A quasi due anni dalla messa in onda in televisione, vogliamo raccontarvi di Sei pezzi facili, omaggio di Paolo Sorrentino alla memoria dello sceneggiatore e regista Mattia Torre, scomparso nel 2019. Sei pezzi facili è infatti una raccolta di pièce teatrali create e messe in scena da Torre, riadattate con profondo rispetto e minimi cambiamenti dal regista cinematografico e andate in onda tra l’autunno e l’inverno del 2022, oggi visibili su RaiPlay.
La banalità eccezionale del quotidiano
Mattia Torre realizza i suoi primi importanti lavori nei primi anni Novanta, quando insieme a Giacomo Ciarrapico firma opere teatrali come Tutto a posto e Piccole anime. Nel 2002, insieme a Luca Vendruscolo lavora al lungometraggio Piovono mucche, una commedia che fotografa la realtà degli obiettori di coscienza con arguzia e intelligenza. È con proprio con Ciarrapico e Vendruscolo che dal 2007 si dedica all’opera che forse più di tutte l’ha reso famoso e apprezzato dal grande pubblico: Boris.
Il tocco di Mattia Torre è da sempre riconoscibile: egli ha raccontato senza pregiudizi e senza pietà la vita di ciascuno, con un’ironia che talvolta si trasforma in malinconia o rabbia e riesce a toccare il lato più sincero della coscienza dello spettatore. È stato osservatore e narratore della banalità eccezionale che si cela o semplicemente passa spesso inosservata nel quotidiano, mettendola di fronte e chiamando ciascuno a fare i conti con essa.
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«Sei pezzi facili» e i suoi protagonisti
Un uomo mediocre che si riscatta grazie alla cattiveria in seguito a un trauma. Una donna e il suo ciclo mestruale. Una famiglia ignorante la cui amara monotonia è scossa, per poco, da un ospite inatteso. Lo scontro tra due scooter che diventa scontro tra posizioni inconciliabili sulla vita. Un uomo la cui mente si oppone, nel momento peggiore, alla chiarezza e alla linearità che la modernità sembra richiedere, se non imporre. Il ritratto dell’Italia e di quello che può essere considerato uno dei suoi simboli nel mondo: il cibo.
Sono questi i soggetti, i protagonisti di ciascuno degli episodi di Sei pezzi facili. Uomini e donne qualunque, situazioni forse, in alcuni casi, un po’ meno qualunque; eppure tutte, sempre, irrimediabilmente, tragicamente, splendidamente vere. Ci si può immedesimare senza sforzo nelle storie che racconta Mattia Torre, grazie anche alla bravura degli interpreti che sceglie per metterle in scena. Tutti gli attori originariamente scelti da Torre per interpretare i suoi personaggi ritornano sul palco e dietro la cinepresa di Paolo Sorrentino. Valerio Mastandrea, con Migliore, porta in scena Alfredo Beaumont, personaggio al quale, dopo quasi vent’anni di repliche, ha da poco detto addio. Geppi Cucciari è la protagonista del monologo Perfetta, mentre Valerio Aprea e Paolo Calabresi si incontrano in Qui e ora. Giordano Agrusta, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri danno vita a 456. Infine, Valerio Aprea ritorna in In mezzo al mare e Gola.
L’incontro che non ti aspetti tra teatro e cinema
Quello realizzato da Paolo Sorrentino è un omaggio delicato e sentito a un amico che, per sua stessa ammissione, avrebbe voluto frequentare di più e che ha avuto l’occasione di conoscere meglio attraverso la reinterpretazione cinematografica del suo lavoro. Gli episodi scelti sono a loro modo unici, eppure legati da una forte identità data dal loro creatore. Lo sguardo cinematografico è presente, ma non è invadente e regala movimento senza snaturare l’intimità profonda che i pezzi di Torre portano con sé.
Sei pezzi facili è l’incontro davvero riuscito tra due arti spesso ingiustamente contrapposte. È l’incontro di due grandi autori, un’occasione (o meglio, sono sei occasioni) che ognuno può cogliere per lasciarsi stupire, divertire e commuovere.
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