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L’Allegria di Giuseppe Ungaretti, poeta dell’analogia

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9 minuti di lettura

Il 24 maggio 2015 si è celebrato il centenario dall’inizio, per l’Italia, sempre un anno in ritardo, della Grande Guerra. Se la seconda guerra mondiale e i suoi orrori hanno trovato voce e testimonianza letteraria nella prosa, da Primo Levi ai gradi romanzi della resistenza di Fenoglio sino all’inconsapevole Anna Frank, la Grande Guerra è stata cristallizzata nelle ellittiche immagini e spezzate frasi poetiche de L’Allegria di Giuseppe Ungaretti.

Ungaretti si inserisce nella grande stagione poetica del primo Novecento italiano, caratterizzata dalla nuova ricerca espressiva, dopo la perdita dell’aureola decretata dal grande Simbolismo francese e la violenta spinta di rinnovamento propugnata dalle avanguardie. Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888, si trasferì poi a Parigi, dove frequentò Apollinaire e vari artisti d’avanguardia: lì conobbe anche Palazzeschi, che lo invitò a collaborare alla rivista Lacerba dove apparvero le sue prime poesie. Il contatto con le avanguardie instillerà in Giuseppe Ungaretti quel sentimento di necessità intrinseca di rinnovamento della poesia e distacco quasi violento dalla tradizione che inserirà nel suo primo lavoro poetico, ultimato, dopo una serie di rifacimenti e cambi di titolo, nella raccolta che ha nome L’Allegria.

Giuseppe Ungaretti

Prima Allegria di naufragi, titolo più che mai esplicativo della sua poetica, poi Il porto sepolto, infine, nel 1931, la raccolta di Ungaretti vede la sua veste definitiva sotto l’emblematico nome, quasi una liberatoria esclamazione, de L’Allegriasuddivisa in cinque sezioni: Ultime, Il Porto Sepolto, Naufragi, Girovago, Prime. Il titolo allude ad una paradossale vitalità, paradossale se si pensa a cosa racchiuda la più famosa delle sezioni, Il Porto Sepolto: le poesie dell’esperienza di guerra.

VEGLIA
Cima Quattro il 23 dicembre 1915


Un’intera nottata
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la bocca
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d’amore

Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita.

Nella ricerca di una poesia sottile e ricca di sfumature, ne L’Allegria Ungaretti pare recare le tracce di un’esistenza concreta, una poesia al tempo stesso essenziale, anche immagine della “vita di un uomo”. L’allegria vitale di questo uomo che cerca il segreto dell’esistenza nella parola è, a tratti, aggressiva ed invadente, reminiscenza dell’influenza avanguardistica, e si afferma in mezzo alla morte ed alla distruzione. Ciò che ne emerge è la forza vitale della sopravvivenza. Questo concetto si lega anche al senso della condizione moderna, profondamente sofferta ed assieme compartecipata con convinzione dal nostro Poeta: l’umanità non è altro che un ente che si muove in un residuo spazio vitale e ritrova se stessa ed il proprio valore nel nulla, nella distruzione di ogni valore.

Avviene così lo svuotamento dell’io, la riduzione ad elemento del paesaggio bellico.

SAN MARTINO SUL CARSO
Valloncello dell’albero isolato il 27 agosto 1916


Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro


Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto


Ma nel cuore
Nessuna croce manca
È il mio cuore
Il paese più straziato

Giuseppe Ungaretti San Martino del Carso
San Martino del Carso

Ad osservarla, la poesia di Giuseppe Ungaretti parla in primo luogo agli occhi. Gli spazi bianchi diventano parte integrante della morfo-sintassi del verso. La punteggiatura è eliminata, a imporre le pause è una sorta di ritmo al limite del manicheo, spezzato, innaturale. Eppure da questa completa distruzione di qualsiasi forma metrica emerge in tutta la sua potenza la parola. Troppo spesso la poetica di Giuseppe Ungaretti viene definita “ermetica”. Ungaretti non è un poeta ermetico, ma un poeta analogico. L’ermetismo è un tipo di poesia concettuale ed elitaria, che cerca immagini ossimoriche e vuol nascondere il segreto significato delle cose. Ungaretti non vuole questo. Egli, ispirato in questo dal Simbolismo francese e dalla cultura espressionista, vede nella poesia la testimonianza assoluta dell’uomo. Per questo la sua poesia non può escludere, ma deve svelare. La poesia ha in sé qualcosa di sacro, che resiste alla distruzione e alle violenze della storia, ma assieme se ne sostanzia, seguendo il flusso della storia e distruggendo con se stessa il suo regolare tessuto. Spezzandosi, così, il verso può rivelare il bianco della pagina ed il bagliore dell’intuizione: l’individuo, nella sacralità della parola poetica, si fa voce di un popolo, cercando però di ridurre la parola all’essenziale. Tutto questo lo si può vedere espresso nella poesia che si può considerare manifesto della poetica ungarettiana:

IL PORTO SEPOLTO
Mariano il 29 giugno 1916


Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde


Di questa poesia
mi resta
quel nulla
di inesauribile segreto

Tutto viene scarnificato, tutto viene liberato dagli orpelli: rimane solo la parola. La parola si carica di un significato intenso, a suo volta messo in tensione dai legami che la singola parola tesse con le vicine e con la posizione nel verso. È in questo sovraccarico di rapporti, in questa costante tensione, che ha sede la poetica dell’analogia. C’è un’immagine allusa, ma mai detta, perché indicibile. In quell’immagine si cela il significato ultimo di un significante che irrompe quasi fisico. La parola viene prima di tutto gustata con suono ed ente fonetico, e poi usata per l’immagine di cui si fa simbolo, che non è in superficie, ma sepolta.


La Poesia si manifesta come un modo per affermare la dignità tragica di un destino umano e collettivo. Tuttavia non è solo nella distruzione che emerge quell’inesauribile segreto dell’esistenza umana. Esso si trova vivo e forte anche nel paesaggio naturale e nei ricordi. Se il presente è nulla, l’infanzia, il ricordo passato e la Natura possono invece far sentire uomo parte del tutto che scorre verso il suo quieto ed ineffabile destino, come rivela Fiumi, o l’altro memorabile componimento in cui ogni dettaglio del pensiero, formale e non, del poeta di Alessandria d’Egitto, viene portato alle estreme conseguenze, Mattina:

MATTINA
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917


M’illumino
d’immenso

Si nota come l’organicità dell’idea di poesia ungarettiana: niente è lasciato al caso, ogni elemento parla. Il titolo non è qualcosa di accessorio, ma è parte integrante dei suoi componimenti. Il luogo non è solo l’ispirazione, ma è la storia, il presente autobiografico dell’io lirico, che compare con la sua corporea umanità in ogni punto d’inchiostro, non solo in quelli in ciò scrive “io”. Il luogo è testimonianza dell’assurdo orrore che instilla la reazione uguale e contraria, perfettamente in linea con le leggi fisiche che regolano ogni cosa in natura: il brutto genera bello, la morte genera vita, la tristezza genera allegria. La pagina non è solo supporto scrittoio, ma è parte integrante del componimento. Mallarmè in Francia gioca con i versi a gradino, Ungaretti fa bruciare il sole dell’alba nel bianco accecante e circonda i due versi di due parole ciascuno.

L’Allegria di Ungaretti prende atto del silenzio a cui la modernità pare condannare la parola poetica, del bisogno di scollarsi di dosso tanto linguaggio consunto, e insieme della radicale solitudine ed impotenza di fronte ad un mondo in cui la distruzione è un fatto naturale, connaturato al vivere stesso.

COMMIATO
Locvizza il 2 ottobre 1916


Gentile
Ettore Serra
Poesia
È il mondo l’umanità
La propria vita
Fioriti dalla parola
La limpida meraviglia
Di un delirante fermento


Quando trovo
In questo mio silenzio
Una parola
Scavata è nella mia vita
Come un abisso

Costanza Motta

Immagine di copertina: it.wikipedia.org

Costanza Motta

Laureata triennale in Lettere (classiche), ora frequento un corso di laurea magistrale dal nome lungo e pretenzioso, riassumibile nel vecchio (e molto più fascinoso) "Lettere antiche".
Amo profondamente i libri, le storie, le favole e i miti. La mia più grande passione è il teatro ed infatti nella mia prossima vita sono sicura che mi dedicherò alla carriera da attrice. Per ora mi accontento di scrivere e comunicare in questo modo il mio desiderio di fare della fantasia e della bellezza da un lato, della cultura e della critica dall'altro, gli strumenti per cercare di costruire un'idea di mondo sempre migliore.

2 Comments

  1. […] Per tutto il tempo della navigazione è inoltre aperta al pubblico la mostra fotografica I tanti Pasolini realizzata dall’Archivio Riccardi e curata da Maurizio Riccardi e Giovanni Currado. Intervenuti nel corso della conferenza, i due hanno sottolineato l’importanza dell’esposizione e il positivo stupore nel vedere, a distanza di anni, quante persone ammirino ancora Pasolini. Presentando ventisei scatti, per la maggior parte inediti, la mostra svela ritratti ed espressioni di uno dei più grandi intellettuali del Novecento, senza tralasciare il suo lato umano; splendide le foto del voto al Premio Strega in veste di candidato, quelle scattate in tribunale quando fu accusato di vilipendio alla Religione di Stato per il film La Ricotta o al Premio Viareggio in compagnia di Giuseppe Ungaretti. […]

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