Quando si pensa a coloro che hanno dato un contributo significativo nel mondo del teatro non si può non fare riferimento a Josef Svoboda (1920-2002) scenografo e regista teatrale ceco, omaggiato dal 26 al 28 aprile all’Accademia di Belle Arti di Venezia con il progetto #Svobodays, nato dall’interesse comune di quattro scenografi e lighiting designer.
Chi è Svoboda e perché celebrarlo
Autore di oltre settecento scenografie, Josef Svoboda è stata una figura rivoluzionaria grazie alla sua intuizione e curiosità. In tenera età inizia ad approcciarsi alla falegnameria e, dopo la fine della seconda guerra mondiale, decide di studiare scenografia al conservatorio di Praga e architettura all’Istituto delle arti e delle industrie. La sua versatilità in più ambiti l’ha dunque spinto a sperimentare, anche con la tecnologia, portando sul palco scenografie innovative. Ne è un esempio Laterna Magika (1958), performance che ha unito l’azione dal vivo di presentatori, musicisti e ballerini, con un film preregistrato.
Elemento di grande fascino per Svoboda è stata la luce; oltre ad averla resa (grazie alle “Luci Svoboda”, proiettori teatrali con un fascio di luce molto potente) un elemento architettonico con il quale l’attore può entrare in relazione, essa gli ha consentito di interpretare lo spazio scenico trasformandolo in spazio drammatico. Ha inoltre sfidato la luce rapportandola con specchi che, oltre ad essere utili per espandere lo spazio teatrale (ne è esempio la famosa Traviata degli specchi del 1992), gli hanno permesso di creare riflessi, come quando riuscì a materializzare lo spettro di Amleto nel 1959.
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Il progetto #Svobodays
Josef Svoboda è stato per me un punto di inizio per la nascita di questo progetto: ho collaborato con lui per dieci anni della mia vita. È sempre stata una persona molto curiosa. In teatro durante le prove spariva nel nulla. Lo ritrovavamo sempre seduto in postazioni diverse, perché per lui era importante capire la visione che il pubblico avesse delle sue scenografie.
Dichiara questo Christine Richier, lightning designer e docente presso l’École Nationale Supérieure des Arts et Techniques du Théâtre di Lione.
Prima che scoppiasse la pandemia, con i miei colleghi Pavla Berovna ed Eufrasio Lucena Munoz abbiamo iniziato a pensare a delle giornate dedicate a Svoboda. Inizialmente il tutto era rivolto unicamente a docenti e ricercatori, ma col tempo abbiamo deciso di puntare sul mondo giovanile.
La collaborazione con l’ESAD di Siviglia rappresentata dallo scenografo Eufrasio Lucena Munoz e la JAMU di Brno dalla lighting designer Pavla Berovna ha dato dunque vita a un progetto che prevede un approccio tra studenti e progetti di Josef Svoboda, con l’opportunità di poterli variare con l’utilizzo delle tecnologie odierne. L’iniziativa si è poi diffusa fino ad arrivare in Italia (Paese al quale lo scenografo era particolarmente legato, soprattutto in seguito al sodalizio artistico con Giorgio Strehler) con prima tappa all’Accademia di Belle Arti di Palermo e seconda quella di Venezia.
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