Fino all’8 dicembre a Ivrea è possibile visitare la mostra personale dell’artista siciliano Paolo Amico Ivrea Città Industriale, Ivrea Città per l’Arte, che ha ottenuto il Patrocinio del Comune di Ivrea, della Città Metropolitana di Torino, della Fondazione Olivetti e del Comune di San Cataldo.
L’esposizione, che è stata inaugurata l’11 novembre scorso presso l’Antica Sinagoga di Ivrea (via Quattro Martiri, 20) e che rimarrà aperta al pubblico fino all’8 dicembre (con il seguente orario: sabato, domenica e festivi 10-13 / 15-18,30, feriali 15-18,30 e su appuntamento la mattina) propone quindici opere del giovane artista siciliano Paolo Amico, realizzate appositamente per l’evento con tecniche differenti.
Il virtuosismo di Amico è sempre messo al servizio della narrazione, da quella più realistica di desolati spazi del paesaggio urbano alle visioni surreali dai colori incandescenti da immaginario pop, che rinsanguano di calore mediterraneo una tradizione pittorica miniaturistica, di sapore teutonico e medioevaleggiante, culminata nella fantasia senza limiti di Hyeronimus Bosch. I colori squillanti, propri delle penne biro colorate, unite alla frammentazione del segno sottile rilasciato dalla punta a sfera avvicinano il tocco di Paolo Amico al Futurismo.
Ivrea si trasforma nelle mani del giovane siciliano in una nuova Città che sale nella rievocazione ed esaltazione della mitica Olivetti. L’uso reiterato della “O” nelle quattro opere realizzate da Amico con la macchina da scrivere rimanda non solo all’iniziale del nome della grande impresa industriale ma anche all’archetipo del Cerchio, della circolarità del tempo; ecco l’artista siciliano che chiude il cerchio dell’epopea del novecento industriale italiano nella riabilitazione in forma contemporanea del segno guizzante della brigata guidata da Marinetti.
Grazie alla particolarità del mezzo impiegato, in Amico la “pennellata” è segno e colore insieme, dunque ordine e disordine, regola ed eversione; in questo forse ritroviamo il maggior punto di contatto tra l’arte del pittore siciliano e l’avventura della grande industria italiana, in questa osmosi senza fine tra la produzione di un oggetto in serie e la follia dell’idea iniziale, il calcolo e il sentimento, il gioco e la pianificazione.