Prima dello stato di diritto ci fu lo stato selvaggio, dove il più forte predominava sul più debole. Le lotte erano volte alla sopravvivenza del singolo individuo, il senso di comunità e solidarietà erano un ideale utopistico. Prima del bene comune vi fu il bene personale, ed era contraddistinto da violenza, carneficina e cannibalismo – la forma di violenza più atroce che l’uomo possa immagine.
Venne allora il Leviatano, terribile figura mitologica, rappresentato biblicamente da un grande serpente. Secondo il filosofo Thomas Hobbes, il Leviatano è figura iperbolica dell’unione dei singoli individui che formano una comunità, ossia lo Stato di diritto. Dove la libertà risulta essere concessione del potere, temporale e sacrale.
Nel romanzo Il signore delle mosche di William Golding il Leviatano è la terribile bestia notturna, serpente dai denti aguzzi, che si aggira nella foresta terrorizzando i superstiti di un disastro aereo.
La democrazia
Durante una guerra nucleare non ben definita, un aereo precipita in un’isola deserta. Gli unici superstiti sono dei bambini.
Ralph, tra i più grandi, insieme a Piggy, più debole ma più intelligente, chiama a raccolta tutti i bambini soffiando dentro una grande conchiglia, primo simbolo del diritto civile. Durante la prima assemblea, viene eletto rappresentante all’unanimità. E subito, da capo democratico, Ralph suddivide le cariche fra gli altri compagni: Jack sarà il capo dei cacciatori, mentre Piggy sarà il suo fedele consigliere. La tripartizione dei doveri in una primitiva autoregolamentazione sembra funzionare. Inoltre, l’infantilismo dei dispersi porta a vivere l’isola come un grande parco giochi, ricco di avventure rocambolesche e scoperte idilliache.
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Durante la prima assemblea, il Leviatano si mostra sin da subito – uno dei bambini più piccoli racconta terrorizzato di una bestia che si aggira nella foresta, di notte, li osserva e aspetta cauta il momento migliore per attaccare. Ralph è razionale, Piggy lo è ancora di più. I più grandi devono mostrarsi coraggiosi e forti e devono dare il corretto insegnamento ai più piccoli. La questione viene abbandonata. Necessario è tenere alto il fumo, farsi salvare, sopravvivere fino a quel momento.
La nave
I bambini, lontani dalla guida e dalla protezione degli adulti – simbolo assoluto di obblighi nei confronti dell’Altro – finiscono per dare poco credito agli ordini impartiti da Ralph. D’altronde, tenere sotto controllo i più piccoli non è semplice, e ancora meno lo è cercare di frenare il desiderio di caccia di Jack, che in terra civilizzata era capo del coro della sua scuola.
La prima discussione scoppia quando, da lontano, sul limitare dell’esteso oceano, appare un rivolo di fumo sul cielo terso. Una nave, in lontananza. Quando Ralph capisce che il loro fuoco è troppo debole per lanciare un messaggio di aiuto, è ormai troppo tardi, e la loro unica speranza di salvezza scompare all’orizzonte. Chiama a raccolta l’assemblea, suonando la conchiglia. Chi doveva occuparsi del fuoco era a caccia con Jack, i più piccoli erano scomparsi, la maggior parte trascorreva tutta la giornata in acqua, a giocare, e solo in due si erano occupati della costruzione dei rifugi.
Il potere del capo è un peso difficile da portare, e Ralph deve essere in grado di controllare le spinte autonomistiche dei singoli. Deve essere inoltre in grado di dare risposte logiche a domande irrazionali. A Ralph mancano molto gli adulti. In un mondo civilizzato di figure autorevoli, ognuno svolge la propria mansione perpetrando un bene comune, assoluto, superiore, che nell’isola dei dispersi deve essere il fumo, per essere salvati.
La ribellione
L’antagonismo tra Jack e Ralph si accende ulteriormente, la prima scintilla di ribellione esplode attorno al cerchio di quel Parlamento improvvisato tra tronchi e foglie. Jack ha un carattere molto forte, non vuole abbassarsi agli ordini di Ralph, e dopotutto crede di avere ragione, sa di avere ragione, sa che è più importante cacciare invece che tenere acceso il fuoco, crede che la loro priorità debba essere tenersi in vita, più che sperare in un possibile salvataggio. E, inoltre, la presenza del Leviatano è più forte che mai. La Bestia si aggira di notte e la paura del buio, dell’ignoto, la paura stessa personificata, non permette ai bambini di dormire di notte, li rende irrequieti, terrorizzati.
Jack è una figura autorevole. Ha una lancia. Sa uccidere i maiali. Si crea un interesse attorno alla sua persona, un’ammirazione e durante l’accesa discussione il gruppo si divide, parteggiando chi per Ralph – e il bisogno del fuoco per essere salvati – e chi per Jack – la violenta forza necessaria al cacciatore.
Scoppia il caos. Ralph, senza più poteri, osserva impotente Jack raccogliere consensi attorno alla sua persona. A Jack non interessa essere capo eletto. La conseguenza del suo potere deriva dalla sua forza, in virtù del suo coraggio nell’uccidere i maiali, che lo rende temibile, ma anche protettore dei più deboli.
Lo stato di Ralph si fonda sul diritto, sulla morale e sull’etica statale, è frutto di partecipazione collettiva. Il potere di Jack si fonda sul terrore, sulla violenza primitiva, sulla sottomissione dei più deboli.
Il forte costruito da Jack è inavvicinabile, e potrebbe esserci pacifica sopravvivenza tra le due parti, non fosse che una possiede il fuoco, la controparte no. Sarà questo il movente che porterà alla guerra selvaggia.
La bestia
Il potere del Leviatano continua ad essere presente. Nella notte, fuori dal controllo dei bambini. Anche di Jack, che durante la caccia decide di lasciare una testa di maiale impalata nella radura dove si pensa possa vivere la bestia, al fine di lasciare un dono, per evitare di essere cacciati. Un patto con la paura che crede possa tenere la sua tribù selvaggia al sicuro dal mostro che improvvisamente ha assunto una forma reale, concreta, che respira nell’isola, e fortifica, al contempo, il potere di Jack.
Il terrore può essere il miglior mezzo al fine di mantenere il potere. Ma può essere anche il miglior collante al fine di unire un gruppo – la ricerca di un capro espiatorio è un perpetrare un bene – o male – comune.
L’omicidio
Succede allora che durante una festa propiziatoria della tribù, a cui è stato invitato anche il gruppo di Ralph, una figura appare improvvisamente, nella notte. Prima che qualcuno possa realmente capire – prima che tutti possano ragionare, fermarsi, ponderare – la figura viene risucchiata dalla danza tribale, il buio della notte, il fuoco incandescente, il canto reiterato, e nel trambusto, nelle urla, nel potere, Simon muore.
Se prima si era trattato di un gioco fra bambini, ora tutto cambia irreversibilmente. Un bambino è morto e tutti gli altri cercano di giustificare l’accaduto come una presenza improvvisa che poteva benissimo essere la Bestia, o una minaccia. L’autoconservazione, il desiderio di sopravvivenza, aveva vinto sul raziocinio, sul controllo.
Lo stato di diritto ha cessato di esistere. Lo stato di terrore della tribù primitiva di Jack è più forte e viva che mai, e l’aver ucciso Simon li ha resi temibili, inattaccabili, ma anche profondamente incivili, definitivamente selvaggi. Ricordarsi di un mondo fatto di regole, di morale ed etica, di democrazia è complesso in un’isola senza un potere sovrano, senza un singolo che dia una legge e una punizione se una legge non viene rispettata. Nello stato selvaggio non esistono regole, non esistono punizioni – se non la morte. Rubare il fuoco a Ralph risulta semplice, per la tribù di Jack. E la paura della bestia si affievolisce man mano che il potere di Jack si corrobora. La morte di Piggy per mano della tribù di Jack sarà l’uccisione dell’ultimo baluardo di democrazia.
La caccia all’uomo
Il nemico è Ralph. L’ultimo dei ribelli. L’unico che non vuole soggiogare al potere di Jack. Ma che teme per la sua incolumità e sa che la punizione definitiva alla sua fuga sarà la morte.
Ha così inizio la caccia all’uomo, che si concluderà con l’arrivo di un soldato della marina sulla spiaggia – reale o sognato da Ralph un attimo prima della sua morte – che, nel vedere i bambini in quello stato selvaggio, crederà ad un gioco fra giovani inglesi.
Bellum omnium contra omnes
Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso da unguenti. Dietro a sé produce una bianca scia e l’abisso appare canuto. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le fiere più superbe.
La Bibbia, Giobbe, 41, 23-26
Il Leviatano, nelle Sacre Scritture, è rappresentato da un mostro marino, risulta essere il caos primordiale, allegoria del terrore, dello stato selvaggio, della paura stessa.
In Hobbes il Leviatano è insieme della popolazione sotto il potere del monarca – che, secondo Hobbes, dovrebbe avere in sé sia il potere sacrale che quello statale. Soggioga i cittadini concedendo le libertà che solo lui ha il potere di decidere. In questa rappresentazione, il Leviatano è un male necessario al fine di evitare eccessi di libertà che provocherebbero dispute e guerre. Risulta indispensabile per ricercare un bene personale sopra un bene comune.
In William Golding, ne Il signore delle mosche, il Leviatano è insieme bestia feroce e potere intoccabile che soggioga i bambini attraverso il terrore della sua presenza. Sovrintende il caos primordiale, instauratosi tra la tribù primitiva di Jack, lontano dalla morale, dall’etica, dalle regole imposte, dalla paura della punizione, anche dal buon costume.
L’evolversi della primordiale forma di democrazia – attraverso il suo simbolo primo, la conchiglia – in forma di stato selvaggio, racconta dell’allontanarsi dallo stato di diritto in una società priva di una figura autorevole, con occhio lungimirante, a favore di un caos amministrato dalla paura e dal terrore.
Improvvisamente, tra i bambini, la paura della bestia è scomparsa, in quanto è subentrato il rispetto per Jack, che ha il controllo delle vite altrui. Lui ha il potere di decidere chi vive e chi muore, e il suo potere terreno, momentaneo, ma anche più concreto, lo rende superiore alla paura stessa della bestia, effimera.
Ne Il signore delle Mosche, Golding dimostra la facilità con cui una democrazia si tramuta in terribile dittatura; esemplifica il terrore puro, la necessità di soverchiare la libertà altrui in assenza di un capo supremo, che detenga il potere di amministrare le libertà, e di controllare i bisogni primordiali che ogni uomo possiede e che, soprattutto, manifesterebbe se non vivesse in uno stato di diritto.