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Dialogo con Michelangelo
Pistoletto: «Vi racconto
il mio “Terzo Paradiso”»

3 minuti di lettura

Da Biella a New York, dal fortunato incontro parigino con Leo Castelli alla genialità dei Quadri Specchianti, dalla nascita dell’Arte Povera alle giovani promesse dell’Università delle idee, dalla Cittadellarte a un’inedita concezione di infinito e di creazione. Su questo e molto altro Michelangelo Pistoletto, uno dei più influenti artisti contemporanei a livello mondiale, ha dialogato con Fortunato D’Amico e Enrico Garnero nel corso di un incontro organizzato dall’Associazione culturale IDEM-percorsi di relazioni nell’ambito del Festival della Bellezza.

Le sue opere, quadri, sculture, installazioni, hanno trovato casa in prestigiose istituzioni, dal Museo del Louvre alla sede del Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles, al Palazzo dell’ONU a Ginevra. Nonostante i riconoscimenti alla sua genialità ricevuti in tutto il mondo, Pistoletto incanta il pubblico con la semplicità disarmante con la quale, immerso nella geometrica perfezione del Giardino Giusti nel centro di Verona, ha parlato a ruota libera del suo percorso di artista, tra riscoperta del fascino dell’antico e un futuro dove l’arte torna a essere protagonista. Di buon grado ha risposto alle nostre domande.

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Che cosa c’è della tradizione artistica italiana nella sua personale poetica? Ritrova nella sua produzione qualcosa che appartenga alla nostra tradizione artistica? Magari a partire dal suo nome, Michelangelo…

«Be’ il mio nome è venuto fuori perché mio nonno paterno si chiamava Michele e mio nonno materno Angelo, e dunque Michelangelo viene proprio da una fusione fra i due. La storia dell’arte italiana ha influito nel mio pensiero artistico proprio nella volontà della ricerca della figura, dell’immagine, nell’idea di una ricerca di un Rinascimento in perpetuo confronto con l’astrazione e l’iconoclastia dell’arte orientale».

Venere degli stracci, Michelangelo Pistoletto
Venere degli stracci, Michelangelo Pistoletto, 1967-1968 – fonte: www.nowhow.com

È ottimista sulla produzione artistica di arte contemporanea in Italia e sui talenti emergenti? Grazie alla Biennale di Venezia e ad altre realtà tutte italiane che puntano a promuovere nuovi artisti, stiamo (finalmente) andando verso una nuova concezione del fare arte?

«Io penso che si è sempre creduto negli artisti contemporanei, di ogni tempo, quindi non è che oggi ci troviamo in una situazione diversa dal passato. C’è sempre un modo per gli artisti di affrontare la vita e la propria condizione di artista e di fare delle cose che rispecchino lo spirito del loro tempo».

Qual è la differenza tra l’esporre in Italia e negli altri Paesi? Qual è la differenza fra fare arte contemporanea in Italia e negli altri Paesi?

«Mah, in realtà, non c’è una sostanziale differenza. Il pubblico risponde molto bene ed è interessato, l’unica differenza è che in Italia c’è stata una tradizione, una cultura ufficiale che ha impedito e ignorato per molti anni lo sviluppo e l’importanza dell’arte contemporanea. Però, proprio nel momento in cui ci si rende conto della possibilità di fare una ricerca artistica tramite giovani promesse, l’Italia è perfettamente capace di porsi al pari degli altri Paesi, magari proprio perché arricchita dal grande bagaglio culturale di cui è custode».

Quadri Specchianti, Michelangelo Pistoletto - fonte: www.s3-eu-west-1.amazonaws.com
Quadri Specchianti, Michelangelo Pistoletto – fonte: www.s3-eu-west-1.amazonaws.com

Cos’è per Michelangelo Pistoletto la Cittadellarte?

«A Biella, nel 1991, proprio dove sono nato, ho cercato e acquistato uno spazio per realizzare un’attività che non fosse più soltanto una mia espressione personale, ma che raccogliesse tutte le esperienze fatte negli anni precedenti per istituire un luogo istituzionale che fosse regolato dall’arte e non dalla burocrazia e dai meccanismi economici. L’arte è motore del tutto, per me. A Biella, quindi, ho deciso di creare un luogo dove fossero connessi non soltanto i linguaggi dell’arte, ma anche i vari settori della vita sociale, come l’economia, la moda, la politica… Ho inaugurato l’Università delle Idee per riunire giovani da tutto il mondo particolarmente dotati artisticamente che avessero nuovi desideri, che fossero motivati a unire la propria produzione artistica all’ambito sociale. Questi giovani lavorano presso l‘Università delle idee per sei mesi, poi ritornano nel proprio Paese per realizzare e diffondere i nostri obiettivi artistico-sociali».

Segno distintivo di Michelangelo Pistoletto è l’immagine del triplice infinito: che cosa significa per lei e come ha ideato il simbolo e il concetto di Terzo Paradiso, di “Trinamica”?

«Il tema dell’infinito è sempre stato uno dei miei campi di studio e il teorema della “Trinamica” nasce dal segno matematico dell’infinito composto da una linea che incrocia se stessa. Io ho creato un terzo “cerchio” facendo incrociare due volte questa linea continua. Ho, quindi, inserito il finito all’interno dell’infinito. Perché infinito vuol dire qualcosa che non dura: tutto passa e si trasforma. Qualcosa che c’è un attimo prima, e sparisce un attimo dopo. La fotografia ferma il tempo e dà la possibilità di creare una durata, di trattenere l’infinito che si pone prima della vita e dopo la vita. Quindi questo inedito cerchio centrale rappresenta la durata, la vita della natura, ciò che è finito. I due cerchi dell’infinito messi in connessione producono, infatti, al centro qualcosa di nuovo, che prima non esisteva: è il simbolo della creazione che avviene attraverso la connessione di elementi diversi e opposti».

Il Triplice Infinito di Michelangelo Pistoletto
Il Triplice Infinito di Michelangelo Pistoletto

Progetti del suo futuro prossimo?

«Be’, sicuramente continuare il progetto della Cittadellarte con l’obiettivo di espanderlo in altri Paesi, di renderlo internazionale facendo sì che sempre più persone possano partecipare e diventare loro stessi “creatori” dell’arte».

Il Festival della Bellezza nella splendida cornice del Giardino Giusti, a Verona
Il Festival della Bellezza nella splendida cornice del Giardino Giusti, a Verona – fonte: www.festivalbellezza.it

 

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Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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