VENEZIA – Massiccia presenza di titoli italiani all’imminente Mostra del Cinema di Venezia, che si aprirà il 2 settembre. Accanto ai quattro film in concorso Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, A bigger splash di Luca Guadagnino, L’attesa dell’esordiente Piero Messina e Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, ne figurano infatti due nella categoria Orizzonti, Pecore in erba di Alberto Caviglia e Italian Gangster di Renato De Maria, e tre fuori concorso, L’esercito più piccolo del mondo di Gianfranco Pannone, Gli uomini di questa città io non li conosco di Franco Maresco e l’incompiuto Non essere cattivo di Claudio Caligari, che dopo la scomparsa del regista è stato portato a termine da Valerio Mastandrea. A questi nomi si aggiungono i documentaristi Simone Isola e Valerio Ruiz.
Una squadra così numerosa è reale specchio di una filmografia in fermento? «Temo di no, tantissime produzioni ma non altrettanta qualità, ci sono più ombre che luci» afferma il direttore artistico di Venezia72 Alberto Barbera, mettendo un freno a facili entusiasmi, vista anche la débâcle di Cannes. Il valore strategico della sua selezione è soprattutto volto a rinnovare la fiducia dei cineasti nostrani verso un festival che non è sempre stato benevolo nei loro confronti.
Valentina Cognini