Con 66 senatori e 119 deputati, Fratelli d’Italia è senza dubbio il vincitore delle elezioni politiche 2022. Nel giro di qualche giorno, tutto permettendo, l’Italia dovrebbe avere un governo di centrodestra, probabilmente a guida Giorgia Meloni, che diventerebbe così la prima premier donna d’Italia. Adesso, tra il 10 e il 13 ottobre si dovrà tenere la prima seduta di Camera e Senato con l’elezione dei presidenti delle due camere. Presumibilmente dal 24 Ottobre, invece, dovrebbero avere inizio le consultazioni al Quirinale al termine delle quali tutto ci fa pensare che avremo il giuramento del nuovo governo di centrodestra.
I pericoli per Giorgia Meloni
Ma, se è vero che Giorgia Meloni ha vinto e stravinto le elezioni, è anche vero che la strada per colei che si appresta a divenire la prima premier donna d’Italia non è del tutto in discesa. Molte sono ancora le incognite e tutto può andare storto: il problema non sta tanto nel suo partito, in cui gode di un consenso più che solido, ma negli altri due partiti del centrodestra (Lega e FI), che, seppur minoritari, sono fondamentali per la tenuta di un futuro governo. La Lega, infatti, è minata dai mal di pancia interni, alimentati soprattutto da chi sul territorio ha sempre raccolto voti e si vede ora penalizzato da una linea politica ballerina (uno tra tutti Luca Zaia).
Le debolezze degli alleati
Perché è chiaro che, se la Lega ha dovuto affrontare questa debacle, e di debacle si tratta checché ne dica Matteo Salvini, la colpa è solamente del suo segretario e della sua linea. Dunque, c’è il rischio di cambiare segretario, con conseguente caos interno al partito, parlamentari senza leader e possibili scissioni o vendette contro una Meloni che, di fatto, ha “rubato” gli elettori sotto il naso degli alleati. E anche guardando Forza Italia le cose non vanno meglio: Silvio Berlusconi sa che il suo partito è l’ago della bilancia di un futuro governo e le sue recenti prese di posizione ultra moderate e filo europeiste mal si coniugano con l’euroscetticismo meloniano.
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Possibili scenari
Dunque, potrebbe bastare poco, anzi pochissimo, per provocare un fuggi fuggi dal governo (si pensi a quanti hanno lasciato il partito quando Berlusconi ha abbandonato Mario Draghi). Ad esempio, di fronte a un niet di Mattarella o dell’UE su qualche provvedimento, potrebbero essere in molti ad abbandonare la nave in nome dell’europeismo e della moderazione, aspettando sulla riva del fiume la carcassa di Fratelli d’Italia. Chiaramente, in quel caso, si potrebbe persino prospettare una nuova maggioranza “ampia”, che vada dal PD (o quel che ne rimarrà dopo Enrico Letta) ai 5s al Terzo polo passando per Forza Italia e i rimasugli della Lega, con somma gioia di Mattarella. Ancora prima del governo, il centrodestra potrebbe spaccarsi, ad esempio, sull’elezione dei presidenti delle camere. Ad ogni modo, molto dipenderà anche dalla capacità dell’opposizione di essere recettiva, cogliere i segnali e giocare d’ingegno.
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Il teatrino della politica
Inizia insomma il valzer politichese del post-voto, in cui chi pensa di aver già vinto deve fare molta attenzione, perché le trappole sono dietro ogni angolo. E’ una lenta, estenuante partita di scacchi in cui anche chi sembra spacciato può ribaltare tutto (e questo forse è la migliore dimostrazione della democrazia). Che la Meloni sia un’eccellente scalda piazze e arruffapopolo non c’è dubbio, ma ora bisogna vedere quanto bene sa districarsi tra gli inciuci di palazzo, i finti amici e i vaudeville dei leader.
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