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Sesso e violenza: «Un tram che si chiama Desiderio» di Tennessee Williams

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È il 3 dicembre 1947 quando a Broadway viene messo in scena per la prima volta Un tram che si chiama Desiderio (A Streetcar Named Desire) di Tennessee Williams. Sul palco, un giovanissimo e allora sconosciuto Marlon Brando, che sarà poi protagonista della fortunata versione cinematografica diretta da Elia Kazan, al fianco della diva Vivien Leigh.

Protagonista della vicenda è Blanche DuBois, giunta a New Orleans in visita alla sorella Stella e a suo marito Stanley Kowalski. Fin da subito, i rapporti fra Stanley e Blanche sono aspri, a causa dei loro caratteri opposti e incompatibili: trasognata e delicata lei, rozzo e sgarbato lui. Durante il dramma, la situazione tra i due peggiora costantemente, fino a sfociare in una tragica conclusione.

Blanche e Stanley: sogno e disinganno

I protagonisti di Williams si muovono sulla scena forti di una approfondita, complessa e intima caratterizzazione. Blanche è un personaggio sfaccettato e lacerato dalle contraddizioni: è per lei fondamentale apparire colta, decorosa e rispettabile; tuttavia è un’alcolista e prova un’insaziabile fame sessuale. La predilezione della donna per i ragazzi più giovani («sono dei tali cuccioli. E in primavera fa tanta tenerezza osservarli mentre scoprono per la prima volta l’amore!») è sintomo della sua paura di sfiorire e tentativo di nascondere – prima di tutto a se stessa – gli inevitabili effetti del tempo che passa. Il suo è un nascondimento che si attua non solo nella psiche, ma anche nel concreto. La donna, infatti, non si mostra mai in piena luce («una lampadina nuda mi fa lo stesso effetto di una sgarberia o di una brutta parola»). Blanche vive nell’ombra, l’ombra della vergogna, della menzogna e dell’illusione. E quando qualcuno desidera riportarla alla realtà, lei si ribella: «Mi piace il buio. Il buio mi tiene compagnia».

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A distruggere veementemente questo mondo di fantasia è Stanley. Inizialmente a parole, deridendo ed insultando i comportamenti della cognata; poi con le azioni, strappando la lanterna cinese che Blanche utilizza per affievolire la luce della stanza e chiaro simbolo del suo mondo di finzioni e artifici. Infine, l’uomo si spinge oltre e decide di annientare la donna con la violenza, cancellando le ultime briciole della sua identità.

Un tram che si chiama Desiderio
thatoldpictureshow.com

Williams non scrive un’opera di redenzione e catarsi e i suoi protagonisti rimangono intrappolati nella propria umanità imperfetta e ferita. Stella si arrende a una vita infelice, perché la felicità pare esistere solo nelle fantasie della sorella Blanche, la quale, dopo che la vita le aveva già tolto tutto, si vede spogliata persino delle proprie illusioni per mano di un uomo che, senza possibilità di riscatto, sopraffà e distrugge tutto quello che tocca.

Sesso e violenza

Il divario tra i due antagonisti di Un tram che si chiama Desiderio si manifesta, oltre che nelle loro azioni, anche nel modo speculare in cui si esprimono. Stanley, uomo poco istruito, rude e strafottente, dal carattere volitivo e violento, fa discorsi schietti, sarcastici, privi di tatto e si esprime in modo colloquiale e diretto, sfociando non di rado nell’offesa. Le conversazioni di Blanche, invece, sono sovente intervallate da esitazioni e giri di parole, raffinate metafore e termini in francese, il tutto abbellito da una innaturale compostezza, che sembra voler contenere il fiume in piena che la agita interiormente.

Un tram che si chiama Desiderio
Justwatch.com

Nel testo ritornano ossessivamente metafore e similitudini col mondo animale. È in immagini di tale natura che si avverte con forza la distanza tra universo maschile e universo femminile nell’opera di Williams: ferino e aggressivo il primo, delicato e inerme il secondo.

Al mondo animale si legano anche le due immagini guida del testo: sesso e violenza, intrinsecamente legati tra loro. Sembra che Stanley al fare l’amore preferisca l’accoppiarsi; tant’è vero che le scene di intimità tra lui e la moglie sono sempre precedute e seguite da atti di violenza nei confronti di Stella, legata a lui non tanto da un sentimento, quanto da un’attrazione e un istinto quasi ferini (dopo un furioso litigio, i due «si accostano con gemiti animali»). Per Blanche, poi, rievocare alla mente il suo primo amore significa, senza scampo, pensare al suicidio del marito e dunque alla morte. Morte che pervade il testo nella sua interezza, emergendo in continuazione nei discorsi e tra gli oggetti, come a volersi imprimere su ogni cosa.

«Un tram che si chiama Desiderio»: l’America del secondo dopoguerra

Allontanandosi dalla sola opera e considerando il contesto della sua stesura, emerge un suo ulteriore valore simbolico. Il dramma, infatti, descrive il declino del “Vecchio Sud”, del suo stile di vita agiato, arretrato e conservatore, in lotta con la nascente nuova America. Una lotta che, ancora una volta, si riflette nei valori opposti espressi dai due protagonisti. Se Blache simboleggia i valori del vecchio mondo, come raffinatezza ed eleganza aristocratiche; Stanley, un soldato figlio di un immigrato polacco, rappresenta invece il futuro, la nuova Nazione che va progressivamente formandosi.

Un tram che si chiama Desiderio
Fotografia della rappresentazione teatrale allestita a Broadway nel 1947. Da Madiscon.com

Si può affermare pressoché con certezza che molti dei personaggi di Williams sono basati sulla sua famiglia. Il padre, Cornelius Coffin, era un ubriacone violento. La madre, Edwina, apparteneva a una rispettabile famiglia del Sud. Sia lei che la sorella di Tennessee, Rose, soffrivano di problemi mentali. Per Williams, anch’egli psicologicamente fragile, la scrittura diventa un trattamento, una medicina e anche un modo per analizzare con lucidità la società in cui vive, da lui rappresentata senza veli, ma anzi perseguendo un duro realismo, marca distintiva dei suoi lavori. Ed è proprio il realismo di Un tram che si chiama Desiderio, così inusuale, soprattutto a Broadway, a lasciare scottati gli spettatori dell’epoca. Lo spettacolo, acclamato dalla critica ma ostacolato dalla censura, ebbe un richiamo internazionale sorprendente, dimostrando la capacità dell’arte di valicare qualsiasi confine e barriera.

Cristina Sivieri

 


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Cristina Sivieri

Classe 1996. Laureata in Filologia Moderna, ama stare in compagnia degli altri e di se stessa. Adora il mare e le passeggiate senza meta. Si nutre principalmente di tisane, lunghe chiacchierate e pomeriggi al cinema.