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La Galleria del Levante riprende vita sulle pareti del Mart

Simbolismo e Nuova Oggettività. Fino al 12 giugno, Emilio Bertonati in esposizione al Mart di Rovereto

9 minuti di lettura

Inaugurata domenica 27 marzo, la nuova mostra allestita dal Mart di Rovereto, Simbolismo e Nuova Oggettività. La Galleria del Levante racconta una storia eccentrica e fuori dagli schemi, di ripresa del passato per la comprensione profonda del presente. Visitabile fino a domenica 12 giugno 2022, l’esposizione è curata da Alessandra Tiddia che con il suo webinar, tenutosi martedì 12 aprile, è riuscita ad approfondire maggiormente gli aspetti focali e più curiosi della mostra offrendo punti di vista e spunti differenti rispetto a quelli che si potrebbero cogliere durante una semplice visita in solitaria.

Emilio Bertonati e la Galleria del Levante

Come indica chiaramente il titolo, la mostra è dedicata alla Galleria del Levante ovvero una galleria d’arte che dal 1962, anno dell’inaugurazione a Milano, è stata capace di allargarsi sul territorio europeo, grazie al suo fondatore Emilio Bertonati, fungendo da ponte tra le differenti e talvolta complesse realtà che in quegli anni abitavano il continente.

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Nato a Levanto nel 1934, Emilio Bertonati è un personaggio come molti abitanti del mondo dell’arte, difficilmente inquadrabile in uno stile o in un ruolo, aspetto che ben si rispecchia nella sua creatura più preziosa: la Galleria del Levante. Già il nome di questa ha una duplice valenza: è quasi certamente un omaggio alle sue origini liguri, ma allo stesso tempo è inevitabile il rimando all’Oriente di cui effettivamente Bertonati si interessava in ambito artistico.

La dualità si ripresenta nell’esposizione che, come la curatrice stessa ha sottolineato, ha due anime: il Simbolismo e il Realismo Magico, la Nuova Oggettività.

Galleria del Levante
Fonte: Mart

Emilio Bertonati ebbe una formazione da architetto, ma si occupò dell’arte a 360° diventando gallerista, operando come artista, appassionandosi alla fotografia, diventando punto centrale della critica e della storia dell’arte, non solo italiana. Grazie agli interessi insoliti in fatto di arte, soprattutto se si pensa al contesto storico e artistico in cui la galleria nacque e fiorì, Bertonati fu capace di offrire al pubblico riscoperte e opportunità di avvicinamento ad artisti sconosciuti o dimenticati dei primi decenni del Novecento. La nascita della sede di Roma, ma ancora di più quella di Monaco di Baviera nel 1966 alla quale seguirà poi un altro distaccamento della Galleria del Levante a New York, permise al gallerista di avvicinarsi al mondo della secessione viennese, dell’Art Déco e dell’arte tedesca. Emblematico, in questo senso, è il fatto che la galleria di Monaco fosse ospitata in Villa Stuck, opera del celebre architetto, pittore ed illustratore espressionista tedesco Franz von Stuck e protagonista dell’esperienza secessionista monacense. Fu proprio il gallerista uno dei maggiori responsabili della diffusione, in Italia, di questo tipo di arte.

L’atmosfera preziosa della mostra

Accolto da una luce molto calda e quasi fioca, l’esposizione introduce da subito lo spettatore nel vivo del tema presentando una linea temporale che va dal 1962, anno di fondazione della galleria, al 1981, anno della prematura morte di Emilio Bertonati. Accanto a questa, una bacheca raccoglie i cataloghi delle numerosissime mostre organizzate presso la Galleria del Levante, fotografie e addirittura un paio di stivali, appartenuti a Speedy Schlichter, moglie del pittore Rudolf Schlichter, tra i maggiori esponenti della Nuova Oggettività. I cataloghi, così come la linea del tempo, fungono da guida alla mostra ma, come ha affermato Alessandra Tiddia, sono stati strumento fondamentale per la sua stessa ideazione.

Una sala iniziale è dedicata alla conoscenza del personaggio di Emilio Bertonati, non solo attraverso la biografia scritta ma, più che altro, mediante le sue stesse opere oppure opere che lo vedono soggetto protagonista. È qui che si possono apprezzare le illustrazioni di Bertonati intitolate Meditazione su un’eclisse (1958) oppure suoi quadri come il ritratto di Max Klinger, suo amico, scultore ed incisore tedesco. O, al contrario, i disegni-ritratti che raffigurano il gallerista come quello realizzato da Christian Schad, ad esempio.

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Nella stanza successiva domina una grande opera di Maximilian Lenz, La Primavera. Questa era conservata inizialmente nella casa di Bertonati, come attesta una fotografia che lo ritrae sul proprio divano con alle spalle la grande tela; dettaglio che rivela ancora di più l’amore del gallerista per questa tipologia di arte. Il quadro, di formato quadrato e di dimensioni notevoli, cattura lo sguardo immediatamente grazie anche, e soprattutto, al luccichio della pittura oro inserita nei dettagli. L’aspetto della preziosità è ripreso con garbo da inserti rettangolari, sempre di colore oro, che si ripetono sulle pareti di alcune delle sale. L’austerità si unisce in maniera incredibile alla sensualità nelle opere dei grandi maestri, capaci di attrarre lo spettatore più vicino al disegno, così da coglierne gli innumerevoli dettagli. Soggetti improbabili fanno sorridere ma, allo stesso tempo, non distraggono dalla maestria smisurata che portano in sé.

Galleria del Levante
Richard Müller, Messaggio d’amore (Das rote Hertz), 1917, Collezione privata. Fonte: Mart

Non è trascurata nemmeno la componente più cruenta e crudele di questa arte, in particolare del Simbolismo; così come è messa ben in evidenza l’opposizione tra la corrente simbolista e quella della Nuova Oggettività, con anime totalmente differenti eppure non contrastanti nell’insieme. Quella della Nuova Oggettività, infatti, è una pittura fredda, analitica, oggettiva appunto, anche nei soggetti più naturali e «vivi».

Le numerose opere che si susseguono presentano sperimentazioni di ogni tipo in grado anche di mostrare un utilizzo, un impiego dell’arte al di là della contemplazione come, ad esempio, nei manifesti pubblicitari o nei pacchetti di sigarette, con un’uscita dell’arte dal suo stato tradizionale.

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L’esposizione è scandita da stanze comunicanti ma capaci di parlare di temi differenti, artisti differenti. Non si vive mai un vero e proprio stacco, nonostante la dualità sopra citata, se non per la sezione dedicata alla fotografia, volutamente riconoscibile. Oltre al colore delle pareti, infatti, in questa piccola stanza cambia anche il criterio allestitivo, portando da un’esposizione leggera ed areata ad una più concentrata e ricca. Interessanti sono, in questa parte, gli esperimenti fotografici di Mario Castagneri nella sua serie-studio sulle mani tra cui si ritrova una fotografia del pittore futurista Fortunato Depero con dedica. Ma anche le fotografie di Adolfo Porry Pastorel, del 1931-39, che ritraggono la giovane Italia fascista.

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Ph Mart, Jacopo Salvi. Fonte: Mart

Lo stile unico ed estremamente personale di Emilio Bertonati emerge dall’esposizione, anche se in maniera silenziosa, mai ostentata. Tutto si unisce in un’atmosfera magica, fatta di riflessi dorati e nette linee di china, figure rigide e spietatamente concrete o, al contrario, sinuose tanto da diventare decorative, colori accesi impastati dalla luce calda che avvolge lo spettatore e lo accompagna alla scoperta di altri mondi e altri tempi. La Galleria del Levante si presenta come galleria europea, portatrice di una visione allargata che di questi tempi sarebbe importante recuperare.

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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