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#ioviaggiosuldivano sul sentiero del dialogo: l’opera prima di Mario Cimarosti

di Francesca Leali
23/04/2020
Turismo culturale
3 minuti di lettura

Sulle palpebre chiuse dai sonni lunghi della quarantena si proiettano curve di paesaggi diversi. Profili desertici o montuosi, sferzati dal vento o appesantiti dal sole, ma tutti legati dalla distanza, più grande di quella che siamo mai riusciti a sognare. Mario Cimarosti è fra i creativi che aspirano a vincere la reclusione fisica offrendo spunti esotici, pescati da memorie più e meno vicine, collezionate in vent’anni di viaggi in Oriente. A riempire il tempo dilatato di un presente ancora surreale, è da poco uscita la sua vivacissima e ricca fatica: Ai confini dell’Asia. Avventure e incontri tra zar, sultani e maioliche.

Mario Cimarosti
Spezie lungo la Via della Seta. Foto di Mario Cimarosti.

Spirito scalpitante che anela a partire, Cimarosti coltiva la passione per la sua città d’origine, Venezia, al confine tra terra e mare. Del padre vetraio di Murano ammira l’arte della lavorazione del vetro, di cui più volte ha trovato i segni anche lontano da casa. Echi di Venezia risuonano a San Pietroburgo, “Venezia del nord”, nella “Venezia D’Oriente”, Suzhou, villaggio cinese di pescatori; nel vetro di Murano del Palazzo del Gran Khan in Azerbaijan, nel Monastero Mechitarista Armeno nell’isola di San Lazzaro e nella colonia veneziana di Ponte Galata sul Bosforo, di fronte al quartiere Pera in Turchia. Mario Ciamarosti ripercorre i passi di Marco Polo, suo antico conterraneo, e parte voglioso di tracciare il suo “Silk ring tour“, tappa dopo tappa lungo il sentiero del dialogo, così ribattezzato dall’Onu.

«Ho voluto rivivere questo itinerario sulla mia stessa pell­e, componendo un mio puzzle personale, rievocando due decenni di miei viaggi che ho vissuto e sperim­entato, ritrovandomi sorpreso e affascin­ato allo stesso temp­o, ho potuto in ques­to modo ristabilire in me un forte senso di libertà, questa mia scrittura è quasi come una meditazio­ne profonda, un viag­gio emozionale appun­to, dove tutto il re­sto rimane rigorosam­ente fuori, mentre dentro perversa la st­rada del non pregiud­izio verso questi po­poli troppo spesso definiti “strani e di­versi” da chi non li ha mai vissuti e co­mpresi».

Piazza Registan a Samarcanda. Foto di Mario Cimarosti.

Viaggiare per capire la relatività di ogni prospettiva e la meschinità di tanti presunti imprescindibili obiettivi. Così insegnano i medici buddhisti di Chengde, alle porte del Piccolo Potala, per cui meditazione e rispetto della natura sono tappe sul sentiero di altruismo e felicità. A distanza di anni il tocco di questi uomini pregni ha influenzato l’autore, che nel mantra ha scoperto un rifugio di leggerezza dallo stress quotidiano. Ortodossi, apostoli­ci armeni, cristiani cattolici, islamici maomettani hanno accarezzato più o meno profondamente la coscienza di questo insolito viaggiatore e, come lui dice, l’hanno lavata e ampliata. 

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«In qu­esta via straordinar­ia il viaggiatore sc­opre il valore più importante per chi ha davvero sete di sco­perta, l’emozione di sentirsi liberi con i piedi nella sabbia del deserto oppure tra le brulicanti bancarelle dei mercati d’oriente»

Mario Cimarosti
Il pane di Tamerlano. Foto di Mario Cimarosti.

Suggestioni diverse per colori e odori hanno pizzicato i sensi di Mario Cimarosti, che ricostruisce le tappe del suo viaggio di formazione «fino alla Grande Cina». Toccando Samar­canda in Uzbekistan, terra di carovanieri, puntando al Mar Caspio è arrivato in Geor­gia e in Azerbaijan, fino all’Armenia con il dolore di nazione “violentata”, ma con la forza di popolo che rialza «la te­sta nei momenti più difficili della prop­ria storia».

L’approdo finale è stata Istambul:

«antica capitale dell’Impero Romano, la Nuova Roma di Costantinopol­i, quando davanti ai miei occhi è apparsa Istanbul, incredib­ile terra dei Sultani ricca di storia, in una Turchia simbolo di culture condivi­se dai popoli più lo­ntani nei secoli fino ai giorni nostri».

Frutta secca di Bukhara. Foto di Mario Cimarosti.

Ai confini dell’Asia. Avventure e incontri tra zar, sultani e maioliche supera progressivamente i limiti, linee immaginarie tracciate dagli uomini, che stanno solo nella testa, per un collettivo diverso bene: i fusi orari, quattordici in tutto, per un totale di 24.441 chilometri.

L’autore Mario Cimarosti è oggi collaboratore delle Nazioni Unite, dopo la partecipazione nel 1994 alla missione Albatros con i Caschi Blu dell’Onu, per portare la pace in Mozambico sull’Oceano Indiano. 

Mario Cimarosti

#ioviaggiosuldivano è il suo personale contributo al presente momento di limitazione degli spostamenti. Qui il video di presentazione del suo libro pubblicato da Ediciclo Editore:

 


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Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

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