Per chi ama la musica di Bruce Springsteen, non è stato mai troppo difficile immaginare intere intense storie dalle sue canzoni. Non tutti le hanno potute effettivamente scrivere, ma con Spiriti nella notte Valerio Bruner ci ha provato: costituita da 25 racconti ispirati alle canzoni di Springsteen, il libro costruisce un vero e proprio viaggio all’interno della musica e della letteratura. Come un lampo improvviso, ogni racconto travolge grazie al legame musicale ma anche alla scrittura intensa e particolare, che ha reso giustizia al cantautore del New Jersey e a ciò che canta da oltre cinquant’anni.
Bruce Springsteen: cantore del sogno e della disillusione
Bruce Springsteen, il Boss per antonomasia, cantautore e rockstar dei record, sta riguadagnando grande visibilità in questi mesi. Innanzitutto grazie a Springsteen – Liberami dal nulla, il nuovo biopic scritto e diretto da Scott Cooper che si concentra sulla lavorazione da parte del Boss dell’album acustico Nebraska. Già in questo film, dove Springsteen è interpretato da Jeremy Allen White, è stato evidente a chi non conoscesse bene la personalità di questo grandissimo artista che dietro la maschera di spensieratezza apparente c’è ben altro. Infatti, Springsteen viene spesso percepito come il cantautore vigoroso e trascinante delle grandi arene. Con le sue bandane, chitarre ruggenti, ritornelli iconici e, diciamolo, anche grazie alla sua trascinante bellezza, in poco tempo il musicista di Long Branch ha conquistato il pubblico. Ma questa è solo la superficie.
Oltre la superficie: la malinconia nascosta nel mondo springsteeniano
Dietro l’energia dei suoi live e la potenza delle sue melodie si nasconde un autore profondamente malinconico, capace di raccontare come pochi altri non il sogno americano idealizzato, bensì le crepe di quello stesso sogno americano. Lo dimostra in modo emblematico Born in the U.S.A., troppo spesso scambiata per un inno patriottico quando, in realtà, è la storia di un reduce dimenticato dal Paese. Nella raccolta, ovviamente, trova spazio anche questa canzone in uno dei racconti più belli Semper Fidelis, che racconta efficacemente tutto il dramma della guerra del Vietnam. Proprio dal presupposto di riportare in maniera veritiera il significato poetico e malinconico dei lavori del Boss parte il lavoro di Bruner: non si trovano solamente le canzoni iconiche vissute nella loro superficialità, bensì l’indagine accurata della fragilità dell’animo umano, che parte proprio dalla canzone. Perfino The Promise, forse una delle meno conosciute del Boss, guadagna spazio all’interno di un breve racconto che forse è uno dei migliori della raccolta. Ciò in quanto The Promise rappresenta in maniera precisa cosa intendiamo quando parliamo di disillusione e di come viene raccontata da Springsteen.
Johnny lavora in fabbrica e Billy lavora in centro
Terry suona in una rock’n’roll band
Alla ricerca di quel suono da un milione di dollari
Io ho un piccolo lavoro giù a Darlington
Ma certe sere non ci vado
Qualche sera vado al drive-in, altre sto a casaHo seguito quel sogno, proprio come fanno quei ragazzi là sullo schermo
E guido una Challenger giù per la Route 9 attraverso vicoli ciechi e giri loschi
E quando la promessa è stata spezzata, ho riscosso quel poco che resta del mio sogno.– The Promise, Bruce Springsteen
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Forse non ha mai ottenuto la giusta attenzione questa poesia malinconica e terribilmente veritiera, in tal senso il lavoro di Bruner è efficace: non si limita a ispirarsi alle canzoni del Boss, ma le attraversa, le abita, dà loro una nuova lunghezza. Soprattutto per chi può aver apprezzato solamente la melodia dei suoi lavori, non conoscendo l’inglese o non avendo visionato effettivamente la traduzione.
«Spiriti nella notte»: un graffio della chitarra
I racconti di Spiriti nella notte sono volutamente veloci e immediati: durano tanto quanto le canzoni alle quali si ispirano, travolgendo in maniera prorompente il lettore in un viaggio particolare. È come se si facesse un pellegrinaggio all’interno di un universo narrativo unico. Lo stesso viaggio che regala ascoltare un brano di Springsteen, portando con sé lo stesso respiro ruvido, metropolitano. È come un graffio della chitarra: piccoli amori, amicizie spezzate, universi all’interno della mente dell’uomo, piccole cose che però diventano grandi. Il mondo springsteeniano è fatto di queste cose: di piccoli dettagli che diventano fondamentali, di notti insonni, ore di lavoro, motori che rombano, chitarre che suonano. Mai prolisso e sempre realisticamente se stesso, il Boss ha raccontato con maestria non solo l’ambiente che conosceva, quello americano, ma presto i suoi personaggi e le loro fragilità sono diventate riflessione profonda a cui tutti possiamo attingere grazie all’immediatezza della musica.
La scrittura di Bruner è proprio per queste ragioni altrettanto rapida, cinematografica, impregnata di musica: Bruner esplora “i meandri springsteeniani”, come ricorda Donato Zoppo nella postfazione, e ne riemerge con una collezione di umanità che, malgrado sia fragile, risulta anche profondamente caparbia. Il mondo è fatto di sogni, spesso delusi, è fatto di dolore, spesso troppo intenso, ma è anche pregno di coraggio, voglia di reagire e, soprattutto, compassione.
Spiriti nella notte è una lettura che parla agli appassionati di Bruce Springsteen, e non solo, in quanto può incuriosire anche molti neofiti della materia. Questo perché regala gli stessi strappi di vita che non ci fanno sentire soli, che possono consolare durante una notte storta, supportare durante un momento no, con la stessa intensità con cui una canzone, nel momento giusto, può salvarci.
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