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Mens sana. Il benessere psicologico dei nostri antenati

dalla newsletter n. 14 - 2/2022 di Frammenti Rivista

10 minuti di lettura

Una delle condanne del mestiere di storico è che le domande da poter fare ai nostri interlocutori sono sempre limitate. Possiamo chiedere a un mercante medievale quanti panni di lana vendesse in un anno, leggendolo nelle sue lettere, a un benestante autore latino quante portate ci fossero in un banchetto patrizio, a un parroco di Età Moderna quanti bambini avesse battezzato.

Ma molto, molto raramente potremo chiedere «come stai?» a un qualsiasi personaggio del passato, a causa della natura delle fonti che ci sono rimaste. La manifestazione stessa dello star bene e dello star male, della serenità e della sofferenza, vanno quasi sempre lette tra le righe, perché l’auto-introspezione psicologica è un punto debole della nostra specie per quanto riguarda la sua espressione in forme materiali esplicite: d’altronde ancora oggi la maggioranza delle nostre emozioni e sensazioni non trova una trasposizione destinata a restare palpabile nel tempo.

Ma sta qui l’eccezionalità di alcune produzioni diventate per questo dei classici: la nostalgia di Ulisse, gli amori e le passioni dei personaggi di Ovidio, il sereno isolamento dei ragazzi del Decameron, le sofferenze de I Promessi Sposi, esprimono in modi diversi e infiniti degli stati d’animo in cui riusciamo a riconoscerci senza difficoltà. E che testimoniano come la ricerca di uno “star meglio” sia stata una costante della storia umana, che la ricerca di benessere per tentativi costanti sia uno dei rari, solidi elementi che hanno caratterizzato tutti gli esseri umani a un certo punto della loro esistenza, e su cui ci siamo interrogati da quando possediamo una coscienza di noi stessi.

Il concetto di benessere psicologico, inteso come capacità di sfruttare appieno le nostre capacità emozionali e cognitive, avere una vita relazionale soddisfacente e gestire efficacemente i conflitti, è difficile da studiare in un contesto storico diverso dal nostro, ed è non a caso un’impresa a cui alcuni specialisti dedicano intere esistenze. È uno sforzo culturale immenso e delicato, con rare certezze e con rischi enormi di supposizione.

Allo stesso tempo, senza il bisogno di studi approfonditi, è evidente che siano aspirazioni insite nella natura umana, e di conseguenza desiderate anche dai nostri antenati. Come ognuno di noi ha la sua personalissima, altalenante, sorprendente ricerca di benessere, condizionata da educazione, contesto e migliaia di altre variabili, lo stesso valeva in epoc…

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole, montagne e un po' di pace. Specializzato in storia economica e sociale del Medioevo, ho fatto un po' di lavori diversi ma la mia vita è l'insegnamento. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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