Ormai, nell’immaginario comune, l’Emilia Romagna è la regione della sterminata (e forse monotona) Pianura Padana e della villeggiatura adriatica nei Lidi ferraresi. Se si pensasse ad un eventuale fine settimana di riposo, oltre al mare, al turista verrà in mente Bologna o al massimo – se è un amante della natura – il Parco del Delta del Po. Eppure, spostandosi a ovest, anche l’Emilia nasconde paesaggi variegati e ameni, meno frequentati e forse per questo meno turistici ed estremamente affascinanti, laddove la pianura si incontra con i declivi degli Appennini, ora dolci ora più aspri: sono i territori del Ducato di Parma e Piacenza, costellato di castelli e fortezze medioevali attraverso i quali duchi e feudatari mantenevano il controllo dei terreni coltivati e le vie del commercio che qui si snodavano collegando il centro Italia con la zona nord-occidentale.
Il tour tra i castelli del Ducato è un’occasione dal fascino sia paesaggistico, per scoprire zone dell’Italia spesso sconosciute e considerate secondarie, sia artistico, perché questi castelli e roccaforti sono gioielli architettonici e al loro interno presentano affreschi e collezioni artistiche raffinate, sia storico, percorrendo le lotte tra le famiglie signorili che si successero al controllo di questa zona, sia enogastronimico, tra i sapori tipici dei formaggi e dei salumi parmensi e piacentini (il Parmigiano Reggiano; il Crudo di Parma, la Coppa piacentina) e i gusti dei vini della zona, tra cui il Barbera e il Monterosso, prodotti nelle valli piacentine del Tidone, del Trebbia, del Nure e dell’Arda.
Partendo da Parma si può effettuare una prima fermata alla Rocca Sanvitale di Fontanellato.
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La rocca si erge al centro del borgo medioevale ed è caratterizzata dal fossato d’acqua risorgiva che la circonda, isolandola, in funzione difensiva. La prima torre fu costruita nel 1124 dai Pallavicino e successivamente ampliata dalla famiglia dei Sanvitale, a cui venne ceduta nel 1386. Il castello cela al suo interno una sala completamente affrescata, con scene del mito di Diana e Atteone, dal Parmigianino, considerata uno dei capolavori del manierismo italiano. Nella torre circolare di sud-est si trovano tre rudimentali camere-ottiche, le quali, attraverso un sistema di specchi e di un prisma, riflettono e proiettano l’immagine della piazza antistante su tre schermi, coprendo un arco visuale di 180°. Ciò permetteva di osservare quanto avveniva all’esterno, oltre il fossato, senza essere visti.
Proseguendo in direzione di Fidenza si arriva al Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino, uno dei più antichi e ancora abitato dai discendenti della casata. Fu costruito in un punto strategico, sulle colline che dominano l’attuale Parco Fluviale Regionale dello Stirone. La denominazione “Castello di Scipione” è legata alla leggenda secondo cui la roccaforte sorge su una preesistente villa romana, attribuita a Scipione Calvo. Il castello fu costruito in difesa dei numerosi pozzi di sale, di cui i Pallavicino erano i maggiori produttori.
Passando nella provincia di Piacenza si arriva al Borgo di Vigoleno, uno dei borghi più belli d’Italia.
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Vigoleno costituisce un esempio perfetto della logica abitativa del medioevo. Esempio di borgo fortificato medievale da imponenti mura merlate, sorge sul crinale tra la valle dell’Ongina e quella dello Stirone ed offre un ampio panorama sulle vallate e colline circostanti, godibile dal camminamento di ronda. Al centro del borgo spicca il Mastio; in questa possente torre è ospitato un percorso informativo e fotografico sul borgo di Vigoleno e sulla sua architettura. Un altro edificio interessante del borgo è la Pieve di San Giorgio, uno degli esempi di architettura romanica sacra più importanti del piacentino. Il Castello di Vigoleno è interessante anche da un punto di vista storico, poiché offre una testimonianza circa il succedersi delle famiglie al potere nel piacentino: esso passò dalle mani della famiglia Scotti, a quelle dei Pallavicino, e dei Farnese, e venne più volte distrutto e ricostruito. Per la sua bellezza e integrità il borgo offrì la scenografia per alcune riprese del film Ladyhawke con Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer.
Procedendo verso nord si arriva alla Rocca Viscontea di Castell’Arquato, un altro dei borghi più belli d’Italia.
La Rocca fu eretta tra il 1342 e il 1349 su una preesistente struttura romana (il Castrum Arquatum del III-II sec. a. C.), fortemente voluta da Luchino Visconti. Essa si presenta come una costruzione elegante e dotata di forte coerenza stilistica (l’edificio è tutto realizzato in laterizio) e colpisce l’occhio del visitatore, oltre per la sua bellezza, anche per l’imponenza e la posizione scoscesa.
Il tour prosegue poi verso sud-est, seguendo la strada che costeggia la Val Trebbia, dai panorami mozzafiato, e ci porta al meraviglioso borgo medioevale di Bobbio, sede di uno dei più importanti monasteri medioevali a livello europeo, ovvero l’Abbazia di San Colombano, fondata dal monaco irlandese nel 614.
Essa fu uno dei più importanti scriptorium alto-medioevali (il suo catalogo, nel 982 comprendeva 700 codici) e conservò 25 dei 150 manoscritti più antichi della letteratura latina esistenti al mondo. Il complesso abbaziale del monastero si compone di numerosi edifici: la Basilica e la piazza San Colombano, il corridoio-cavedio con l’abitazione abbaziale, il chiostro interno con il Museo della Città ed i giardini interni, il Museo dell’Abbazia nella zona dell’antico Scriptorium di Bobbio, il porticato con il giardino di Piazza Santa Fara, l’ex chiesa delle Grazie e vari edifici diventati oggi privati o rimasti pubblici come le ex carceri ed il tribunale oggi ostello. Bobbio è anche sede del Castello Malaspina dal Verme, che domina dall’altro il borgo.
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L’ultima tappa conduce, viaggiando tra gli appennini in direzione sud-ovest, dal piacentino di nuovo al parmigiano verso la Fortezza di Bardi, arroccata da più di mille anni sopra uno sperone di diaspro rosso, alla confluenza dei torrenti Ceno e Noveglia. La fortezza ha visto succedersi famiglie e vicende storiche nel corso dei secoli: il nome “Bardi” deriva da Longobardi, ed infatti l’esistenza dell’edificio risale al re d’Italia longobardo Berengario. Fu poi in seguito teatro di lotta tra guelfi e ghibellini, essendo stato acquistato dal ghibellino Umbertino Landi, che ampliò e modificò la rocca per esigenze difensive. Durante il periodo di proprietà della famiglia Landi il castello prosperò e divenne una residenza principesca con pinacoteca e biblioteca. All’estinguersi della famiglia, la rocca iniziò a decadere, passando nelle mani prima dei Farnese e successivamente ai Borboni. Molto suggestivo è percorre il cammino di ronda da cui si ammira tutto il territorio circondate.