L’odierna sensibilità ambientale impone un’indagine rigorosa di quelle che Remo Cesarani definiva «convergenze», ossia le molteplici intersezioni tra territori altri, tesi a una contaminazione finalizzata allo sguardo ampio, alla messa a fuoco di un’urgenza che le categorie predisposte – svincolate da confluenze – impediscono di realizzare. Il rapporto tra letteratura ed ecologia si pone, in tal senso, come un dato cogente, trattandosi dell’intreccio più rappresentativo di quello sforzo volto a sondare l’innegabile degradazione del patrimonio ambientale, il passaggio, spesso nefasto, dell’uomo sulla terra.
La scelta di campo non è peregrina, giacché le rappresentazioni poetiche e narrative costeggiano quella zona dai contorni labili che è l’immaginario, serbatoio di forme e motivi variamente ri-declinabili, impossibile da ricondurre a un grado zero e pertanto capace di intercettare paure, immagini e rimossi. Per decifrare la complessità di una natura piegata all’intervento umano è dunque opportuno ricorrere a strumenti laterali, che fungano da porta d’accesso a scenari altrimenti invisibili, destinati a muoversi sulla superficie apparentemente liscia della cronaca.