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Dal modernismo a oggi

«Dal modernismo a oggi»: a che punto è la letteratura in Italia

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La contemporaneità è il tempo più difficile da comprendere sotto tutti i punti di vista. L’ultimo volume del critico Romano Luperini «Dal modernismo a oggi. Storicizzare la contemporaneità» (acquista) cerca di rispondere a questa difficoltà attraverso un tentativo di analisi e periodizzazione del Novecento e dei primi due decenni del Duemila, da Umberto Saba a Roberto Saviano.

La ricerca del canone

Dal modernismo a oggi (poco più di 150 pagine) raccoglie undici interventi editi in anni diversi, ma precisamente legati tra loro tanto da creare un discorso coerente. Questo è permesso anche dallo stile sempre limpido di Luperini, che rende il libro accessibile anche ai non addetti ai lavori, pur trattandosi sempre di critica letteraria.

Luperini cerca di proporre un proprio canone letterario del Novecento italiano, a partire dalla difficoltà (chiara anche nei programmi scolastici) non solo di andare oltre lo studio della triade Ungaretti-Saba-Montale ma anche di individuare gli autori più rappresentativi del secondo Novecento.

Dopo una chiara introduzione dedicata al modernismo, si parte da presenze ormai consolidate nel canone come i vociani e Saba per poi addentrarsi nel secondo Novecento con Tozzi, Luzi e Sanguineti.

La letteratura post Duemila

Nella parte conclusiva, Dal modernismo a oggi attraversa la problematica soglia del Duemila dando una rapida ma precisa prospettiva sulla situazione della letteratura italiana nel nuovo millennio.

Dal modernismo a oggi Romano Luperini
Romano Luperini ha insegnato Letteratura moderna e contemporanea presso l’Università di Siena. Durante i suoi studi si è soprattutto occupato di Giovanni Verga e di poesia italiana del Novecento (Montale e Fortini).

Il critico si esprime sui più famosi casi editoriali degli ultimi anni. La serie de «L’amica geniale» segue la logica del romanzo d’appendice e della nuova serialità televisiva.

« […] i fatti si sgranano in modo incolore senza che nessuno di essi acquisti un rilievo linguistico o stilistico, uno spessore emotivo o simbolico. Solo fatti, fatti, fatti, intermezzati da dinamiche psicologiche che si ripetono sempre uguali. Tutto viene troppo “detto” e troppo poco “rappresentato”. La lingua è svigorita, lo stile uniforme.»

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Al contrario «Gomorra», il primo romanzo di Saviano, ha potenziale e si allinea alla tendenza della letteratura verso l’inchiesta, il documentario, la cronaca. Dopo il successo di «Gomorra», Luperini descrive però un Saviano che ha ceduto alle lusinghe del mercato, che si è creato un personaggio e scrive ciò che i suoi lettori aspettano di leggere.

I giudizi -positivi e negativi- sono netti. Le argomentazioni precise. Le posizioni non trattabili. Gli ultimi interventi sulla letteratura post Duemila ritraggono un panorama inaridito, scandito dal passaggio tra “letteratura della crisi” e “crisi della letteratura”.