fbpx

Inés e Clara: le matriarche
del Cile di Isabel Allende

9 minuti di lettura

Nelle donne che Isabel Allende dipinge nei suoi romanzi c’è tanto di lei, della sua famiglia, del suo Paese. Sono figure molto diverse, tutte accomunate da una grande forza e da una straordinaria capacità di amare. E, di quando in quando, nella loro vita compare anche il surreale: una magia che si tramanda di madre in figlia, legata al sangue e alla terra. È grazie a queste caratteristiche che Inés e Clara, due delle più belle figure create da Isabel Allende, plasmano la propria vita, quella di chi le circonda e perfino la loro terra: il Cile.

Inés Suarez è la protagonista di Inés dell’anima mia (2006). Figura storica non molto conosciuta, Inés è il volto femminile della fondazione del Cile: accompagnò infatti Pedro de Valdivia nella spedizione di conquista che partiva dal Perù nel 1540 e insieme a lui fondò la futura capitale Santiago. Il romanzo della Allende è scritto nella forma di un diario che Inés, giunta ormai al termine della sua vita, decide di scrivere per conservare la memoria della sua impresa. Destinataria del suo racconto è Isabel, sua figlia adottiva. Non è difficile immaginare che dietro la Isabel letteraria si nasconda la Isabel autrice, che è sempre stata molto affascinata dalla figura di questa conquistatrice dimenticata. La storia che la Allende scrive è romanzata, ma ogni avvenimento, anche il più marginale, ha un fondo di verità.

inessuarez

L’avventura di Inés nell’America del Sud inizia con la sua decisione di andare a cercare il marito, Juan de Málaga, partito al seguito di Francisco Pizarro. La storia del primo amore di Inés racconta molto della sua personalità. Juan è un bel giovane e un amante capace, ma è anche un buono a nulla. Inés si innamora di lui, ma non è una sprovveduta: non sogna un grande amore romantico, una famiglia e dei figli. Sa che l’unico amore che può avere da Juan è quello carnale e, quando anche quello sfiorisce, si rassegna rapidamente. La sua vita non dipende da un uomo, la sua vita è solo sua.

È soprattutto questo il motivo che la spinge a partire per il Perù: non tanto la ricerca di un marito che non ama, ma il desiderio di vedere più della brulla Estremadura in cui è nata. Così Inés intraprende un viaggio attraverso l’Oceano da sola, correndo tutti i pericoli che una donna senza marito poteva incontrare, per arrivare in Perù e scoprirsi vedova. Per nulla scoraggiata e, anzi, quasi sollevata dalla circostanza, inizia una vita a Ciudad de Los Reyes, la futura Lima.

È lì che incontra Pedro de Valdivia, il conquistador che conquisterà anche il suo cuore. Ma, nonostante Pedro sia il grande amore della sua vita, Inés rimane una donna indipendente: la decisione di seguire l’uomo in Cile è tutta sua, come l’audacia di presentarsi sola davanti al Governatore Pizarro e all’arcivescovo per ottenere i permessi necessari. Sua è la volontà di rimanere accanto a Pedro nonostante l’impossibilità di sposarsi, sua la forza d’animo necessaria per superare la fine di quell’amore totale ma destinato a un triste epilogo.

«Eravamo amanti e amici. Generalmente discutevamo alzando la voce, perché nessuno dei due era di temperamento condiscendente, ma ciò non riusciva ad allontanarci. “Da adesso in poi ci sono io a coprirti le spalle, Pedro, e quindi puoi concentrarti e condurre le tue battaglie in prima linea” gli annunciai durante la nostra seconda notte d’amore e lui mi prese in parola e non dimenticò mai più tale dichiarazione».

Durante il difficile viaggio verso il Cile Inés non ha solo il ruolo di compagna di Pedro. È un elemento indispensabile per la spedizione, grazie alle sue abilità di guaritrice e rabdomante, ereditate dalla madre. È compassionevole verso gli indios, offre loro rispetto e amicizia: in mezzo a tanti brutali soldati spagnoli, tra cui lo stesso Valdivia che non risparmia le maniere forti, Inés è una vera e propria madre per il suo popolo, la prima che il Cile abbia conosciuto. La protagonista di Inés dell’anima mia, dunque, ha molto in comune con un’altra grande figura di madre creata da Isabel Allende: la Clara de La casa degli spiriti.

clara
Clara (Meryl Streep) ne La casa degli spiriti

La sua avventura è di tutt’altro genere rispetto a quella dell’eroina cilena. È una storia che si svolge all’interno della famiglia Trueba e che ruota intorno a un uomo, Esteban, marito, padre e infine nonno delle donne che danno anima a questo romanzo. Con i suoi poteri telepatici e di chiaroveggenza, Clara è una presenza eterea nella sua casa, persa tra gli spiriti del suo passato. Sembra impossibile che una donna così distaccata dal mondo sensibile influenzi le persone che le stanno intorno, eppure è così: il determinato e instancabile romanticismo di sua figlia Blanca, lo spirito rivoluzionario di sua nipote Alba sono le eredità di Clara.

Perché, come Inés, Clara è una donna passionale. Non a caso, dopo nove anni di silenzio, riacquista la voce per annunciare che si sarebbe sposata con il fidanzato di sua sorella Rosa, morta anni prima. E, benché il matrimonio sembri essere una faccenda fin troppo terrena per lei, Clara non viene mai meno al suo dovere di moglie, amando teneramente sia Esteban che la sorella di lui, Férula, e i figli che il marito le ha dato. Come Inés, però, anche Clara non è definita nel suo ruolo di moglie e madre. Nella sua vita c’è molto di più.

«Vedendola col naso arrossato dal vento e ridente per qualsiasi pretesto, Esteban giurò a se stesso che primo o poi lei l’avrebbe amato così come lui aveva bisogno di essere amato, anche se per ottenerlo avesse dovuto ricorrere agli espedienti più estremi. Si rendeva conto che Clara non gli apparteneva e che se lei avesse continuato ad abitare in un mondo di apparizioni, tavolini a tre gambe che si muovono da soli e di carte scrutano il futuro, la cosa più probabile era che non gli sarebbe mai appartenuta. Non gli bastava neppure la spregiudicata e impudica sensualità di Clara. Desiderava molto più del suo corpo, voleva appropriarsi di quella materia imprecisa e luminosa che c’era nel suo intimo e che gli sfuggiva anche nei momenti in cui sembrava agonizzare di piacere».

Inés e Clara sono esattamente il motivo per cui Isabel Allende può essere definita una vera femminista. Sono personaggi che non rinunciano all’amore, alla famiglia e ai figli, ma che non si annullano in essi. Il legame di sangue è forte, come sempre ricorda la magia che scorre in loro, ma non può, non deve essere l’unica ragione di vita.

 

Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

1 Comment

  1. […] Nelle donne che Isabel Allende dipinge nei suoi romanzi c’è tanto di lei, della sua famiglia, del suo Paese. Sono figure molto diverse, tutte accomunate da una grande forza e da una straordinaria capacità di amare. E, di quando in quando, nella loro vita compare anche il surreale: una magia che si tramanda di madre in figlia, legata al sangue e alla terra. È grazie a queste caratteristiche che Inés e Clara, due delle più belle figure create da Isabel Allende, plasmano la propria vita, quella di chi le circonda e perfino la loro terra: il Cile. Continua a leggere… […]

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.