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«Terzo Paradiso» a Colfosco: Pistoletto celebra le Dolomiti

Dopo diverse installazioni in tutto il mondo, l'opera approda in forma permanente ai piedi del massiccio del Sella. Un invito a immaginare un futuro diverso, più consapevole e sostenibile.

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Nasce da un’idea dei curatori Sandro Orlandi Stagl e Phil Mer il progetto che ha portato uno degli artisti italiani contemporanei più famosi e apprezzati al mondo nella magnifica cornice di Colfosco (BZ). Dall’inaugurazione tenutasi l’11 luglio di quest’anno, infatti, il paesino ai piedi del Passo Gardena ospita l’opera Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto.

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Il paradiso naturale delle Dolomiti

Dopo diverse installazioni in tutto il mondo, dal Louvre di Parigi alle Nazioni Unite di New York, passando per i Fori Imperiali romani e il sito archeologico di Karkemish in Turchia, Terzo Paradiso approda in forma permanente a Colfosco, e più precisamente nella località Plans, in prossimità del massiccio del Sella. Qui, la famiglia Mersa ha messo a disposizione un prato dove l’opera ha potuto trovare rifugio e integrarsi armonicamente nel paesaggio dolomitico. Parte fondamentale di questa integrazione e armonia è anche il fatto che l’installazione sia stata realizzata con il legno degli abeti abbattuti dalla tempesta Vaia che nell’autunno del 2018 ha colpito violentemente la zona.

Terzo Paradiso
ph Filippo Bontempi

L’opera è raggiungibile tramite un percorso pedonale e ciclabile ed è visibile dall’alto da chi attraversa il Passo, dagli scalatori della Ferrata Tridentina e dai frequentatori della rete sciistica invernale della Val Badia.

Immaginare un futuro diverso

Terzo Paradiso è un’opera simbolica e visionaria al cui centro Pistoletto ha posto l’idea di un nuovo equilibrio tra natura e tecnologia, tra il mondo originario e quello costruito dall’uomo. Da una parte c’è il Primo Paradiso, che rappresenta l’armonia primitiva tra esseri umani e ambiente; dall’altra, il Secondo Paradiso, frutto dell’intelligenza e del progresso, ma anche causa di squilibri ambientali e sociali. Il Terzo Paradiso immagina un futuro in cui questi due mondi opposti non si scontrano, ma si uniscono per creare qualcosa di nuovo e più sostenibile. L’opera non è solo un’installazione visiva, dunque, ma un vero e proprio messaggio: l’arte può essere uno strumento di cambiamento, capace di far riflettere e di ispirare azioni concrete. In questo senso, Terzo Paradiso funziona come un “mito moderno”, una storia simbolica che invita ciascuno di noi a prendersi più cura del mondo in cui vive.

Inaugurazione di Terzo Paradiso, ph Phil Mer

Anche il nome “paradiso” ha un significato profondo: deriva da un’antica parola persiana che indicava un “giardino recintato”. Rievocando un’etica della cura, l’idea è che tutti noi possiamo diventare “giardinieri del pianeta”, responsabili della Terra e delle comunità che la abitano.

La forma dell’opera è una rivisitazione del segno dell’infinito, composto da tre cerchi consecutivi: i due laterali rappresentano la natura e l’artificio, mentre quello centrale è lo spazio in cui i due si incontrano e danno vita a qualcosa di nuovo. Un segno semplice, ma ricco di significato, che ci parla di equilibrio e di possibilità. Terzo Paradiso, quindi, non è solo un progetto artistico: è un invito a immaginare un futuro diverso, dove l’arte diventa un punto di partenza per costruire un mondo più consapevole, giusto e sostenibile.

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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