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@Lorenzo Ceva Valla

Al Piccolo Teatro tre donne per Balzac

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7 minuti di lettura

Il grande pubblico ha cominciato ad amarla per il suo personaggio ne La meglio gioventù (che le è valso il Nastro d’Argento 2004), ma Sonia Bergamasco riversa le sue doti creative soprattutto a teatro, come attrice versatile e regista. Lo scorso anno il Teatro Franco Parenti ha ospitato due importanti interpretazioni, da Irène Némirovsky  e Ingeborg Bachmann. E ora, fino al 30 aprile al Piccolo Teatro, si può apprezzare la sua regia di Louise e Renée, riduzione drammaturgica di Stefano Massini dal capolavoro di Honoré de Balzac, Memorie di due giovani spose (1842). Ancora in primo piano è l’universo femminile, scisso in due solitudini che dialogano a distanza.

Le due eroine di Balzac si scambiano lettere, riversando sulla carta la propria intimità emotiva: la scrittura ha il compito di tracciare il paesaggio dell’anima. È questa esposizione del sé che rende possibile e credibile la trasposizione del romanzo epistolare a teatro. La comunicazione virtuale delle protagoniste viene resa in praesentia, perché affidata al meccanismo teatrale, capace ad esempio di colmare le ellissi temporali (l’una incalza l’altra con la risposta immediata alle domande), ma anche paradossalmente di amplificare le distanze, come quando sembrano allontanarsi dal proprio scritto, per rivivere l’illusione del passato o per interrogarsi sulle parole.

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La scenografia raffinata ed essenziale rafforza l’idea di un dialogo potenziale, della mente, e i tagli di luce rendono lo spazio ancor più rarefatto. Uno schermo velato è fondale pronto a trasformarsi in superficie speculare e pannelli semitrasparenti attraversano il palco in orizzontale, creando magici effetti di luci e ombre: sono i chiaroscuri della vita e le barriere diafane che ingabbiano e allontanano le due protagoniste.

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Louise (Isabella Ragonese) e Renée (Federica Fracassi) hanno trascorso insieme l’infanzia in un collegio-convento di carmelitane. Chiuse al mondo di fuori, hanno condiviso nove anni di vita insieme e si sono promesse amicizia eterna. «Amica, sorella, specchio e rovina» comincia una delle lettere, rivelando la consapevolezza dell’intimità e del riconoscimento nell’altro, che può diventare però anche scontro di egoismi. Le due amiche si somigliano (entrambe hanno capelli rossi e indossano abiti bianchi e fluenti), forse perché sono il duplice volto di una stessa donna: pacata razionalità e passione tumultuosa.

Nell’Ottocento le alternative per le giovani donne sono il convento o le nozze combinate. Renée, figlia di possidenti di provincia, sarà infatti costretta dalla famiglia a un matrimonio di convenienza; Louise invece rivendica la propria libera scelta: rifiuta il convento, accetta il rischio di essere fanciulla senza dote, e si lancia nel vortice dei salotti parigini.

Le lettere sono “spremiture” di sentimenti ed emozioni, e su tutto domina l’amore: forza travolgente e sconosciuta da ritrovare nell’ordine convenzionale delle piccole cose (Renée) o da addentare con frivolezza (Louise). L’esito sembra prevedibile: una matrona di campagna soddisfatta e una belle dame capricciosa esperta nella seduzione. Ma l’amicizia si incrina e i caratteri cambiano: nonostante tutto, il matrimonio combinato allontana le fantasie sull’Amore ideale, fa scoprire le virtù della vita “concreta” e la dolcezza della maternità, mentre il bel mondo scintillante si rivela pieno di belve, a cui forse si può sfuggire gettandosi fra le braccia di un amore che si alimenta di sogni, purtroppo effimeri.

Pregevoli le interpretazioni. Più monocorde e quasi affettata quella di Louise-Ragonese, come se volesse illudere perfino se stessa della propria felicità costruita ad arte, che però fra poco si sbriciolerà. Come sempre splendida la Fracassi, che riesce a dosare luci e ombre di Renée, in apparenza pecorella mite e rassegnata, ma razionale, consapevole della propria femminilità e capace di una forza impensabile.

Un’immagine simbolica e poetica coinvolge le amiche in una danza bella e crudele: entrano in scena ruotando su se stesse e srotolano così il proprio corpetto. Sembrano padrone dei movimenti, quasi fosse un esercizio di emancipazione e libertà. Ma una voce off impartisce ordini, come in una lezione di danza, e i movimenti allora si fanno rigidi e vorticosi: è il nastro del corpetto a dominarle, cioè le convenzioni della società, che le intrappolano in una gabbia. Renée riesce più dell’amica ad adattarsi, a ricavarsi margini di senso; la vitalità di Louise piano piano invece si spegne, forse per sempre.

@Lorenzo Ceva Valla

Di forte impatto la conclusione: nel buio, Renée accende una candela e chiama l’amica, di cui non ha notizie da più di un anno, dopo che hanno troncato i rapporti. «Ti aspetto», sussurra prima che la fiammella si spenga. Per trovare una luce nell’esistenza abbiamo bisogno dell’altro, per comunicare e scoprire noi stessi nei suoi occhi. La comunicazione interrotta sembra rivolta a noi. E tu, spettatore, hai capito che cos’è l’amore, l’amicizia, la felicità, il tempo?

 

Louise e Renée
da “Mémoires de deux jeunes mariées” di Honoré de Balzac
drammaturgia di Stefano Massini
regia di Sonia Bergamasco
con Federica Fracassi e Isabella Ragonese
Piccolo Teatro, Milano
21 marzo-30 aprile 2017

 

Gilda Tentorio

Grecia e teatro riempiono la mia vita e i miei studi.
Sono spazi fisici e dell'anima dove amo sempre tornare.

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