di Aurelio Lentini
Scrivere un aggiornamento “tecnico” vorrebbe dire far magari delle belle considerazioni intorno a qualche dato o iniziativa politica, che si susseguono a rotta di collo, e produrre – per fortuna nel digitale non sprechiamo carta – un articolo che tra due ore diventi carta digitale straccia.
Se infatti l’altro ieri (venerdì) cominciava a circolare il piano greco e allora dai giù di bile e mal di pancia per dar contro a quelli che scrivevano che le cose erano uguali a prima e Tsipras si era calato le braghe, e ieri (sabato) dopo le dovute analisi, dichiarazioni, letture e riflessioni si poteva dire che le riforme magari non è che ci piacessero davvero, tuttavia per tre anni la Grecia si sarebbe tolta il cappio dal collo, ma nemmeno il tempo di scriverlo che voilà i Panzer ordolibersiti scendono nei Balcani e si dicono pronti a invadere la Grecia. Che sarebbe stata circa la stessa cosa.
Perché delle due l’una: o siamo cretini noi o le cose non stanno come le vediamo. E forse è proprio questa realtà di cartapesta, che alle lenti colorate di Kant porrebbe un problema mica da poco, a farci diventare tutti imbecilli con lo sguardo perso e increduli di fronte a quello che ci si palesa davanti agli occhi, e subito si rincorrono telefonate e commenti scorati: ma come? Che hanno fatto? Hanno proposto un’uscita dall’euro per 5 anni?
Dunque delle due l’una, o diventiamo schizofrenici o ci sottraiamo a questa logica del discorso, perché il linguaggio presuppone un codice condiviso per essere non dico veritiero ma quantomeno esaustivo, e se dico giallo devo essere sicuro che anche tu pensi quel colore lì dei pulcini. Se poi però, tutti e due diciamo giallo, ma tu sei disonesto perché pensi rosso, o in questo caso direi nero, allora non si viene più a capo di nulla.
Quindi cominciamo a parlare d’altro, e prepariamo il terreno (con chi parla la nostra lingua) per i tempi di carestia che verranno. Ci sono troppe cose sulle quali, colpevoli di correre appresso a questa mistificazione, non ci stiamo soffermando a riflettere per prendere una qualche iniziativa:
- L’insistenza criminale di parte della destra Europea a voler condurre in porto ad ogni costo o un colpo di stato che abbatta un governo democraticamente eletto o la capitolazione della Grecia, certificherebbe non solo la velleità politica dei parlamenti nazionali, ma degli stessi Stati-Nazione in quanto tali. Non si tratterebbe allora di venire a capo di una frattura dell’Europa ma degli stessi principi e delle forme di governo, già pesantemente delegittimate, ma ora completamente esautorate. In parole povere, a cosa serve eleggere i parlamenti nazionali se tanto, come sapevamo già, le decisioni sui loro destini vengono prese altrove?
- Farebbe, anzi fa già, ridere sentir parlare di pietra tombale sull’Europa: perché l’idea che abbiamo di Europa è già stata uccisa e sotterrata da tempo. Ciò di cui ci ostiniamo a discorrere non è che un simulacro vuoto e burocratico atto a non perpetuare nient’altro nella storia se non la sua parvenza.
- In tal senso emerge con evidenza la necessità imminente di una vera soggettività politica internazionale, capace, se non altro, di costruire un fronte comune e popolare di resistenza contro il tentativo ora manifesto di sovvertire i principi di convivenza democratica.
Il popolo greco ha, e avrà, l’immenso merito di aver lacerato la cartapesta e consentito a chiunque abbia ancora occhi per vedere di scorgere l’orrenda verità che si celava dietro. Se il momento era storico ieri oggi diventa epocale, e segna il cammino stesso della storia che da domani comincerà a compiersi: se caleranno passivamente le tenebre o ci sarà una resistenza. Delle due, per chi è consapevole, l’una: o si resta spettatori nell’arena e si assiste al compimento del massacro, oppure ci si alza dignitosamente, si esce fuori, e si comincia a organizzare la resistenza.