Nella Venezia del primo dopoguerra nacque Emilio Vedova (1919-2006). Figlio di artigiani-operai, ebbe una vita impegnata sia dal punto di vista artistico che da quello patriottico.
Gli inizi di Emilio Vedova e lo stretto rapporto con Venezia
Dallo spirito intraprendente, il giovane Emilio Vedova si forma come un autodidatta e a partire dal 1942 aderì al movimento antinovecentista Corrente. Quattro anni più tardi diede vita, assieme ad altri esponenti artistici, alla Nuova Secessione Italiana, poi conosciuta con il nome di Fronte Nuovo delle Arti.
Vedova fu parte integrante del tessuto artistico veneziano in quanto ospite fisso della Biennale, nel ’52 venne organizzata una personale a suo nome e nel ’60 ricevette il Gran Premio per la pittura. L’inizio della sua attività artistica, così come la conosciamo oggi, coincide proprio con il nuovo decennio del secondo dopoguerra. A partire dal ’50 a Venezia, e in tutta Italia, si iniziava a respirare un’aria di rinnovamento, di speranza, un nuovo inizio per una nuova Italia. Alcuni dei suoi cicli più importanti appartenenti a questo periodo sono lo Scontro di situazioni, il Ciclo della Protesta e i Cicli della Natura.
Un altro importante connubio con la Dominante fu con il teatro La Fenice, per il quale realizzò le scenografie e i costumi per Intolleranza (1960) e per Prometeo (1984).
Dagli anni ’60 alla morte
Instancabile ricercatore e sperimentatore, a partire dal ’61 Vedova si dedicò ai Plurimi; nel decennio successivo passa ai Plurimi/Binari e negli anni ’80 realizza i grandi cicli dei Dischi, dei Tondi e la serie …In Continuum.
Attraverso le sue opere, si immerge nel mondo dell’Informale e porta avanti, al pari di Jackson Pollock, la sua ricerca artistica in Italia per tutti gli anni a venire.
Nonostante sia meno conosciuto dal grande pubblico odierno rispetto al suo contemporaneo Lucio Fontana, non è da considerarsi di minore importanza: con le sue pennellate nervose, con la sua tavolozza tra il grigio e il nero, con il connubio di caos e ordine nelle linee, riusciva a trascendere la materia stessa trasportando la concentrazione sulla forza emotiva del segno.
Dopo la sua morte nel 2006, le sue opere sono esposte alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e alla Berlinische Galerie di Berlino.
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