Quest’anno l’edizione del Perpignan Visa Pour l’Image si svolge dal 29 agosto al 13 settembre. Il festival internazionale, affrontando temi di estrema attualità e concretezza, si è guadagnato negli anni l’appellativo di “la più grande rivista del mondo”
Uno dei protagonisti di quest’anno è Giulio Piscitelli, fotografo freelance classe 1981, originario e residente a Napoli.
La presenza al festival del suo progetto è quanto mai attuale, ricca e completa, in grado, con la giusta dose di spontaneità, di attirare gli sguardi increduli di tutto il mondo, grazie alla sua visione attenta volta verso problemi attuali e, soprattutto, umanitari che stanno soffocando la nostra società. Dopo la laurea in sociologia comincia ad appassionarsi alla fotografia e a collaborare con agenzie di news italiane e straniere.
From There to Here è un progetto che racconta passato e presente di una situazione che si fa sempre più planetaria, un lavoro che l’autore coltiva delicatamente e coraggiosamente da quattro anni e che l’ha portato a imbarcarsi e a sbarcare più volte, con tutti i pericoli che questo comporta, a soffermarsi nelle baracche fatiscenti dove vivono i migranti prima di imbarcarsi. Giulio Piscitelli ha deciso di fermarsi lì, tra bambini, sacchi della spazzatura, fogli di cartone usati come coperte e qualche sorriso, nonostante tutto, per raccontare il viaggio della speranza da un punto di vista unico, stretto e ravvicinato, quello dell’immigrante che percorre quell’avventura “da là a quà”
L’attualità dei suoi scatti si concretizza in un clima di visioni e sentimenti contrastanti, in cui il modernismo sembra portare con sé un’immensa frattura umana che sta mettendo popoli contro altri popoli, persone contro altre persone. Mentre creiamo comunità che rassomigliano più a musei delle porte chiuse con i suoi recinti, le strade cieche e gli sguardi chiusi.
From There to Here con l’uso magistrale della scrittura fotografica, spiega quanto c’è di vero e quanto di umano in tutto questo: andando oltre i titoli delle testate giornalistiche e la povertà spirituale, entra nei campi dei rifugiati, percorre il deserto, segue le rotte di chi naviga per giorni interi in condizioni estreme.
«Mi ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista, il loro. Nei loro occhi c’era la paura, la speranza, la voglia di cambiare, la sorpresa di poter arrivare in un nuovo posto. E ricominciare. Alcuni erano preparati, avevano provato altre volte, erano stati rimpatriati e ci riprovavano, perché vale la pena provarci, sempre».
«C’era chi arrivava davanti alla barca, metteva i piedi in acqua e restava lì, immobile, spaventato, di più, terrorizzato da quell’enorme scatolone d’acqua da affrontare di notte. C’era chi veniva dall’interno e vedeva il mare per la prima volta. E si arrendeva, dopo aver fatto chissà quale viaggio. È stata dura, la traversata. Un viaggio nel buio, fra le onde, senza poterci muovere. Fino all’approdo, liberatorio».
«Quando sono in giro nella mia città, nelle nostre città cerco quei volti. Nei loro occhi rivedo quello che hanno passato. E tanta umanità».
Le parole del giovane fotoreporter sono chiare, proprio come le sue immagini che ha voluto condividere per gettare un po’ di luce su una storia tanto oscura, che prosegue inesorabilmente da anni. Forse da sempre.
Per questo suo lavoro illuminante vince la borsa di studio della Magnum Foundation Emergency Fund che utilizza per poter continuare a lavorare a From There to Here. Consapevole che c’è sempre qualcosa di nuovo da raccontare.
Il viaggio d’Ulisse rappresenta da sempre la metafora dell’uomo che, tra mille esperienze e avventure, naviga per il mondo portandosi dietro la sua storia, le sue emozioni, le speranze, le gioie e i dolori ma soprattutto la curiosità, la voglia di conoscere e di scoprire. Così Giulio Piscitelli, italiano di nascita, sfida il mare per raccontare chi italiano vorrebbe diventarci, o perlomeno europeo, per provare cosa significa essere nati occidentali.
Per il progetto completo http://giuliopiscitelli.viewbook.com/from-there-to-here
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