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Cibo e sesso in letteratura: dalla tavola al letto, 4 ricette tratte da celebri romanzi

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10 minuti di lettura

Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé scrisse una grande verità: «non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è cenato bene». E se questa è una realtà che si adatta perfettamente alla vita di tutti i giorni, non c’è da stupirsi se, anche nella letteratura, ritroviamo lo stesso concetto. Quante volte abbiamo incontrato i nostri personaggi preferiti gustarsi un pantagruelico banchetto, o gustarsi un tè in piena regola? Quante volte avremmo voluto unirci a loro, inzuppando madeleine o gustando lokum serviti in una «grande scatola rotonda, legata con un nastro di seta verde»? Ma al di là della semplice golosità, è innegabile quanto una descrizione di una pietanza, sia dolce o salata a seconda dei gusti, possa stuzzicare la nostra fantasia, anche su un piano erotico. Cibo e sesso sono da sempre connessi, basti pensare ai menù afrodisiaci che consultiamo per preparare una cena romantica o alle semplici associazioni mentali che siamo portati a fare come ad esempio “pelle liscia come una pesca”, “ti mangerei con gli occhi” o aggettivi come insaziabile che ha un doppio significato molto esplicito.

In questo articolo vi presentiamo in qualche riga i più famosi intrecci tra cibo e sesso in letteratura e, perché no?, anche la ricetta di piatti che ci hanno fatto venire l’acquolina in bocca durante le nostre letture e che ci fanno capire quanto il cibo sia fondamentale per far scoccare la scintilla.

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Cibo e sesso in letteratura: gli intrecci più famosi

Torta di ciliegie in «Lolita» di Vladimir Nabokov

Il nostro viaggio alla scoperta del rapporto tra cibo e sesso in letteratura non poteva che partire da qui. Lolita, la ninfetta più famosa della letteratura, è golosa come tutte le ragazzine. Chewingum, lecca lecca, caramelle che mastica in continuazione durante i suoi viaggi con il suo amante-aguzzino. Quell’amante che «scoppiava di mal d’amore» mentre osservava «la ragazza del bar, svogliata e pallida, che riempiva il bicchiere di ghiaccio, ci aggiungeva la coca-cola, poi lo sciroppo di ciliegia» e lo serviva alla sua Lo, poco dopo che la piccola ninfetta aveva segretamente organizzato la propria fuga. Ma all’inizio, durante il loro primo viaggio, nel ristorante dell’hotel, la golosità di Lolita ci viene mostrata sotto forma di

una gigantesca fetta di torta alle ciliegie per la signorina, gelato alla vaniglia per il suo protettore, gran parte del quale venne da lei prontamente aggiunto alla sua torta […].

seguita da delle pillole di sonnifero che Humbert le dà con l’inganno…

Voglia di Cherry Pie? Ecco la ricetta.

Pasticcini al limone ne «Il Grande Gatsby» di Francis Scott Fitzgerald 

Un incontro atteso da ben cinque anni quello fra il misterioso Gatsby e l’amata Daisy, ignara di tutta la cura e l’attenzione che il gentiluomo ha dedicato per quella fatidica ora del tè. Dopo tutti quegli anni, l’incontro falsamente casuale organizzato da Gatsby a casa dell’amico Tom rappresenta un momento di grande emozione per il protagonista e l’ansia che prova è palpabile ad ogni riga, non per niente «era pallido e con i segni scuri dell’insonnia sotto gli occhi».

cibo e sesso
cinematographe.it

Quella che ci viene descritta è una cerimonia del tè entrata nel nostro immaginario. Dalla scelta dei fiori, «alle due arrivò una serra intera da parte di Gatsby, con tanto di innumerevoli contenitori dove sistemarla», alla domanda fatidica rivolta a Tom:

Hai tutto quello che occorre per un… per un tè?
Lo condussi nella dispensa dove scrutò con sguardo un poco critico la mia finlandese. Esaminammo insieme i dodici pasticcini al limone presi in pasticceria.
Andranno bene?

Sarà la «benvenuta confusione di tazze e dolcetti» ad alleggerire la tensione del loro primo incontro.

Voglia di cupcake al limone? Ecco la ricetta.

Crema di cocco in «Gabriella garofano e cannella» di Jorge Amado

Se parliamo di cibo e sesso in letteratura, non possiamo non pensare a Gabriella garofano e cannella di Jorge Amado. Di una bellezza sconvolgente, la Gabriella di Amado compendia in sé i tratti dell’eros sovversivo. Aliena da convenzioni, giunta a Ilhéus in cerca di fortuna, emana un’aura deliquescente votata al principio di piacere: non chiede infatti esclusività né acconsente al possesso.

Cibo e sesso
pensierinotturniblog.wordpress.com

Nacib ne resta incantato, decide di assumerla come cuoca e la rende ben presto, «la regina della sua casa». Per Gabriella l’amore è tante cose: sesso senza legami, un ballo a piedi nudi, un canto leggero contro la malinconia. E poi la cucina, arte indiscussa del godimento. Lo mostra bene il passo seguente, in cui Nacib e la donna risultano avvinti da un gioco di seduzione:

Uscì dal bagno già vestito, Gabriella aveva preparato la colazione con i recipienti fumanti del caffè e del latte. Sulla tovaglia candida, c’erano la crema di latte di cocco, le banane fritte, il pane abbrustolito, la frutta. Gabriella osservava immobile sulla porta della cucina, disse: «Però dovete dirmelo, padrone, che cosa vi piace mangiare». Ingoiava la crema di cocco, gli occhi brillavano soddisfatti, la gola avrebbe voluto trattenerlo a tavola, ma la curiosità gli metteva fretta, perché era già ora dei funerali. Quella crema era squisita, le banane fritte una meraviglia. Dovette fare uno sforzo di volontà per alzarsi da tavola.

Voglia di crema di latte di cocco? Ecco la ricetta.

Torta di pesche in «Lettere a Marina» di Dacia Maraini

Un posto d’onore nella nostra disamina dell’intreccio tra cibo e sesso in letteratura va a Lettere a Marina di Dacia Maraini. Intrisa di riferimenti alla sfera alimentare, l’opera di Maraini presenta una critica al patriarcato intimamente legata alla costruzione del soggetto, laddove il rapporto donna-donna si pone come scandaglio di una società in mutamento. La storia tra Bianca e Marina è perno e motore di riflessioni articolate, condotte ora lungo i binari del sesso, ora nell’evocazione di un’arcaica femminilità.

Cibo e sesso
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Il ricorso alla metafora alimentare costituisce, in tal senso, lo specifico del romanzo; oltre a farsi occasione di convivialità e comprensione, il cibo diviene emblema dell’oggettivazione della donna (l’atto maschile di sbranare la “preda”) nonché – d’altra parte – strumento di costruzione di una diversa identità. Se l’amore tra le due donne è spesso descritto in termini fagici, la riscoperta del piacere si accompagna, necessariamente, all’atto di cucinare e mangiare. È una vera riappropriazione, un’azione dettata dal piacere sensuale:

Ieri sera mi sono decisa: ho comprato delle seppie ho preparato pasta alle vongole in bianco seppie in umido […] e torta di pesche. Ho passato il pomeriggio a cucinare ma senza fatica con un senso di piacere tutto concentrato nelle mani: […] staccare i molluschi dai gusci premendo con le unghie lungo la lisca compattezza della conchiglia rompere le uova contro l’orlo della pentola e lasciarle scivolare nel piatto ammucchiare la farina sul tavolo farci un buco dentro versarci il latte e lo zucchero […] sono gesti che se fatti senza fretta e senza costrizione possono provocare una lucida tensione che tocca i sensi.

Voglia di torta di pesche? Ecco la ricetta.

Azzurra Bergamo e Ginevra Amadio

 


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