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Novecento bomba atomica

Chi ha paura della bomba? Capire il Novecento (e noi stessi) con l’atomica

dalla newsletter n. 31 - settembre 2023

11 minuti di lettura

Quando la Seconda guerra mondiale era ormai agli sgoccioli, in molti già fiutavano quale sarebbe stato il destino dell’umanità. Di certo non la pace: se da una parte l’URSS giganteggiava in Eurasia, dall’altra gli Stati Uniti uscivano dal conflitto orgogliosi e con il vanto di aver sdoganato l’uso dell’arma (forse) più spaventosa che l’umanità avesse mai conosciuto: la bomba atomica.

D’altro canto, sembrava impossibile che gli estremi di cattiveria umana a cui tutti avevano assistito potessero ripetersi, specialmente dopo così poco tempo. Gli ottimisti speravano che le due potenze sarebbero riuscite a convivere in modo più pacifico e meno spericolato (come sarebbe successo dopo troppo tempo, con la distensione a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta), e a indirizzare il mondo sulla via del progresso e dell’armonia. I più attenti avevano notato quanto inconciliabili fossero in quel momento le posizioni dei due grandi abbattitori dei nazismi.

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Da questa tensione derivò la situazione internazionale che chiamiamo Guerra fredda, che non vide mai Stati Uniti e URSS scontrarsi apertamente sul piano militare, ma li tenne stretti in una tensione quasi competitiva su ogni ambito, tesa anche a circondarsi di quanti più alleati possibile e danneggiare il rivale, con il fine ultimo di dimostrare che lo stile di vita statunitense o sovietico avrebbe sconfitto l’altro e coinvolto tutta l’umanità.

Assoluta protagonista di questo conflitto sotterraneo fu la bomba atomica, l’arma nuova di zecca usata dagli USA per sorpassare l’Unione Sovietica e salire sul posto più alto del podio dei vincitori della Seconda guerra mondiale, sganciandola su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945), prima che i Sovietici riuscissero a radunare le forze e invadere il Giappone, ponendo di fatto fine al conflitto da eroi e da protagonisti. La bomba era frutto di decenni di studi e test (culminati nella sperimentazione di Trinity, il 16 luglio 1945) con l’aiuto di scienziati che fino a pochi mesi prima progettavano i missili tedeschi.

L’URSS seguiva quasi a ruota, nonostante le iniziali difficoltà: nel 1941 un agente segreto in Gran Bretagna parlò della possibilità effettiva di costruire una bomba nucleare, e già nell’anno successivo gli scienziati sovietici riuscirono a sollecitare Stalin ad attivare quante più risorse possibili nella ricerca e nello spionaggio finalizzati alla realizzazione di una bomba all’uranio; il tutto mentre l’esercito tedesco si trovava a una manciata di chilometri da Mosca. Scacciato l’occupante, nell’agosto 1943 aprì il primo laboratorio sovietico di ricerca sulla bomba.

Ma gli Stati Uniti correvano veloci: alla fine del luglio 1945 il presidente Truman comunicò a Stalin che l’esperimento su un’arma straordinaria era riuscito, senza fare riferimenti espliciti al nucleare. Il dittatore sovietico ebbe la conferma di cosa si trattasse…

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole, montagne e un po' di pace. Specializzato in storia economica e sociale del Medioevo, ho fatto un po' di lavori diversi ma la mia vita è l'insegnamento. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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