Il 2016 sembra non essere per nulla un anno positivo per le forze progressiste europee, incapaci di trovare un proprio programma politico, considerate co-responsabili della crisi finanziaria e superate a sinistra dalle forze populiste. La logica della «Grande Coalizione» ha spezzato ogni possibilità per i socialisti, sia a livello europeo sia nazionale, di distinguersi dalle forze di centro-destra.
Nonostante questa crisi profonda della sinistra, qualcosa sembra muoversi, più per necessità che per convinzione, tra i palazzi di Bruxelles e, nella giornata di giovedì 8 dicembre, ha trovato una sua prima positiva conferma: il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. Abbiamo già affrontato questo tema, cercando di descrivere a grandi linee il grande progetto di consultazione, lanciato dalla Commissione nel marzo 2017 e seguito da una prima proposta della Commissione stessa.
Leggi anche:
La luce in fondo al tunnel: un Pilastro europeo per i diritti sociali
La Commissione Occupazione e Affari Sociali (EMPL), competente nel merito, si è incaricata dell’onere di fornire la posizione del Parlamento Europeo sul Pilastro Sociale. In particolare, l’eurodeputata portoghese, già docente a Lisbona e a Bruxelles, Maria Joao Rodrigues è stata la relatrice di una relazione di iniziativa approvata a maggioranza (34 a favore e 14 contro) proprio lo scorso giovedì. Come si può leggere nella nota pubblicata dal relatore, il lavoro di compromesso e sintesi è stato molto duro, alla luce dei più di mille emendamenti presentati dalle forze politiche.
Quello che è importante sin da subito sottolineare è che dalla relazione finale, fortemente osteggiata dalle forze populiste e mal vista dai gruppi di destra, emerge una posizione molto distante rispetto a quella elaborata dalla Commissione. Nella «relazione Rodrigues» si cerca infatti di abbandonare l’approccio tipicamente liberale che ha contraddistinto i lavori della Commissione fino ad oggi e che è consistita nell’enunciazione di princìpi cui non hanno fatto seguito strumenti concreti per la loro attuazione.
Per quanto sia una semplice relazione di iniziativa, quindi senza valore legislativo e per quanto il testo debba ancora passare lo scoglio della Plenaria prima di potersi dire approvato, la relazione Rodrigues può ciononostante essere vista come coraggiosa e ambiziosa proposta, in vista dell’incontro del 21 gennaio 2016 con l’incaricato della Commissione per il Pilastro Sociale, Allan Larsson, durante il quale si trarranno i primi risultati della consultazione lanciata a marzo.
La relazione infatti cerca di intervenire su quelle che Maurizio Ferrera chiama le quattro fratture che contraddistinguono la collisione, esacerbata dalla crisi finanziaria, tra Euro e Welfare: la tensione tra gli obiettivi sociali ed economici dell’Unione, la divergenza tra i sistemi politico-economici del Nord e del Sud Europa e tra Est e Ovest, il divario tra politiche sociali nazionali e i vincoli legali europei, e tra stati ad alto e basso livello di Welfare che si sono ulteriormente estesi durante la crisi.
La base della relazione sul Pilastro Sociale consiste infatti nella proposta di un cambiamento di paradigma verso un modello sociale europeo forte, basato sulla solidarietà, la giustizia sociale, un’equa distribuzione della ricchezza, la parità di genere, un sistema di istruzione pubblica di alta qualità, un’occupazione di qualità e una crescita sostenibile. Tra le proposte più importanti approvate troviamo garanzie per un bilanciamento tra vita lavorativa e familiare; incentivi per un accesso gratuito alla sanità, istruzione e assistenza a tutti i minori, attenzione alla formazione professionale e all’accompagnamento nei percorsi scuola-lavoro; eliminazione dei tirocini non retribuiti; introduzione di un salario minimo adeguato, con l’obiettivo di arrivare al 60% della media nazionale; domanda per una direttiva sulle condizioni di lavoro in tutte le forme di impiego e introduzione di strumenti reali per l’attuazione dei principi sociali concordati; infine, l’inclusione di criteri sociali nelle valutazioni del Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche Ue, e proposta di un adeguato finanziamento degli investimenti sociali.
Questi punti sono obiettivi molto importanti, che se dovessero essere approvati tutti dalla Commissione e dal Consiglio rappresenterebbero una svolta decisiva negli equilibri europei e una spinta decisiva nel processo di integrazione europea.
Il segnale arrivato dal Parlamento è quindi solo un primo ma importantissimo passo verso l’obiettivo ultimo che deve essere l’Unione Sociale Europea. Una battaglia è stata vinta ma la guerra è appena cominciata.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!