Alcuni fatti risvegliano l’amor di Patria più di quanto sia ipotizzabile ed effettivamente necessario.
Come noto, lo scempio romano degli ultras del Feyenoord ha avuto la forza di suscitare, a ragione, lo sdegno generale di cittadini (non solo italiani, vedi l’iniziativa olandese #ScusaRoma ) ed istituzioni che, escludendo lo scaricabarile di responsabilità, si sono trovati uniti nel condannare senza riserve l’attacco incivile perpetrato ai danni della Capitale e del suo patrimonio.
Tante le iniziative che sono sorte in questi giorni; dalla proposta del sindaco Marino di disputare un’amichevole Italia-Olanda per raccogliere fondi per il restauro della Barcaccia alla volontà di banche ed aziende nostrane di contribuire economicamente a tali lavori.
Ma, tra proposte più o meno nobili, a volte la linea che separa il lodevole dal bizzarro (se così possiamo chiamarlo) può essere molto, molto sottile.
Già da qualche giorno, dopo il rifiuto del governo olandese di pagare, su Change.org è partita una petizione per chiedere al Feyenoord calcio e alla Opel, sponsor della società, di risarcire i danni causati dai tifosi a Piazza di Spagna. Ora, l’apice dell’assurdo sembra esser stato toccato dalla decisione di Alberto Pagani, presidente del Consorzio agrario di Como, Lecco e Sondrio, di boicottare i fiori dei Paesi Bassi. Del resto va molto di moda, in questi giorni, ricordare l’Olanda solo come il paese dei tulipani che rappresentano, in un certo immaginario, l’equivalente dei nostri pizza e mandolino all’estero; dunque, come colpire l’Olanda al cuore? Isolando i suoi fiori, è chiaro.
«Compreremo questa merce in Italia. I fatti di Roma mi hanno ferito nell’orgoglio e mi dà anche fastidio il lassismo delle istituzioni italiane. Ormai è opinione generale che qui ognuno può fare quello che vuole, tanto resta impunito. Negli altri Paesi non è così», spiega Pagani, alimentando quella generalizzazione che altrove sia sempre meglio ricordando i fatti di Varsavia che videro i supporters biancocelesti finire dietro le sbarre e citando addirittura una multa da lui pagata per eccesso di velocità in Svizzera.
È giusto e nobile volersi stringere intorno al proprio Paese dopo un atto turpe e vile come quello della scorsa settimana, ma è auspicabile non mancare di oggettività.
Un gruppo di incivili criminali è assimilabile ad un intera nazione? E se gli ultras romanisti avessero messo a ferro e fuoco Rotterdam (ci si augura tra l’altro che non succeda), avremmo avuto piacere noi italiani ad essere paragonati in massa ad una minoranza barbara? Decisamente no.
Ecco allora che a poco servono queste iniziative strampalate; meglio osservare con rispetto le tante proposte di aiuto che giungono, anche al di fuori dei nostri confini, dai Paesi Bassi in primis i quali, forse, stanno dimostrando davvero di non essere solo il paese dei tulipani e del Feyenoord.
G.A.