«Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente piscina, niente animali, niente sigarette. Il massimo della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Scappato da Atlanta. Mai dovrai fare ritorno, perché the west is the best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. L’apice della battaglia per uccidere l’estremo falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno portato fino al grande bianco del Nord per non essere mai più avvelenato dalla civiltà, egli fugge, e solo cammina per smarrirsi nelle terre estreme»
Alexander Supertramp, Maggio 1992
Nell’agosto del 1992 nel territorio a nord del monte McKinley un gruppo di cacciatori d’alci rinvenne un corpo in decomposizione. Poco dopo la scoperta del cadavere, il direttore della rivista Outside chiese all’alpinista e saggista Jon Krakauer di scrivere un pezzo sulle misteriose circostanze di morte del giovane. Egli scoprii che si trattava di Christopher McCandless, cresciuto in un ricco sobborgo di Washington D.C., che, dopo aver conseguito la laurea all’Emory University, nell’agosto del 1990 sparì dalla circolazione: diede tutti i propri risparmi in beneficenza, abbandonò l’auto, bruciò i contanti rimasti nel portafoglio e si inventò una nuova esistenza ai margini della società, peregrinando attraverso l’America del Nord – passando dal deserto del Mojave, discendendo le rapide del fiume Colorado, sconfinando in Messico e risalendo la costa, per giungere poi in Alaska – alla ricerca di un’esperienza pura e trascendentale.
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L’articolo del giornalista fu pubblicato nel gennaio 1993 e un sorprendente numero di persone rimase colpito dalla vicenda: la redazione fu sommersa di lettere sia d’ammirazione sia di rimprovero, per il coraggio, l’arroganza e la stupidità dimostrate dal ragazzo. L’interesse di Krakauer nei confronti di questo giovane, però, con il passare dei mesi non si spense e, tornato nei luoghi che il giovane aveva attraversato, cercò di rivivere le sue stesse esperienze e si mise in contatto con le persone che lo avevano incontrato, cercando di andare più a fondo della questione. Riuscì a parlare anche con la famiglia, la quale, prima del ritrovamento della salma, non aveva avuto più notizie di lui.
Il risultato delle sue ricerche è confluito nel romanzo Nelle terre estreme, su cui si è basato il film scritto e diretto da Sean Penn Into the wild del 2007, con la superlativa colonna sonora di Eddie Vedder.
Il protagonista, allievo di Henry David Thoreau, Jack London e di Lev Tolstoij, è estremamente intelligente e silenzioso. Stanco della famiglia – i problemi con il padre risultano evidenti – e della società, malata a causa dell’ipocrisia e del consumismo, decide di partire alla ricerca della felicità, trovandola nella natura, quella aspra e selvaggia, e nella solitudine dove la tecnologia e le mode non hanno più valore.
In Nelle terre estreme Chris testimonia al lettore che la vita dell’uomo deve essere sempre in costante movimento e che ogni cosa, brutta o bella, deve essere accettata per come è. L’esistenza non deve essere fatta di certezze e l’uomo non deve vivere nella sicurezza, perchè è proprio lontano dalle maschere che la società impone che si trova la vera libertà e la scoperta della natura individuale ed esistenziale.
Nicole Erbetti
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