Piazza san Giovanni, Roma, ore 15.30. Migliaia di persone si stanno muovendo in queste ore per raggiungere il luogo di ritrovo da cui oggi partirà una manifestazione definita “apolitica” e “aconfessionale”. Scopo: difendere la famiglia e i bambini. Perché? I bambini e le famiglie sono forse in pericolo? A quanto pare sì.
L’organizzazione dell’evento appartiene al comitato “Difendiamo i nostri figli” al quale, se non altro, va reso il merito di aver organizzato il tutto in una quindicina di giorni grazie a un’intensa azione di propaganda. Nel comunicato ufficiale si legge che il comitato mira a «ribadire il diritto dei genitori di educare e istruire i figli, specialmente con riguardo alle tematiche della affettività e della sessualità» (il grassetto è originale). Si spiega poi che «il popolo delle famiglie è preoccupato e sconcertato per i figli e i nipoti, sempre più spesso fatti oggetto di una autentica invasione nascosta della ideologia Gender». E si conclude: «Non possiamo permettere a lobby che diffondono teorie anti-scientifiche di indottrinare i nostri figli e nipoti, disorientandoli nella loro maturazione psico-affettiva fin dalla scuola dell’infanzia».
Ora, se io fossi un genitore penso che, dopo aver letto queste parole, sarei presa dal panico e farei le valigie per accamparmi nella capitale e capire che cosa stanno facendo ai miei figli. Lobby che indottrinano con teorie anti-scientifiche? La maturazione psicoaffettiva deviata fin dalla scuola dell’infanzia? Però, se si smette un momento di piegare calzini e ci si prende la briga di leggere qualcosa in più, molti punti vengono chiariti.
Innanzitutto: chi sono le persone che andranno oggi a manifestare e contro che cosa protestano? Ecco, qui la questione non è del tutto chiara. Il portavoce del comitato ha affermato con forza che non è una manifestazione contro le persone omosessuali, però nel manifesto ufficiale si ribadisce la bellezza della famiglia naturale, quella formata da mamma e papà: non sarà omofobia, ma ne ha un po’ il sapore. Si è detto anche che la manifestazione è “apolitica”, ma la politica c’entra eccome: si protesta, infatti, anche contro il ddl Cirinnà, in discussione in questi giorni, che equiparerebbe le unioni di gay e lesbiche a quelle matrimoniali. E, infine, il nemico numero uno è la famigerata ideologia Gender.
Quindi, per ricapitolare, oggi in piazza a Roma ci sarà chi non è omofobo ma vuole che la famiglia sia solo quella “normale”, chi è contrario a un decreto legge che non fa del male a nessuno e chi è convinto che i suoi bambini a scuola subiscano un lavaggio del cervello in materia di sessualità.
I punti oscuri sono davvero troppi. A partire da quell’ideologia Gender di cui tutti parlano, ma di cui nessuno sa. E nessuno ne può sapere, perché la teoria del gender – come si dovrebbe più correttamente chiamare, perché “Gender” non è una persona, ma la parola inglese che significa “genere” – non esiste. Come spiega la sociologa Chiara Saraceno in un’intervista a Repubblica, la teoria del gender è mutuata dalle teorie di genere della sociologia. Nate dalle associazioni femministe americane, le teorie di genere affermano che i ruoli sociali attribuiti a uomo e donna non sono legati alla conformazione del corpo, ma sono esclusivamente costrutti sociali: il che significa, semplificando al massimo, che la natura non dice che il marito debba lavorare e guadagnare più della moglie o che la donna sia “per natura” più portata ad accudire i figli.
Queste teorie sono state trasferite dall’ambito esclusivamente sociale ad un ambito più, se così possiamo dire, psicologico. Si è pensato, quindi, che le teorie di genere sostenessero che gli individui nascono “neutri” e che l’identità di genere (quindi anche sessuale) si definisca con il tempo: per questo sarebbe necessario eliminare qualsiasi riferimento a una differenza tra maschi e femmine, in particolare nelle scuole, in modo che i bambini vengano incoraggiati a scegliersi il genere che più preferiscono. Le storie strappalacrime su quante vite abbia rovinato la teoria del gender si sprecano in rete e sono anche piuttosto divertenti. Ma, almeno per quanto riguarda questo punto, è decisamente una battaglia contro i mulini a vento.
Il punto però che più tocca le coscienze dei genitori preoccupati è quello riguardante i progetti di educazione all’affettività proposti nelle scuole, che indottrinerebbero i bambini con la terrificante teoria di cui sopra. L’angoscia è generata, in particolare, dal ddl 1680 presentato da Valeria Fedeli, che rientra nell’ambito della riforma scolastica e che prevedrebbe, a partire da Settembre, l’«Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del Sistema Nazionale di Istruzione e nelle università” o, come sono stati chiamati, dei “corsi di gender». Il provvedimento è ispirato, in realtà, alle linee guida dell’OMS per l’educazione sessuale nelle scuole, il nemico numero due dei no-gender.
Secondo i difensori dei bambini, infatti, l’OMS non solo inciterebbe ad eliminare le differenze di genere, ma anche alla masturbazione, ai rapporti sessuali precoci, alla pornografia e all’omosessualità. Il documento in questione è un po’ lungo, ma vale la pena leggerlo (qui il testo in formato pdf): in questo modo si scopre che il punto chiave è l’importanza dell’educazione sessuale e affettiva impartita fin dai primissimi anni di vita. È fondamentale che i bambini prendano confidenza con il proprio e l’altrui corpo, che imparino a riconoscere che cosa dà piacere e cosa no, che il contatto e “le coccole” sono manifestazioni di affetto e che il corpo , il nostro e quello degli altri, va sempre rispettato. E di questo processo sì fa parte anche la masturbazione, ma del resto non è un mistero che i bambini molto piccoli attraversino la fase del “gioco” con i propri organi genitali. Solo in questo modo, secondo l’OMS, i bambini potranno diventare adolescenti consapevoli e adulti responsabili della propria sessualità ma, soprattutto, di quella degli altri e capire, ad esempio, che la contraccezione non riguarda soltanto una parte della coppia.
Oggi a Roma si incontreranno migliaia di persone e manifesteranno in difesa della famiglia e dei bambini. La difesa di chi non si può (ancora) difendere da solo è encomiabile, ma scavando appena sotto la superficie delle loro motivazioni si scoprono montagne di falsi miti e molta disinformazione. Viene allora da chiedersi di che cosa abbiano realmente paura e contro cosa stiano davvero combattendo. E, d’accordo con la dottoressa Saraceno, si può rispondere che, forse, la paura più vera è quella di scoprire che le certezze di tutta una vita si rivelino non così certe.
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[…] ancora la teoria del Gender divenuta un «complotto» che – a detta di molti – manipolerebbe le teste dei bambini […]
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