A novant’anni dalla prima assoluta di Santa Giovanna dei macelli, di Bertolt Brecht, Natalino Balasso porta in scena una rivisitazione apocrifa – come da lui stesso definita – dell’opera brechtiana. Giovanna dei disoccupati, presentato al Teatro Sociale di Trento tra l’11 e il 14 dicembre, è una coproduzione di Centro Teatrale Bresciano, Emilia Romagna Teatro, Teatro Stabile di Bolzano.
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L’operazione che Natalino Balasso fa con la sua riscrittura di Santa Giovanna dei macelli è una trasposizione delle grandi tematiche che hanno mosso e ispirato Brecht nei giorni nostri. L’autore tedesco è celebre e apprezzato per l’interesse profondo che aveva verso le ingiustizie della società a lui contemporanea, che con arguzia ed enorme talento ha saputo tradurre in arte. Al centro delle sue opere vi sono l’attacco al capitalismo e alle sue dinamiche spietate, così come l’incapacità e la corruzione che hanno portato spesso la classe operaia a non riuscire a svincolarsi dalle stesse. Ma c’è anche la fascinazione per la complessità dell’animo umano e della mente. Tutto questo è qualcosa di profondamente contemporaneo, come cerca di dire lo spettacolo Giovanna dei disoccupati.
Il testo di Brecht è ambientato a Chicago, nel 1929, dunque nel pieno di una delle peggiori crisi economiche che abbiano mai colpito l’Occidente. Protagonista è Giovanna Dark, missionaria cristiana che predica l’umiltà e l’aiuto verso i poveri e i bisognosi. Mossa da grandi ideali, Giovanna si ritrova presto ingannata da un ricco industriale, che la manipola e la sfrutta a proprio vantaggio contro la classe operaia in rivolta. La protagonista muore dunque con il rimorso di essere caduta nella trappola dei padroni e di aver, seppur involontariamente, causato la sconfitta dei lavoratori.
Allora come oggi
Nella società attuale, profondamente mutata e divenuta certamente più complessa, è tristemente facile trovare le analogie rispetto a quanto narrato quasi un secolo fa. Prevaricazione, inganno, profitto, ipocrisia sono le parole cardine di una società individualista, che sembra non guardare in faccia nessuno, premiando i più forti e schiacciando i più deboli.
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Natalino Balasso immerge i personaggi brechtiani in una modernità grottesca. Parlano con parole nuove, vestono abiti nuovi, ma rimangono incastrati «nel terreno della dominanza e della sudditanza». Chi cerca di cambiare il mondo rendendolo un posto migliore, più equo, spesso non ha gli strumenti per farlo. Chi potrebbe concretamente fare qualcosa, semplicemente non ha gli interessi per farlo. È una legge crudele proprio perché estremamente semplice, lineare. Talmente semplice e lineare da rimanere immutata per decenni, secoli, millenni.
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