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La «Conversione di San Paolo» e l’occhio fotografico del Caravaggio

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Se il bolognese Annibale Carracci nella Cappella Cerasi della Chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma rappresenta una tradizionalissima Assunzione della Vergine (1601) con la Madonna che sale verso il cielo, nella stessa il Michelangelo Merisi (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610), detto il Caravaggio, rivoluziona il comune sentire rappresentando la Conversione di San Paolo (1601) in una semplice stalla di campagna dove un cavallo minaccioso e possente, trattenuto da uno stalliere, diventa inconsueto protagonista della scena. In questo caso, la potenza della pittura di Caravaggio sta nell’incredibile capacità di raffigurare un momento ben preciso, hic et nunc, l’attimo decisivo in cui Saulo è a terra, disarcionato, senza possibilità alcuna di reagire.

«Conversione di San Paolo» del Caravaggio: analisi dell’opera

Se in una dipinto di epoca precedente il cielo sarebbe stato elemento centrale, Caravaggio focalizza il nostro sguardo verso la terra. Nessun dipinto è più potente ed eloquente di questo: «L’animale domina e l’uomo è dominato, cerca invano l’aiuto di un Dio che in realtà non c’è – spiega Vittorio Sgarbi nel suo ultimo libro Dal cielo alla terra. Da Michelangelo a Caravaggio. Il tesoro d’Italia – in una rappresentazione che decreta il definitivo passaggio dal cielo alla terra».

Sempre secondo il critico d’arte ferrarese solo Caravaggio è stato in grado di fare una sintesi così assoluta di quel momento topico in cui l’uomo capisce di aver sbagliato tutto: è proprio grazie a quella caduta, infatti, che Saulo decide di cambiare vita e di diventare l’apostolo San Paolo.

I precedenti

È da notare che furono comunque numerosi i precedenti che ispirarono questa interpretazione di Caravaggio. Per esempio, lo stesso Michelangelo Buonarroti si cimentò nella rappresentazione della stessa scena nella Cappella Paolina in Vaticano tra il 1542 e il 1545, dove però vediamo un cavallo terrorizzato in fuga, mentre San Paolo viene soccorso da un Cristo che appare in alto avvolto da un fascio di luce dorata. In questo caso, l’opera non ha la stessa tensione drammatica e lo stesso contrasto della meravigliosa sintesi di Caravaggio, nella distinzione terra e cielo è quest’ultimo che risolve i problemi della terra.

Conversione di Saulo, Michelangelo Buonarroti, 1542-1545, affresco, Cappella Paolina, Palazzi Vaticani, Città del Vaticano
Conversione di Saulo, Michelangelo Buonarroti, 1542-1545, affresco, Cappella Paolina, Palazzi Vaticani, Città del Vaticano

Anche un altro genio, Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino, affronta lo stesso tema nel 1527 con un dipinto magnifico ma fin troppo elegante, dove l’unica cosa che sembra interessare al pittore è incorniciare uno splendido paesaggio montano. Inoltre, il cavallo impennato al centro della scena sembra quasi esibirsi in uno spettacolo equestre, mostrando solo una maestosa grazia che toglie ogni drammaticità all’episodio.

Conversione di San Paolo, Parmigianino, 1527, olio su tela, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Conversione di San Paolo, Parmigianino, 1527, olio su tela, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Anche Alessandro Bonvicino, detto Moretto da Brescia, pittore che possiamo sicuramente annoverare tra i principali ispiratori di Caravaggio, dipinge nel 1550 una versione della conversione di Saulo conservata a Milano nella Chiesa di Santa Maria presso San Celso, che rappresenta il vero antefatto dell’opera dell’artista milanese. Accanto a un Saulo che tenta invano di rialzarsi, anche qui ritroviamo l’immagine di un cavallo imbizzarrito che mostra una zampa che richiama quella della Cappella Cerasi. I due dipinti sono evidentemente in dialogo: è chiaro che Caravaggio ha sicuramente visto le opere di Moretto con attenzione e curiosità.

Caduta e conversione di san Paolo, Moretto da Brescia, 1540-1541, olio su tela,Chiesa di Santa Maria presso San Celso, Milano
Caduta e conversione di San Paolo, Moretto da Brescia, 1540-1541, olio su tela, Chiesa di Santa Maria presso San Celso, Milano

L’occhio fotografico di Caravaggio

Sono stati molti gli artisti da cui Caravaggio ha tratto ispirazione, studiandoli nei dettagli, prendendone gli elementi utili e riproponendoli in una visione aggiornata e rielaborata. La posizione del Santo, con le braccia allargate di chi cerca aiuto per rialzarsi cattura l’immagine dell’attimo decisivo come solo l’obbiettivo di una macchina fotografica saprebbe fare. Caravaggio dunque intuisce, vede e fotografa per la prima volta la realtà così come essa appare: non era mai capitato prima di allora.

 


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Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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