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Agcom sanziona le TV: par condicio in campagna elettorale

L’AGCOM procederà a sanzioni verso la RAI, RTI, la7 e SKY per presunti sbilanciamenti nei tempi di parola durante la campagna elettorale. La libera scelta è ormai un mito?

3 minuti di lettura

L’Agcom, l’autorità per le garanzie delle comunicazioni, procederà a sanzioni verso le emittenti televisive Rai, Rti, La7 e Sky per presunti sbilanciamenti nei tempi di parola previsti per le rappresentanze politiche durante la campagna elettorale. Riemerge quindi, come da tradizione delle elezioni politiche, il tema della par condicio, traducibile in condizioni di equità nei tempi di presenza televisiva dei vari esponenti istituzionali in modo da garantire un pluralismo visivo e propagandistico in un giusto minutaggio. Già nei mesi scorsi è stato richiamato all’ordine un giornalista di lungo corso come Bruno Vespa per il dibattito Letta-Meloni, ricordando al “quasi-padrone di casa” di non essere negli USA o nel Regno Unito.

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Il dibattito

Enrico Mentana, direttore del Tg La7, noto per la sua propensione nel rompere la “quarta parete”, ha a sua volta richiamato il Garante chiedendo che l’interferenza di quest’ultimo non condizioni la purezza del lavoro del giornalista: «non insegnateci il nostro lavoro», ha rimproverato. Enrico Mentana tuona inoltre sulla natura politica dell’AGCOM, il cui Presidente è nominato su proposta del Presidente del Consiglio d’intesa con il Ministro dello sviluppo Economico e le Commissioni parlamentari competenti, mentre i due Commissari sono nominati ciascuno da Camera e Senato. La fonte di riflessione presenta un bivio riguardo la democraticità all’interno di una democrazia esercitata da due punti di vista differenti. Il primo riguardo il controllo sugli strumenti della democrazia che ne rispettino la natura permettendosi l’interferenza senza bussare, il secondo sulla totale libertà ed indipendenza degli stessi mezzi mantenendone l’autonomia da sguardi esterni. La domanda è chi dei due produca democrazia nel loro agire ovvero se entrambe nello stesso la producano indirettamente.

TV e politica

La televisione è lo strumento d’informazione ancora più diffuso, sulla quale le idee molto spesso poggiano e tuttora rimane ancora un diffusore potente nella costruzione del cittadino. Verrebbe da dire “cittadino politico”, inteso nella propria formazione di una coscienza politica, ma molto assiduamente la televisione contribuisce ed ha contribuito in passato ad una costruzione sociale, di usi e costume del cittadino italiano. La “scatola luminosa” quindi trattiene ancora in sé un potere enorme e per questo non può essere abbandonata nel suo funzionamento, ed in questo ci viene in aiuto la Storia. La par condicio fu introdotta dal Governo d’Alema per affievolire il gigantesco peso mediatico dell’allora leader del centro-destra Silvio Berlusconi, padrone di Mediaset. La figura dello spot elettorale in televisione fu spazzata via dalla par condicio per evitarne l’inondazione sui canali Mediaset da parte del suo padrone.

Il caso Rai

Il problema della “partitizzazione” della Rai, le cui quote di maggioranza sono in mano al Ministero dell’Economia e delle Finanze e le nomine dei piani alti dell’amministrazione delegate alla Commissione vigilanza Rai, la cui Presidenza riservata ad un esponente dell’opposizione parlamentare, confluì nell’urlo liberatorio del giornalista e conduttore Michele Santoro durante la puntata di Annozero del 2011: «dovete lasciare libera la Rai». Come non dimenticare “l’Editto Bulgaro” con il quale Berlusconi cacciò Michele Santoro, Enzo Biagi e il comico Daniele Luttazzi per un uso “criminoso” della Tv pubblica.

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Questione di democrazia?

La democrazia, quindi, ha sempre permesso attraverso le sue zone grigie lo sbilanciamento del potere nel mezzo comunicativo e per evitare tutto questo, forse, la libertà si nasconde nella “scelta”. La scelta ovvero la libertà di poter decidere attraverso una visione critica, di arginare l’interesse verso un certo canale preferito soggettivamente. Il mito della libera scelta purtroppo porta con sé una contraddizione che si scopre non nell’aumento della qualità, ma in un vertiginoso appiattimento e semplificazione dell’informazione, non ponendosi come strumento per una visione critica della realtà ma come catalizzatore dell’audience, degli ascolti o del following sui social network.

Il mondo dei social è l’impero della libera scelta, dove si riscontra l’abbassamento della qualità dell’informazione e la sua conseguente trasformazione in “paradiso” per la forza politica catapultata in un mondo senza regole, dove tutto vale, dove non arriva la par condicio. La propaganda social di Matteo Salvini è stata chiamata “Bestia” dalla stampa, in una giungla, appunto, quale il mondo dei social, non ancora esplorata, ove non esistono sanzioni per i “minuti”.

Il ragionamento fa nascere molte più domande che risposte. Galleggia nella differenza tra critica e informazione, facce della stessa medaglia, che osservate da angolature diverse mostrano parzialità ed imparzialità. Forse la Democrazia è un prisma, forse è la libertà della parola ma allo stesso tempo il controllo sulla parola. Forse è la libertà di scelta che al contrario polarizza la scelta. Forse la democrazia parte da noi, forse ci viene insegnata. Da una parte la Democrazia è questione di vita o di morte, da una parte è solo questione di minuti.

Davide Ceccato

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