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Al “Visa pour l’Image”
l’attualità vista
dai migliori fotoreporter

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6 minuti di lettura

Visa pour l’Image è il Festival Internazionale del Fotogiornalismo che si svolge dal 29 agosto al 13 settembre a Perpignan, città francese nel dipartimento dei Pirenei Orientali, al confine con la Spagna.

L’evento è giunto quest’anno alla 27ª edizione e propone uno sguardo sul mondo, affrontando i temi di attualità internazionali più recenti, con proiezioni serali nel suggestivo chiostro di Saint-Jean, con simposi, conferenze e la possibilità di incontrare le agenzie fotografiche più importanti, con le mostre dei più grandi fotoreporter, allestite per tutta la città.

Una cronaca per immagini, talvolta violente e brutali ma che rappresentano la realtà nuda e cruda degli avvenimenti, e proprio per questo esposte, nonostante le critiche. Scelta coraggiosa di Jean-François Leroy, direttore del festival.

Ventisei le mostre itineranti nel paese, ve ne segnaliamo solo alcune.

 

Linsey Addario

Una donna americana, madre, fotoreporter di guerra, collaboratrice del National Geographic. Da 15 anni segue i più feroci conflitti: Iraq, Darfur, Libano, Afghanistan, Congo, Libia, dove nel 2011 ha subito il rapimento da parte dei soldati di Gheddafi, e Siria, da dove per il New York Times ha raccontato la fuga dei siriani dalla guerra civile, in corso da 5 anni. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, circa 4 milioni di persone sono fuggite dal paese dall’inizio del conflitto e 7,6 milioni di persone sono state sfollate. Per questo reportage, Lynsey Addario è stata anche nelle nazioni vicine, compresa la Turchia, il Libano, la Giordania e l’Iraq. Ispirato alla sua autobiografia It’s What I Do: A Photographer’s Life of Love and War, pubblicata nel marzo scorso, potrebbe essere realizzato un film per la Warner Bros, che ne ha acquistato i diritti, con la regia di Steven Spielberg e l’attrice Jennifer Lawrence ad interpretare l’Addario.

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Aprile 2013 – Un siriano e le sue due figlie oltrepassano illegalmente il confine con la Giordania © Linsey Addario

 

Daniel Berehulak

L’epidemia di Ebola in Africa occidentale è stata la più grande mai registrata, con più di 10.000 vittime. Le immagini del fotoreporter australiano, scattate in Liberia, Guinea e Sierra Leone per un periodo di quattro mesi in missione per il New York Times, mostrano le conseguenze della crisi sanitaria: il personale sanitario oberato, i centri di trattamento affollati all’inverosimile, famiglie e comunità distrutte. Per questo reportage, Berehulak ha vinto il Premio Pulitzer 2015 nella categoria Feature Photography.

MONROVIA, LIBERIA - SEPTEMBER 05, 2014: James Dorbor, 8, suspect
Monrovia, Liberia, settembre 2014 – © Daniel Berehulak

 

Marcus Bleasdale

Mentre i media si interessavano ad altri conflitti, migliaia di persone hanno continuato ad essere massacrate nella Repubblica Centrafricana e centinaia di migliaia di persone hanno lasciato il paese. Tra l’ottobre 2013 e il febbraio 2015, il fotogiornalista inglese ha trascorso diversi mesi in un clima di violenza e di odio che non avevamo più visto in Africa dal Rwanda nel 1994 per raccontare un orrore senza fine. Bleasdale ha vinto il World Press Photo Award 2014, categoria “Questioni contemporanee”, con il reportage The Last of the Viking Whalers.

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Bangui, l’inferno nella Repubblica Centraficana, la vendetta della comunità cristiana © Marcus Bleasdale

 

Omar Havana

Il 25 aprile 2015, un terremoto di magnitudo 7,8 della scala Richter ha colpito il Nepal, provocando quasi 9.000 morti e 22.000 feriti, lasciando centinaia di migliaia di senzatetto e distruggendo monumenti storici. Lo spagnolo Havana Omar era di base in Nepal dall’ottobre 2014, è subito sceso in piazza per assistere al caos e al disastro umanitario che si apriva davanti ai suoi occhi. Le sue immagini mostrano non solo il dolore e la sofferenza del popolo nepalese, ma anche la forza e la determinazione per ricostruire il paese e, a poco a poco, tornare alla vita normale.

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Aprile 2015, i soccorsi dopo il terremoto in Nepal © Omar Havana

 

Non solo foto di guerre, disastri naturali, esodi ed eventi tra i più drammatici in esposizione al Visa pour l’Image.

 

Stephanie Sinclair

Nella valle di Kathmandu, le ragazze in età prepuberale del popolo Newari sono venerate come divinità. Sono le Kumari, incarnazioni della dea Taleju Bhavani, protettrice del Nepal, ritenute capaci di predire il futuro, guarire i malati, esaudire i desideri e fornire protezione e prosperità. Collegano la terra al divino e hanno molti fedeli. Il reportage della fotoreporter americana per National Geographic permette di entrare nel mondo chiuso delle dee-bambine viventi.

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Fotografando le Dee Viventi nepalesi © Stephanie Sinclair

 

Per l’Italia, presente il napoletano Giulio Piscitelli a cui la collega Fausta Riva ha dedicato questo articolo.

 

 

 

 

 

 

Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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