La ballata del carcere di Reading è una delle ultime opere di Oscar Wilde, spesso sottovalutata, eppure rappresenta un momento estremamente alto della sua evoluzione poetica. Partorito, infatti, alla luce dell’esperienza in carcere. Benché poco citata, questa opera ha ancora davvero molto da dire ai lettori. Per questo risulta ancora più importante che il cantautore Vinicio Capossela nel suo album Ballate per uomini e bestie abbia messo in musica il celebre componimento wildiano.
Vinicio Capossela: «Ballate per uomini e bestie»
Vinicio Capossela è il cantautore che forse più di tutti si prestava a mettere in musica una ballata, non essendo più in vita Fabrizio De André. Il nome dell’artista è probabilmente quello che i latini avrebbero chiamato nome parlante. Porta infatti il nome del Vinicio di Quo vadis?, il romano che si invaghisce della cristiana Licia per poi convertirsi, e il racconto e la storia mitica trovano grande spazio nelle sue canzoni. È un autore che ha saputo mescolare con grande naturalezza elementi biografici, esperienze personali e conoscenze letterarie.
Nelle sue opere, mira a realizzare un connubio sempre vivo tra epos e vita quotidiana, a ripristinare il primitivo nel senso di vero, lo sporco e l’umile:
E il continente se ne infischia e non il vento, Mustafà viene di Africa, e qui soffia il vento d'Africa e ci dice "tenetemi fermo", e ci dice "tenetemi fermo", ho il Ballo di San Vito e non mi passa. Vinicio Capossela, Il ballo di San Vito
Capossela è anche uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco: ha ottenuto quattro Targhe Tenco e un Premio Tenco alla carriera. La sua capacità artistica emerge effettivamente nella sua Ballata del carcere di Reading che ha, come dimostra il titolo invariato, lasciato intatta l’originale ballata wildiana. Capossela la inserisce nell’album Ballata per uomini e bestie. Anche quest’album ha vinto la Targa Tenco 2019 come migliore album in assoluto.
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«La ballata del carcere di Reading»: l’ultimo Wilde in musica
Oscar Wilde, d’altra parte, è conosciuto al grande pubblico soprattutto come dandy decadente. Non sembra quindi a differenza di Capossela legato a una dimensione di umiltà, ma a ferventi salotti dove drappi di raso e sfarzo fanno da padroni. Eppure questo fraintendimento è comune fra i più che non hanno approfondito l’evoluzione poetica che ha caratterizzato l’autore in seguito a un’esperienza che avrebbe segnato chiunque, ovvero quella in carcere.
Infatti, Wilde nel 1895 fu accusato di omosessualità e condannato ai lavori forzati presso il carcere di Reading. Questa esperienza rese l’Estetismo di Wilde un pessimismo forte e profondo, che provocò la composizione di opere eccezionalmente intense come il celebre De Profundis e anche la famosa ballata.
In realtà, da questa esperienza l’autore ricava una nuova “filosofia di vita” per sé stesso che si traduce in una nuova poetica volta a valorizzare ogni aspetto della propria esistenza, anche il più piccolo. Da un punto di vista stilistico non gli appartengono più infatti i divertenti giochi di parole, i grandiosi paradossi che ad oggi lo rendono famoso e citato, bensì una semplicità formale ed un linguaggio volto all’introspezione. Inoltre, i generi letterari non sono più quelli della grande tradizione filosofica, come il dialogo o il saggio, o le grandi commedie e i racconti, ma esclusivamente epistole e poesie. Nel De Profundis Wilde scrive senza fronzoli, in una stream of consciusness libera e spontanea, mentre la prima opera che compone appena fuori dal carcere è La ballata del carcere di Reading, una ballata dunque, che è per eccellenza genere popolare, della strada, semplice ed umile.
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L’autore irlandese è passato dai salotti inglesi a una fredda cella, dalla gloria al disonore, ha subìto il disprezzo di persone che lo additano e lo discriminano in quanto omosessuale, ma non ha perso la sua capacità di osservare. E neppure il suo enorme talento di cogliere il particolare nella globalità. Vinicio Capossela ha scelto di omaggiare il suo talento proprio in un album dedicato al rapporto tra uomo e natura.
Quest’ultima viene ovviamente parafrasata e Capossela si concentra volutamente su determinati aspetti anziché altri. Ad esempio è viva la contrapposizione tra ossessione e compassione, due sentimenti in contrasto dentro il cuore del protagonista. Musicalmente la canzone ricorda moltissimo il sound irlandese e il testo dà grande rilevanza alla frase più famosa del poema di Wilde: «Ogni uomo uccide la cosa che ama».
C'è chi ama poco chi troppo a lungo C'è chi lo dona c'è chi lo insozza Alcuni lo annegano in lacrime altri senza un singhiozzo Ognuno uccide quel che ama Ma non ognuno per questo muore. Vinicio Capossela, Ballata del carcere di Reading
Capossela ha definito il suo album «un cantico per tutte le creature, per la molteplicità, per la frattura tra le specie e tra uomo e natura». L’idea che l’uomo possa decidere se porre fine a una vita è senza dubbio l’exemplum più intenso di come il rapporto tra uomo e natura presenti effettivamente delle fratture.
Ogni uomo uccide la cosa che ama
Durante la permanenza in carcere, Oscar Wilde conobbe pochissime persone. Tra queste, un uomo di nome Charles Thomas Wooldridge, che fu impiccato proprio sotto i suoi occhi per l’omicidio della moglie. Tale evento ispirò l’autore per la stesura di una ballata su modello irlandese dedicata a lui e al carcere. In quest’opera Wilde mette in evidenza i paradossi delle norme del carcere vittoriano e anche della pena di morte, su cui con atroce sofferenza esprime il proprio disappunto.
Più non portava la scarlatta tunica, Poiché il sangue ed il vino erano rossi, E sangue e vino aveva sulle mani Allorché fu sorpreso, con la morta, Quella povera morta che egli amava E uccise nel suo letto.
La prima parte è dedicata alla descrizione dell’uomo, del delitto e della sua condanna. Viene contrapposto Charles alla figura di Wilde e degli altri carcerati, l’autore è narratore ma anche spettatore della vicenda, che esprime la sua grande tristezza in un’atmosfera volutamente cupa e grigia del racconto. Nella quarta strofa vi è un palese riferimento all’Inferno dantesco; infatti, Wilde parla di cerchio e di anime in pena.
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Il carcere è un Inferno non a caso, forse perché l’autore vuole proprio sottolineare come la società abbia la presunzione di ergersi a giudice degli uomini, decidendo la vita e la morte. Wilde mette in evidenza come Charles sia colpevole di aver ucciso una persona che amava, mentre il boia sia colpevole di uccidere un uomo che è già morto, a causa delle tremende condizioni del carcere e a causa del fatto che il rimorso abbia già ucciso Charles dentro.
Camminavo con altre anime in pena In un altro cerchio, Pensando se la colpa di quell’uomo Fosse grave o leggera, Quando mi sussurrò dietro una voce: “Colui sarà impiccato”.
Vinicio Capossela cantore di umiltà con «La Ballata del carcere di Reading»
Oscar Wilde vuole mettere in evidenza la radicata ipocrisia di una società britannica che, commettendo crimini anche peggiori, si permette di condannare e giudicare. La società condanna un uomo, umano, che ha sbagliato, ma che viene semplicemente ulteriormente distrutto. Invece, secondo l’autore, tutti noi abbiamo diritto alla redenzione e al perdono. Questa rivoluzione di pensiero e di poetica che trova il suo massimo splendore nella lunga lettera De Profundis, mette al centro della vita dell’uomo la semplicità e l’umiltà come via di redenzione. Ricerca la propria salvezza nelle piccole cose, nei libri, nella natura.
So essere perfettamente felice in solitudine. Con libertà, fiori, libri e la Luna, chi non sarebbe perfettamente felice?
Oscar WIlde, De Profundis
La presenza della ricerca delle “piccole cose” è un tratto distintivo anche della discografia di Capossela, il quale ancora di più rende semplice in senso positivo la ballata con rime meno ricercate ma in una narrazione più immediata.
Con altri in pena, io camminavo Un altro cerchio le vidi ruotare Che colpa avesse da espiare Mi chiedevo fosse lieve o grave Quando sentì una voce Una voce sentì mormorare Quel tipo appeso dovrà dondolare Vinicio Capossela, Ballata del carcere di Reading
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Nonostante il profondo pessimismo che la tragica permanenza in carcere ha suscitato nell’autore, Wilde è comunque convinto di poter trovare ancora la bellezza nel mondo e dentro di sé, anche attraverso il dolore. Quest’ultimo rappresenta un modo di crescita e di raggiungimento della verità, il solo sentimento che «a differenza del piacere, non reca mai maschere».
Per questa ragione l’autore è determinato a conservare la propria dignità di uomo nonostante si trovi in quel Inferno, cercando una bellezza perfino in tale circostanza. Lo scopo di Wilde da quel momento è fare ciò che la pena di morte impedisce ai condannati di realizzare: poter diventare un uomo migliore ed ottenere il perdono, prima di tutto da se stesso, perché per primo ha ucciso ciò che amava.
E quando Capossela si riferisce a un uomo infelice, sicuramente parla di Charles ma sembra come ricordarsi anche dell’autore che pur nella cella non perse mai la dignità.
Nel carcere fuori dal muro in una fossa di disonore Giace un uomo infelice in una tomba senza nome Lacrime non versare né lamenti offrire Quell'uomo uccise quel che amava E per questo doveva morire Ma ogni uomo uccide quello che ama Questo sia bene udito Alcuni con sguardo amaro altri con parlar forbito Il codardo lo fa con un bacio con la spada lo fa l'ardito con la spada lo fa l'ardito Ma ogni uomo uccide quel che ama. Vinicio Capossela, Ballata del carcere di Reading
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