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In Germania c’è un nuovo governo. Cosa succederà ora?

Guidato dalla SPD di Scholz, il nuovo governo tedesco dell'era post-Merkel sembra dare buone speranze di miglioramento. Ambiente, sviluppo e diritti come temi centrali.

10 minuti di lettura

La locomotiva si è fermata, o forse ha solo rallentato. Questa era la paura, condita da un leggero fatalismo che ha accompagnato la narrazione della campagna elettorale che avrebbe portato alla designazione del successore della Cancelliera Angela Merkel. Ora che la Germania ha un nuovo governo, guidato da Olaf Scholz, cosa cambierà?

La fine dell’era Merkel segna uno spartiacque tra l’Europa che è stata e quella che sarà

Superata solo dalla Regina Elisabetta II come longevità e sopravvivenza ai leader del Mondo intero, l’ex Cancelliera Tedesca è stata per anni la donna più potente al mondo, definendo l’agenda europea e rendendo la Germania uno dei Paesi più influenti a livello europeo e mondiale.

Gli analisti di tutto il mondo ne lodano le virtù e hanno guardato con timore al superamento del modello che ha reso grande la Germania e che ha contribuito a metterla al centro del sistema economico-commerciale europeo a meno di tre decenni dalla riunificazione.

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Angela Merkel

Il risultato ha superato le aspettative. Complice un’errata strategia dei Cristiano democratici della CDU, il Partito Socialdemocratico – SPD ottiene un buon risultato dopo la batosta del 2017, quando candidava l’allora Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. I socialdemocratici vincono di misura, con il 25,7% delle preferenze, seguiti da CDU-CSU che si ferma al 24,1%.

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Per i conservatori si tratta del peggior risultato della loro storia. Venuta meno la figura carismatica e la leadership politica di Angela Merkel, non si è trovato un candidato all’altezza che prendesse in mano l’eredità dei sedici anni di governo della prima donna a ricoprire il ruolo di Cancelliera. Il simbolo della disfatta è la conquista del collegio di Rugen-Greifswald dove Merkel è stata eletta dal 1990 in poi da parte della socialdemocratica Anna Kassautzki.

La coalizione semaforo del nuovo governo in Germania

Visto il leggero distacco, sia Olaf Scholz (SPD) che Armin Laschet (CDU) avrebbero potuto guidare un governo di coalizione. Venuta meno l’ipotesi Grosse Koalition per le numerose divergenze tra i due partiti di testa, entrambi avrebbero potuto guidare un governo di coalizione che mettesse insieme una delle due parti della coalizione che ha finora guidato la Germania con il terzo e il quarto partito del Paese. Sia i Verdi che i liberali dell’FDP hanno raccolto risultati positivi contando sul sostegno, rispettivamente, del 14,8% e dell’11,5% degli elettori tedeschi. Questi due partiti, le cui posizioni divergono se si fa riferimento al loro posizionamento in fatto di sviluppo economico-industriale o alla loro visione di Europa, diventano l’ago della bilancia.

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Olaf Scholz

Dopo circa due mesi di trattative, si giunge ad un accordo che darà vita ad un governo guidato dal socialdemocratico Scholz e alla coalizione semaforo che potrà contare su 416 seggi sui 735 assegnati.

A primo impatto, in pochi avrebbero scommesso su un’agenda progressista e attenta alla gestione dei cambiamenti climatici. Anche chi scrive temeva il classico programma annacquato che, per amor del compromesso, fa venir meno ogni forma di schieramento politico su temi dirimenti del nostro tempo.

La necessità di osare in Germania

Guardando l’accordo siglato dalle tre forze e messa al vaglio delle rispettive assemblee di partito, salta agli occhi un’agenda fortemente incentrata su una nuova visione di Paese, con il cancelliere in pectore che parla di necessità di osare e del bisogno di segnare una nuova partenza per la Germania. Sarà una coalizione che si baserà sui principi di libertà, giustizia e sostenibilità.

I temi principali dell’accordo di governo sono la transizione ambientale, i diritti economici e sociali, la lotta alla pandemia e la trasformazione dell’intero sistema produttivo tedesco per rispondere alle nuove necessità di riduzione delle emissioni e di tutela dell’ambiente. Non si tratta di misure peggiorative, ma di occasioni di sviluppo economico e di rilancio dei consumi dopo gli anni di rallentamento dovuti alla riduzione della domanda e all’aumento del costo delle materie prime.

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Senza dubbio, i maggiori contrasti in fase di negoziazione si sono verificati tra i due partner minori del governo. Non è un caso che, nella distribuzione dei ministeri, il Ministero delle Finanze sia andato al leader liberale Christian Lindner, fermo sostenitore del rigore sui conti pubblici e degno difensore di una delle priorità dell’elettorato liberale. Allo stesso modo, agli affari esteri dovrebbe andare la leader dei Verdi, Annalena Baerbock, mentre il super ministero che si occuperà di ambiente ed energia dovrebbe essere guidato dal co-presidente dei Grüne, Robert Habeck.

Il programma del nuovo governo in Germania

Tra i punti dell’accordo spicca la volontà di far fronte all’emergenza abitativa, costruendo circa 400.000 appartamenti l’anno, e di impegnarsi sul fronte dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Oltre all’incremento del salario minimo orario va da 9,50 a 12 euro (cifre che farebbero rabbrividire i giovani lavoratori di mezza Europa), si punta a fronteggiare le conseguenze della transizione ecologica, creando nuove possibilità di sviluppo per le aree la cui economia si basa su attività economiche fortemente impattanti dal punto di vista ambientale. Ne è un esempio la volontà di anticipare gli obiettivi europei di decarbonizzazione eliminando il carbone entro il 2030.

Reichstag

Sempre sul fronte dei diritti economici e sociali, il nuovo governo in Germania si impegnerà a non introdurre nuove tasse e a non aumentare le imposte sul reddito, sulle società e sul valore aggiunto.

Altro capitolo importante si incentra sui diritti di cittadinanza. Una delle proposte che ha avuto più riverbero a livello europeo è quella dell’estensione del diritto di voto agli over-16, aprendo ad una proposta che da tempo viene avanzata da varie componenti della famiglia socialista e democratica europea.

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Allo stesso tempo, viene riservata particolare attenzione ai residenti di origine straniera che dopo cinque anni potranno ottenere la doppia cittadinanza. Si tratta di un importante passo avanti, che avrà i suoi effetti anche all’interno di importanti minoranze come quella turca, nella quale è comune non avere la cittadinanza tedesca anche dopo decenni di permanenza nel Paese.

Dal punto di vista ambientale, invece, si propone di soddisfare l’80% del fabbisogno energetico tedesco attraverso fonti di origine non fossile entro il 2030 e di puntare alla presenza di 15 milioni di macchine elettriche entro lo stesso anno. Su questa linea, il governo tedesco si impegnerà anche nella promozione di una sovrattassa europea sul trasporto aereo sul modello di quella già presente nel sistema tedesco.

Senza dubbio, la nuova coalizione tedesca pone le basi di quello che potrebbe essere il nuovo modello europeo di coalizione di governo. Negli ultimi anni, l’indebolimento della famiglia popolare europea dovuta anche al venir meno della leadership tedesca e la minore spinta sovranista hanno portato alla formazione di governi più vicini a posizioni progressiste, Verdi e liberali. È questo il caso della Spagna, dell’Italia, della Francia.

Il programma del prossimo governo tedesco manterrà la linea della stabilità e della solidità del sistema economico nazionale, ma aggiunge qualcosa in più. Questo fa ben sperare.

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Giuseppe Vito Ales

Classe 1993. Cresciuto tra le montagne di Piana degli Albanesi, sono un Arbëresh di Sicilia profondamente europeo. Ho studiato economia, relazioni internazionali ed affari europei tra Trento, Strasburgo, Bologna e Bruxelles per approdare infine a Roma. Tra le grandi passioni, la politica, l’economia internazionale e i viaggi preferibilmente con uno zaino sulle spalle e tanta voglia di camminare.
Credo che nel mondo ognuno di noi possa contribuire al miglioramento della collettività in modo singolare e specifico, proprio per questo non mi sta particolarmente simpatico chi parla per frasi fatte o per sentito dire e chi ha la malsana abitudine di parlare citando pensieri e parole d’altri. Siate creativi, ditelo a parole vostre!

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