«Il primo, piccolo palpito di Lolita». Così Vladimir Nabokov definisce la sua novella L’incantatore (acquista), un racconto che nel 1940 non soddisfò nemmeno l’autore che decise di abbandonarlo. L’idea però sopravvisse nella mente di Nabokov: a quel racconto ormai «erano cresciuti in segreto gli artigli e le ali di un romanzo»: Lolita.
La “vecchia” Lolita
La trama è molto simile a quella di Lolita: un uomo di mezza età incontra per caso una ragazzina sui 12 anni rimanendone ossessionato. Pur di avvicinarsi a lei riesce a sposarne la madre malata e a diventare il suo patrigno. Una volta morta la moglie, è finalmente libero di stare solo con la sua vittima.
«Ne valeva la pena, sì, anche se gli sarebbe toccato trascinare quel mastodonte per chissà quanto tempo attraverso la palude del matrimonio; ne valeva la pena anche se quella fosse sopravvissuta a tutti; ne valeva la pena affinché la presenza di lui apparisse naturale, e così tutte le sue tenere licenza di patrigno».
Ci sono però delle differenze sostanziali tra questo romanzo breve e il romanzo più famoso di Nabokov.
La bambina e la ninfetta
La ragazzina de L’incantatore (che come tutti gli altri personaggi non ha nome) non è affatto una piccola ninfetta come Lo, anzi. Lei è il simbolo della purezza e dell’ingenuità senza l’ombra di quella malizia tipica di Dolores Haze. Se questi infatti tentava di sedurre il professor Humbert, la ragazzina de L’incantatore non ha alcuna intenzione di provocare il patrigno, tanto che le urla di lei nel momento clou del racconto determineranno il succedersi frenetico degli eventi successivi…
Nessuna malizia da parte della vittima, nessun pentimento da parte del protagonista che come un
«libidinoso re Lear […] vorrebbe vivere in un isolamento fiabesco vicino al mare con la sua piccola Cordelia».
Personaggi in erba quelli de L’incantatore, che troveranno poi la loro dimensione completa nelle pagine di un romanzo complesso come Lolita.
«L’incantatore»: nelle fantasie del mostro
Nabokov ci introduce nella perversa immaginazione di un pedofilo ancora più sporco di Humbert, che vede la malizia anche in un frutto acerbo.
«La ragazzina camminava davanti facendo dondolare con energia un sacco di canapa che teneva per il cordoncino […]. Forse era un po’ introversa, più vivace nei movimenti che nelle conversazioni, né timida né impertinente […]; doveva essere ghiotta di dolci, amare i cuccioli e l’innocente inganno dei cinegiornali».
Il lettore è catapultato nel mondo dell’immaginazione di questo 40enne che pianifica tutto con cura vivendo in una dimensione in cui tutto è perfetto e segue le sue fantasie. Ma lo scontro con la realtà è brutale e imprevedibile e nulla andrà come previsto.
Un romanzo elegantemente scioccante, ideale per chi ha amato Lolita e vuole scoprirne le radici.