli Uffizi, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, il Museo Nazionale del Bargello e il Palazzo Corsini di Firenze, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, i Musei Civici di Pesaro e il Museo di Capodimonte di Napoli.
G.A.