Al grido “la resistenza continuerà” torna libera l’attivista palestinese Ahed Tamini, giovane 17enne arrestata lo scorso dicembre per aver schiaffeggiato due soldati israeliani fuori dalla sua abitazione. Bionda, minuta e poco più che adolescente, Ahed affronta già da diversi anni i soldati israeliani a fianco della sua famiglia, politicamente legata ad al-Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen.
Ahed Tamini: un’attivista simbolo della protesta
Classe 2001 per un pelo (è nata il 31 dicembre 2001 nel piccolo villaggio di Nabi Saleh, in Cisgiordania, attualmente sotto il controllo delle autorità israeliane), la sua militanza inizia in seno alla famiglia di attivisti, probabilmente fin dal giorno della sua nascita. Nel 2012 – a 10 anni – Ahed Tamini viene ripresa mentre agita il pugno contro soldati israeliani, nel 2015 viene nuovamente fotografata mentre morde la mano di un militare nel tentativo di impedire l’arresto del fratello e nel 2017, dopo l’annuncio choc del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di spostare la capitale israeliana da Tel-Aviv a Gerusalemme, Ahed Tamini è protagonista delle numerose manifestazioni di protesta.
Arrestata pochi giorni dopo la dichiarazione del 6 dicembre, la giovane Ahed Tamini è diventata rapidamente una vera e propria icona della resistenza all’occupazione israeliana sia per il popolo palestinese, sia per la comunità internazionale sostenitrice dei Paesi arabo-islamici. Un’icona talmente forte da essere paragonata a Nelson Mandela o alla giovane Malala, attivista pakistana classe 1997 nota per il suo impegno per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione delle donne, premio Nobel per la pace 2014.
Guardando Ahed Tamini ci si accorge subito di essere davanti ad un personaggio iconico, figlio della nostra epoca, lontano dalla nostra realtà, ma stranamente assimilabile ai canoni occidentali. Forte, sfrontata, coraggiosa, Ahed è una giovane donna dai lunghi capelli biondi (liberi dal velo), ha la forza e quel pizzico di arroganza tipici dei giovani rivoluzionari, non ha paura delle domande scomode, delle fotografie dei giornalisti e sembra conoscere molto bene il potere dei social network. Il mondo di internet la ama: tantissimi sono i video del processo dopo l’arresto e quelli in cui schiaffeggia e minaccia i militari israeliani, tantissime le foto, ancora di più i messaggi su Twitter seguiti dall’hashtag #FreeAhedTamini.
Più si guarda la figura della giovane Ahed Tamini più si capisce che è molto più che il simbolo della protesta: è uno schiaffo ai conservatori, alla società maschilista e patriarcale, è un’eroina che arriva da uno dei più grandi conflitti del nostro secolo e impone la sua figura unendo nuove armi, nuovi simboli, nuove tecnologie ad antiche lotte.
Il murales di Ahed Tamini che ha fatto scalpore
Il potere iconico della giovane ha conquistato anche l’artista napoletano di origini olandesi Jorit Agoch, arrestato e poi rilasciato dalla polizia israeliana, a causa di un suo murales, a Betlemme, in cui raffigurava la giovane attivista. L’opera d’arte alta quattro metri, che immortala il volto giovane e fiero della Tamini, è costato all’artista un rimpatrio immediato e la preoccupazione – tra gli altri – del sindaco di Napoli Luigi de Magistris che, a seguito dell’arresto ha dichiarato “Jorit deve tornare subito a Napoli. La sua libertà è questione di democrazia, riguarda tutti“.