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World Press Photo 2015: a Milano
gli scatti del concorso fotografico
più importante del mondo

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9 minuti di lettura

Ancora pochissimi giorni per visitare gratuitamente la mostra annuale del prestigioso premio fotogiornalistico mondiale World Press Photo, alla sua cinquantottesima edizione. Probabilmente uno dei più importanti concorsi di fotografia al mondo, come dimostrato dai ben 5.692 partecipanti provenienti da 131 diversi paesi. In Italia le fotografie selezionate sono ancora esposte fino al 2 giugno a Milano presso la Galleria Carla Sozzani, al numero 10 di Corso Como, a pochissimi passi dalla stazione di Porta Garibaldi. L’esposizione è aperta tutti i giorni dalle 10.30 alle 19.30.

Dal 1955 una giuria di esperti, scelta tra i più accreditati personaggi della fotografia internazionale, si riunisce per valutare le immagini inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam: migliaia di scatti provenienti da ogni parte del mondo, proposti da fotografi, giornalisti, agenzie, quotidiani e riviste. Le fotografie dei vincitori sono pubblicate nel caratteristico catalogo e vengono messe in mostra in tutto il mondo in importanti gallerie e musei; quest’anno il tour ha previsto esposizioni in circa 100 città in 45 diversi Paesi. Unico vincolo (creato per i Paesi in cui vige una rigida censura) è quello di esporre in ogni caso tutte le fotografie che la giuria internazionale ha selezionato. Le immagini più belle che hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti di questo ultimo anno, sui giornali di tutto il mondo, sono state scelte tra le 97.912 fotografie pervenute alla giuria. Sono stati premiati 41 fotografi di 17 nazionalità: dieci i fotografi italiani, tra cui Paolo Verzone, Massimo Sestini, Giulio di Sturco e Andy Rocchelli. Otto le categorie del concorso: spot news, notizie generali, storie di attualità, vita quotidiana, ritratti, natura, sport e progetti a lungo termine.slide_402504_4993604_free

“Foto dell’anno 2014” è il capolavoro del fotografo svedese Mads Nissen del quotidiano Politiken. La foto premiata, esposta in un pannello centrale che fa da spartiacque nella Galleria Sozzani, mostra Jon e Alex, una coppia gay, in un momento di intimità a San Pietroburgo in Russia. La scelta è ricaduta su di un’immagine che oltre a essere esteticamente interessante e di impatto ha anche un forte contenuto sociale e fa parte di un più ampio progetto che affronta il tema dell’omofobia in Russia e in Est Europa. Una foto che cerca il dialogo riguardo a una questione universale, la paura dell’altro e del diverso, e che parla insieme di amore e di odio, lasciando però l’odio fuori dall’inquadratura.

slide_402504_4993592_freeslide_402504_4993596_freeSenza dubbio difficile trattare in un solo scatto un evento o un tema così complesso e drammatico, tra le foto premiate alcune riescono tuttavia a lasciare l’osservatore davvero spiazzato. È il caso dell’immagine, purtroppo sempre attuale, di Massimo Sestini, secondo premio della categoria “news”: il salvataggio di un gruppo di migranti stipati sopra uno dei tanti barconi alla ricerca di una nuova vita in Europa. E’ stata scattata il 7 giugno dell’anno scorso, praticamente un anno fa, eppure resta a chi osserva così tristemente familiare. Altrettanto forte, oltre che di elevata bellezza, la sequenza di Sergei Ilnitsky: la cucina e i dettagli di una casa di Donetsk sventrata durante gli scontri in Ucraina. E così pure quella di Glenna Gordon che ritrae in un reportage fotografico gli oggetti quotidiani di alcune delle centinaia di ragazze rapite in Nigeria dai terroristi di Boko Haram.

Crude e buie invece le immagini di Gaza del fotografo russo Sergey Ponomarev e un doppio riconoscimento va a Jérôme Sessini (1° e 2° premio“storie” nella categoria Spot News) con due storie ucraine: le 298 persone scomparse sul volo della Malaysia Airlines il 17 luglio scorso e gli scontri a Kiev tra polizia e manifestanti. Ha spiegato il fotografo francese in un’intervista: “Non mi piacciono le categorie rigide. A volte c’è arte nel giornalismo, altre giornalismo nell’arte. Coscienza, cuore, bellezza, equilibrio e perdita di equilibrio sono essenziali per me”. Arte e giornalismo si intrecciano del resto da sempre nel concorso World Press Photo.

Ed è proprio di arte che si può parlare, in particolare per alcune delle foto esposte. È il caso dei colori corposi delle immagini di Christian Ziegler per la rivista National Geographic: piante carnivore che divorano le loro prede. Stesso giudizio può dirsi per il primo piano dell’incontro tra le mani dei giovani cacciatori dell’etnia Samburu in Kenya e la pelle di un rinoceronte nero, nella foto di Ami Vitale. Decisamente spettacolare poi il progetto “Effetti Collaterali” di Kacper Kowalski: le foto sono state scattate da un parapendio in Polonia e pongono domande sul rapporto tra uomo e natura: cosa è positivo e cosa no, cosa necessario e cosa superfluo, quale è l’ambiente naturale per l’uomo, un paesaggio vergine intatto o uno modificato secondo le sue esigenze? Sempre dall’alto, ma questa volta da un drone, sono state scattate le fotografie provocatorie di Tomas van Houtryve, secondo premio Reportage. Raduni come matrimoni, funerali, gruppi di preghiera o scuole sono bersagli abituali degli attacchi aerei statunitensi in territorio medio-orientale dal 2002: il fotografo ha ripreso questi momenti vissuti in questo caso proprio negli Stati Uniti d’America. slide_402504_4993614_freezwmgtagzdwjphw08kp9x

slide_402504_4993584_freeDegni di nota senza dubbio le emozioni catturate dai ritratti che spiccano nell’esposizione. Bulent Kilic della Agence France-Presse ha catturato lo sguardo di una ragazzina ferita durante gli scontri del 12 marzo a Istanbul in Piazza Taksim tra la polizia antisommossa e i partecipanti al funerale di Berkin Elvan, quindicenne morto dopo nove mesi di coma per il colpo alla testa di una cartuccia di gas lacrimogeno durante le sommosse contro il premier Erdogan. Darcy Padilla è invece la vincitrice del primo premio nella categoria “Progetti a lungo termine” con il suo “Family love 1993-2014 – The Julie Project” che ritrae la vita disastrata della sieropositiva e tossicodipendente Julie Baird e della sua famiglia in California. Concludono i pannelli della Galleria Sozzani i ritratti firmati Sarker Protik e provenienti dal Bangladesh: i nonni del fotografo trascorrono i loro ultimi anni di vita nella loro casa, i capelli ingrigiscono, i muri si scrostano, restano solo gli oggetti. Luce bianchissima e sfondi altrettanto chiari per la vita sospesa e silenziosa dei due anziani.co27st6syupzp03rjgwzslide_402504_4993608_free

Due chicche da osservare con attenzione: la drammatica sequenza dell’iraniano Arash Khamooshi e il progetto di Lu Guang per Greenpeace International. Il primo ritrae l’impiccagione in Iran di un giovane condannato per omicidio e l’intervento della madre della vittima che interrompe l’esecuzione schiaffeggiando il prigioniero a mo’ di perdono simbolico, il secondo ha come scopo una ricerca dettagliata delle conseguenze e delle cause dell’inquinamento in Cina come dimostra la toccante immagine centrale di un uomo che scava una fossa per un neonato abbandonato trovato morto a causa di malformazioni fisiche.nctojvgyx7s7nyxjtzbo

La mostra è una interessante (e gratuita) occasione sia per esperti sia per appassionati occasionali, c’è arte e c’è giornalismo, molte delle immagini sono forte spunto di riflessione e memorandum dei più importanti eventi mondiali dell’anno passato. Facile da raggiungere, ospitata in una cornice raffinata quale è quella della Galleria Carla Sozzani, situata all’interno di un piccolo cortile fiorito a pochi passi dai grattacieli di Piazza Gae Aulenti.

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Alessia Carsana

Sono nata ad agosto nel 1992. Vivo tra le montagne in provincia di Lecco, ma scappo spesso in città. Ho studiato Lettere Moderne all'Università Statale di Milano e mi incuriosisce la Linguistica. Cerco di scrivere, di leggere e di vedere quante più cose possibili. Cerco storie. Amo i racconti, la scultura, la poesia, la fotografia. Mi piacciono i dettagli, le simmetrie, i momenti di passaggio.

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