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Uncanny Valley, ovvero la perturbante verità della robotica

3 minuti di lettura

Un androide, seduto su una poltrona in mezzo a un palcoscenico spiega la natura dell’umanità a un uditorio. Sembra uno scenario da film fantascientifico, eppure è successo davvero alla Triennale di Milano durante le rappresentazioni di Uncanny Valley dei Rimini Protokoll

La Uncanny Valley

Il binomio utilizzato come titolo dell’opera rimanda alla sensazione di sconcerto e repulsione verso un robot che presenta fattezze simili o quasi identiche a un essere umano. Si parte quindi da questa sensazione di disagio per poter analizzare la differenza tra l’androide e il pubblico che gli è di fronte. 

uncanny valley
 

Il test di Turing

Quello che fa l’androide nello spettacolo è una vera e propria lezione che parte dalla storia del suo doppio (o meglio, il suo originale) Thomas Melle, autore e drammaturgo del testo, per poi procedere nella lettura della condizione umana rispetto alle macchine che l’uomo stesso crea. 

Nello spettacolo viene raccontata la storia di Alan Turing, creatore del primo computer, e di come la sua macchina sia stata fondamentale per la creazione dei moderni computer; ma soprattutto viene spiegato il Test di Turing, un esame per cui una persona viene posta davanti a due figure o voci tra cui bisogna distinguere una macchina da un essere umano

Il pubblico è posto davanti allo stesso esperimento: cosa è macchina di fronte a loro e cosa non lo è?  

Una lezione di umanità 

L’androide quasi prende in giro gli spettatori mentre parla del fatto che non sanno davvero distinguere la loro realtà da quella fittizia, programmata. Il robot gioca col pubblico e sperimenta la sua memoria evidenziando come molti ricordi sono in realtà delle immagini che si è creato a posteriori. 

Quindi quanto è programmato e quanto è vero in noi? 

La celebrazione della casualità 

Rispetto a questa verità dell’umano Thomas/robot racconta come Turing avesse scoperto un fattore di casualità biologico insito in noi, ed è proprio questo che ci rende umani: la possibilità di avere qualcosa di unico e irripetibile rispetto a tutti gli altri e irripetibile rispetto a noi stessi di giorno in giorno. 

Nella rappresentazione di questo spettacolo si vuole celebrare l’errore: quel bellissimo errore che porta all’arte, alla scoperta, all’invenzione e a tutti quei frangenti della vita che non sarebbero esplorati senza una deviazione dal programma. 

Thomas Melle

UNCANNY VALLEY dei Rimini Protokoll
FOG FESTIVAL TRIENNALE DI MILANO
ideazione, testo e regia: Stefan Kaegi
Testo/corpo/voce: Thomas Melle
9-11 maggio 2019 

Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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