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«A Star Is Born»: Lady Gaga e Bradley Cooper, un duo che non convince ma emoziona

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Buio e applausi in lontananza. Si apre così A Star is Born, remake di un film del 1938 e debutto alla regia di Bradley Cooper, anteponendo il suono (ma spesso anche il rumore) all’immagine, l’udito alla vista. E non potrebbe essere altrimenti visto il soggetto della pellicola: l’ascesa, e soprattutto la trasformazione, della cantante Ally (Lady Gaga) e il declino musicale e personale del suo amato Jack (Bradley Cooper).

A star is born
Asac – La Biennale di Venezia

Tra due estremi niente male

Una scelta dunque dovuta ma al contempo interessante, la quale giova quasi esclusivamente ai primi e agli ultimi minuti del racconto, diluendosi invece lungo uno svolgimento che asseconda gli sguardi, banalizza le immagini ed annacqua un melò altrimenti godibile.

A voler quindi trovare ciò che caratterizza queste due piacevoli estremità, si potrebbe notare come, senza accennare spoiler, il numero di scene in cui i due protagonisti interagiscono tra loro in lunghe e didascaliche conversazioni appaia decisamente limitato. Perché se da un lato è indiscutibile come sia il loro relazionarsi il vero centro di una storia che mischia dramma e commedia romantica, dall’altro è proprio quella stessa relazione a dare il via ad una serie interminabile di sequenze confuse in una recitazione mai totalmente convincente.

A star is born
Asac – La Biennale di Venezia

Da cantante ad attrice, o forse no

Non riesce quindi a persuadere l’accoppiata Gaga – Cooper, abbandonata a una regia incerta e a una sceneggiatura che millanta un amore spassionato ed esprime, nello svolgimento, ma non nel finale, un sentimento confezionato. Eppure, nonostante la recitazione, Lady Gaga in sé funziona, perché è lei l’idea che dona vita ad una storia che incrocia il vissuto personale dell’artista con il personaggio di finzione.

Alcuni dei migliori momenti di A Star is Born provengono infatti proprio dal passato della pop star, permettendo così alla storia, ma soprattutto all’interpretazione, piccoli momenti di fuga da quella realtà a tratti persa nella soap ingessata. Certo, siamo in una racconto che porta una ragazza bruttina a passare dall’essere cantante di un locale di draq queen al palco di un grande concerto rock nel giro di ventiquattrore, ma l’insieme di questi tanti acceleramenti narrativi restituisce comunque un’insieme affascinante e giustificabile.

Osservare infatti Lady Gaga in quel locale di Drag Queen crea un’intensità non secondaria nel computo del film, e ciò anche perché in quel locale, Lady Gaga, ci cantò veramente anni fa, esattamente quando condivideva con il proprio personaggio la certezza che non sarebbe mai potuto essere nulla più di quello.

La realtà, la rievocazione, aiuta quindi una non – attrice ad aggrapparsi al vissuto per intrecciare un personaggio altrimenti altalenante.

A star is born

La storia delle storie, la storia d’amore

Cosa resta dunque del debutto alla regia dell’attore de Il Lato Positivo? Dal punto di vista tecnico non troppo e da quello narrativo un coinvolgimento a chiazze mal disposte, seppur con un crescendo interessante. Ma poiché viene da chiedersi perché abbia scelto una storia già in passato raccontata e rivista per introdursi alla regia è interessante notare come sembri lui stesso, all’interno del film, a provare a darci una risposta. In una scena cruciale vediamo infatti la saggia figura del fratello di Jack, Bobby (Sam Elliott) , guardare negli occhi Ally e spiegare come la musica non sia altro che 12 note uguali per tutti in continua ripetizione. «12 note tra un’ottava e l’altra e la storia si ripete all’infinito,

E tornano e tornano, e tu cosa puoi fare? Suoni, la stessa musica di sempre in un modo solo tuo». Voleva raccontare una storia dunque, personale anche, ma la storia delle storie è comunque sempre stata solo quella: la storia d’amore.

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Alessandro Cavaggioni

Appassionato di storie e parole. Amo il Cinema, da solo e in compagnia, amo il silenzio dopo una proiezione e la confusione di parole che esplode da lì a poche ore.
Un paio d'anni fa ho plasmato un altro me, "Il Paroliere matto". Una realtà di Caos in cui mi tuffo ogni qual volta io voglia esprimere qualcosa, sempre con più domande che risposte. Uno pseudonimo divenuto anche canale YouTube e pagina instagram.

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